Migranti occupano lo Sprar di Rebibbia. Il Comune di Roma non paga e nel centro manca tutto

Wed, 11/05/2016 - 16:29
di
Communia Roma

È iniziata la sera del 10 maggio l'occupazione del centro SPRAR Gerini, su via Tiburtina nella zona del carcere di Rebibbia, dato in gestione dal Comune di Roma con regolare bando alla cooperativa Eta Beta. I migranti, tutti richiedenti asilo, contestano alla cooperativa gravi inadempienze: da settimane infatti non ricevono il pocket money (piccolo contributo molto utile alle spese quotidiane) che spetterebbe loro di diritto, né l'abbonamento per i mezzi pubblici, né il kit per lavarsi. Inoltre, contestano le condizioni generali della vita nel centro e il dover ricorrere a continue proteste per ottenere anche i servizi basilari. A partire da ieri sera la situazione è diventata più calda ed i migranti hanno deciso di occupare il centro chiedendo con forza alle istituzioni competenti quello che gli spetta come scritto nei bandi SPRAR. Il Ministero degli Interni infatti affida ai Comuni i finanziamenti per i progetti di accoglienza dei richiedenti asilo (SPRAR), che a loro volta attraverso un bando pubblico appaltano alle cooperative sociali o alle associazioni la gestione dei centri e dei servizi. Quelli richiesti dai migranti sono servizi minimi che la cooperativa dovrebbe garantire secondo le clausole contrattuali dei bandi. L'amministrazione capitolina guidata dal commissario Tronca ha però bloccato i fondi per cifre stimate in centinaia di migliaia di Euro. Una decisione giustificata dalla necessità di intervento dopo Mafia Capitale e per il solito mantra del pagamento del debito, ma che non si pone minimamente il problema delle condizioni di vita e di lavoro di coloro che sono inseriti nel sistema di accoglienza o che ci lavorano. Infatti anche gli operatori sociali dello stesso centro, stanno conducendo da tempo e con determinazione una battaglia per ottenere il pagamento dei salari che da mesi non percepisco, ottenendo anche dei successi parziali e sbloccando parte delle risorse. Nonostante questo primo risultato, le condizioni materiali degli ospiti del centro e degli operatori non hanno visto miglioramenti in grado di sollevare la cooperativa da ogni responsabilità.
Suscita, inoltre, enorme perplessità che le vite di tante persone, migranti o native, siano affidate a delle cooperative che non hanno le risorse economiche sufficienti a garantire la continuità del servizio. Dobbiamo però essere chiari nel sostenere che la maggiore responsabilità è sicuramente nelle mani della Roma dei Prefetti che con la scure del debito ed approfittando dei processi come Mafia Capitale, sta svendendo quel che di pubblico rimane e sta uccidendo i servizi pubblici. Accoglienza in primis.

In questo clima, da questa mattina i migranti sono scesi in strada ed hanno affisso cartelli con le loro rivendicazioni: alcuni chiedono che siano ripristinate le condizioni necessarie alla vita nel centro, alla mobilità e che siano erogati i pocket money. Molti infatti lavorano e frequentano corsi di lingua, di sartoria e di cucina (come del resto auspicato nello SPRAR), ma da quando non hanno più l’abbonamento dell’ATAC, stanno perdendo tutto, non potendo raggiungere le scuole o i luoghi di lavoro. Vorrebbero parlare con qualche responsabile del Comune per sbloccare la situazione e per ottenere quello che “da bando” gli spetta.
La frustrazione e l'impazienza oggi hanno avuto la meglio, dopo mesi di esasperazione e di diritti negati. “L’occupazione è ancora in corso da ieri, nonostante la minaccia di sgombero coatto del centro fatta dalle forze dell’ordine e dai responsabili della cooperativa, che hanno fatto partire circa 30 denunce”, si legge nel comunicato di Ala, l'assemblea dei lavoratori dell'accoglienza, in cui esprimono tutta la solidarietà agli ospiti del centro. “Quest’azione ha per noi un’importanza fondamentale, dimostra ancora una volta l’assurdità di questo sistema di accoglienza e le sue conseguenze che non sono piú accettabili. In un mondo in cui rivendicare i propri diritti diventa un reato passibile di denuncia, noi ribadiamo con forza la nostra vicinanza ai migranti in occupazione del centro Gerini e ai lavoratori in lotta contro la cooperativa. La loro lotta è e continuerà ad essere la nostra lotta”.
Intanto è iniziata la lunga trattativa, con le forze dell'ordine e con il presidente della cooperativa. Al momento sono già partite 30 denunce, ma gli stessi operatori del centro si sono messi a disposizione per mediare con la polizia, testimoniando la natura pacifica e legittima della protesta.
La cooperativa è invece riuscita a ottenere lo sblocco di alcuni fondi, ed ha promesso ai migranti che già a partire da questa sera ricomincerà gradualmente l'erogazione dei servizi previsti, seppur in modo parziale.
Assordante è il silenzio del Comune di Roma e di tutte le istituzioni, nonostante già dalle prime ore di occupazione migranti e lavoratori tirassero in ballo proprio il commissario Tronca, chiedendo un incontro. Così di fronte all'esasperazione e alla lesione della dignità di molte persone, lavoratori, nativi e migranti, si assiste a un imbarazzante baratto per far cessare la protesta con la promessa di una bottiglia di bagnoschiuma. Inaccettabile anche nella Roma commissariata.
Per questo ci auguriamo che migranti e operatori sociali possano lottare insieme per un sistema d'accoglienza dignitoso, contro ogni speculazione sulla vita delle persone. Una lotta che ci vedrà sempre impegnati al loro fianco.