Blitz al Baobab, primo frutto avvelenato dello Stato d'emergenza

Tue, 24/11/2015 - 15:17
di
Communia Roma

Le forze dell’ordine hanno svolto questa mattina all’alba una feroce perquisizione presso il Centro Baobab di via Cupa, gestito ormai da mesi dai volontari e dalle volontarie che, dopo lo sgombero dell’insediamento di Ponte Mammolo effettuato a maggio, hanno dovuto sopperire all’assenza e all’indifferenza delle istituzioni romane accogliendo dal basso chi, dopo essersi disperso per la zona della Stazione Tiburtina, aveva trovato rifugio presso i locali del Baobab.
Una situazione divenuta simbolo dell’inefficienza del sistema di accoglienza italiano che, tagliando sul costo del lavoro e quindi sui servizi destinati agli ospiti dei centri, riesce a svilire i diritti tanto dei lavoratori e delle lavoratrici quanto dei migranti, continuando però a garantire profitti milionari a chi specula sulla gestione delle politiche sociali a Roma, come i fatti di Mafia Capitale hanno portato a galla.
Polizia e carabinieri hanno fatto irruzione nella struttura con la scusa di effettuare un “censimento” tra chi avesse documenti in regola e chi no, portando via 24 migranti presso gli uffici immigrazione della questura senza che al momento si sappia cosa ne sarà di loro. A quanto pare l'operazione rientrerebbe tra le misure di sicurezza antiterroristiche messe in campo in vista del Giubileo: le forze dell'ordine avrebbero cercato droga e armi, trovando invece solo esseri umani.
Ancora una volta la risposta al fallimento delle politiche di accoglienza è l’uso indiscriminato della forza, giustificato dalla retorica dello stato di emergenza con cui si vorrebbe combattere il terrore ma col quale non si fa altro che dare un’accelerata a politiche repressive, securitarie, discriminatorie e razziste, in una città già commissariata, dove la vera emergenza è l’assenza totale di servizi e il ricorso al lavoro gratuito come unica soluzione istituzionale ai problemi.
In tutti questi mesi attorno al Baobab si è costruita una realtà solidale, nata spontaneamente tra volontari e volontarie e realtà sociali del quartiere, fatta di accoglienza dal basso, di iniziative di inclusione sociale. Una maniera per rispondere al fallimento delle politiche di accoglienza anche contestando il meccanismo malato che le governa, cercando di inchiodare le istituzioni alle loro responsabilità (come dimostrato dagli accadimenti di Mafia Capitale).
Esprimiamo sostegno e solidarietà ai migranti ospiti del Baobab e ai volontari e alle volontarie che in tutto questo tempo hanno costruito un’alternativa rispetto al totale silenzio e agli orrori ed errori commessi da chi doveva offrire accoglienza e non lo ha fatto. Richiediamo la liberazione immediata dei 24 fermati, così come di tutte e tutti i migranti rinchiusi nei CIE, e pretendiamo un sistema di accoglienza che funzioni, crei inclusione sociale tra migranti e cittadinanza, e che rispetti i diritti degli esseri umani, che siano essi soggetti migranti o lavoratori.