Bari, migranti ex Set chiedono incontro con Comune e Prefettura: “Vogliamo rispetto”

Mon, 30/03/2015 - 18:56
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Assemblea dei migranti dell’ex-set di Bari

Ormai sono trascorsi più di 4 mesi. Era fine novembre quando siamo stati sgomberati dal Comune di Bari dall’ex-convento di Santa Chiara per essere accompagnati nella tendopoli sistemata all’interno del capannone ex-set. Per convincerci ci avevano rassicurato che entro due mesi avremmo ricevuto un’abitazione migliore; sarebbe stata una sistemazione temporanea, ma qui in Italia il Governo rende stabile e normale tutto quanto è temporaneo ed emergenziale. Infatti la stessa cosa succede nel CARA dove si aspetta anche un anno, invece delle 4/5 settimane previste, per la concessione del documento.

Dopo l’incontro con il Comune e la Prefettura di Bari del 9 gennaio scorso abbiamo ottenuto la residenza per il rinnovo del permesso di soggiorno. Invece nessuna notizia per il trasferimento dei nuclei familiari e delle persone malate presso Villa Roth. Non abbiamo saputo più nulla dell’utilizzo di 1,6 milioni di euro provenienti dal Fondo europeo per i rifugiati messo a disposizione dal Governo nazionale al Comune di Bari per garantire il nostro trasferimento immediato.

Nel frattempo le condizioni di vita all’interno della tendopoli sono sempre più insostenibili e peggiori: sicuramente il capannone è inagibile per utilizzarlo come alloggio. E’ freddo e sempre più umido; sempre più infestato da piccioni ed altri volatili che defecano ovunque. Siamo costretti a dormire ammassati in otto in tende di appena 20 metri quadri, col rischio del contagio di malattie. C’è un totale abbandono da parte delle Istituzioni. Al momento la cittadinanza ed alcune associazioni ci hanno dato una mano. Per noi hanno promosso una campagna di solidarietà, grazie alla quale riusciamo a ricevere beni di prima necessità, che molti non riescono a reperire: dalle reti ai materassi, dai generi alimentari a quelli per la pulizia personale e alle scarpe.

Quando denunciamo questo stato di abbandono non è per ottenere assistenza o carità; bensì per vederci riconosciuto quanto previsto dalle Convenzioni e dai Trattati internazionali. Non abbiamo lasciato l’Africa, i nostri studi e le nostre famiglie per stazionare in un ghetto, per perdere la nostra dignità in una tendopoli. Siamo stati costretti a farlo. Abbiamo studiato il diritto internazionale, cosa significa diventare Rifugiato politico. Conosciamo i nostri doveri, ma vogliamo che ci siano riconosciuti anche i nostri diritti, semplicemente per essere messi nelle condizioni di poter trovare un lavoro, vivere dignitosamente.

Dopo settimane di indifferenza abbiamo chiesto ufficialmente alle Istituzioni competenti un incontro con i rappresentanti del Comune e della Prefettura di Bari per mercoledì 01 aprile o giovedì 02 aprile per chiedere:

- i tempi di chiusura della tendopoli, l’individuazione di altri siti per un immediato trasferimento

- come si stanno utilizzando i finanziamenti europei per i rifugiati (1,6 milioni di euro) destinati all’ottenimento di un’altra e umana abitazione.

Durante la nostra permanenza alla Casa del Rifugiato c’erano tante difficoltà, ma vivevamo con serenità, in armonia e molto meglio di adesso. Era un’esperienza di autorganizzazione ed autodeterminazione. Le Istituzioni ci hanno tolto la possibilità di continuare, ci hanno emarginati. Questo non lo accettiamo. Vogliamo solo Rispetto! Vogliamo partecipare al nostro destino e non subire ed obbedire. Non fa parte della nostra cultura e di quanto abbiamo appreso nella nostra vita.