Amo Roma. Ma Roma non ci ama

Sat, 24/02/2018 - 19:37
di
Mattha Busby e Carlotta Dotto*

I telefoni cellulari giacciono inattivi, i cassetti pendono dai bauli e i documenti sono sparpagliati per le stanze. Alle pareti sono appese foto di matrimoni e bambini, abbandonate nella fretta di andarsene quando la polizia ha fatto irruzione.
Sei mesi fa il blocco di uffici di via Curtatone, affacciato su Piazza Indipendenza nel centro di Roma, divenne un punto di svolta della crisi migratoria italiana quando la polizia sfrattò gli 800 rifugiati/e eritrei ed etiopi che vi vivevano da quattro anni.

“Ci hanno detto di andare con loro sugli autobus e che ci avrebbero garantito una soluzione”, dice Bereket Arefe, un rifugiato eritreo che vive in Italia dal 2005. “Ma quando siamo arrivati alla stazione di polizia, hanno detto: 'l'edificio è stato sgomberato, il nostro lavoro è finito'. "Ho chiesto: 'E dove andiamo ora?' e loro hanno risposto: 'Vai in strada o prenota una stanza in un hotel'.”

"Non c'era per noi un piano B".

L'edificio era una delle 100 strutture dismesse e inutilizzate che a Roma sono abitate da migranti, spesso senza riscaldamento, acqua o elettricità.

Ci sono poco più di 180.000 richiedenti asilo e rifugiati in Italia - che rappresentano il numero massimo gestibile dichiarato - la maggior parte dei quali vive a Roma o nei dintorni. Molti/e sono ospitati in alloggi di emergenza, con circa 10.000 persone che vivono in condizioni disumane, secondo un nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (MSF).
Al termine del processo di richiesta di asilo, molti/e migranti si ritrovano senza casa e si riuniscono in insediamenti illegali e informali, in fabbriche e palazzi abbandonati o parcheggi. Quando questi vengono sgomberati dalla polizia, le persone ne occupano altri, più lontani dalla vista.

La scorsa estate le autorità municipali di Roma hanno intensificato i loro sforzi per rimuovere gli occupanti abusivi, effettuando tre importanti sgomberi. La sindaca, Virginia Raggi, è la principale carica istituzionale eletta del populista Movimento 5 Stelle, che sta tentando di accreditarsi come partito dell'ordine e che tratta con fermezza i/le migranti.

A giugno ha chiesto "una moratoria sui nuovi arrivi" nella capitale in risposta alla "forte presenza migratoria e al flusso continuo di cittadini stranieri". "Non possiamo permetterci nuovi arrivi", ha insistito, facendo eco alla retorica anti-migranti del ministro degli interni Marco Minniti.

L'evacuazione dell'edificio di Via Curtatone è stato uno degli sgomberi più importanti.

"La polizia è arrivata alle 5.30 del mattino, quando tutti erano addormentati e impreparati", dice Eferm Ali, un ex occupante eritreo. "Abbiamo raccolto ciò che potevamo trasportare e preso gli autobus fino alla stazione di polizia, mentre la polizia distruggeva le porte, le finestre e i bagni. È stato distrutto tutto”.

Non avendo altro posto dove andare, la maggior parte della gente ha dormito in Piazza Indipendenza, giusto all'esterno dello stabile precedente occupato. Cinque giorni dopo, la polizia antisommossa tornò per disperderli con cannoni ad acqua e manganelli.

Le immagini amatoriali mostrano una donna tenuta per il collo da un poliziotto, un'altra picchiata, e le persone prese di mira con cannoni ad acqua da una direzione e picchiate dall'altra. MSF ha dichiarato di aver medicato in loco 13 persone ferite.

"La violenza è stata molto, molto dura. Non potevo credere che potesse esserci un tale disordine in Europa", ricorda Ali. "È stato inumano".

Nel frattempo, in vista delle elezioni italiane di marzo, l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è impegnato a deportare 600.000 dei 630.000 migranti italiani – spingendo Rula Jebreal, una giornalista televisiva di alto profilo, a sostenere che stanno gettando l'Italia tra le braccia dei fascisti.

In questo clima politico, i migranti di Roma hanno poche opzioni. Quelli che occupano gli edifici vuoti della città non possono richiedere il permesso di soggiorno, minando così il loro diritto di residenza e l'accesso ai servizi pubblici.

L'esperienza del Baobab, un campo informale di migranti, è stata allestita in un parcheggio vicino alla stazione Tiburtina da attiviste/i e volontari/e nel 2015 per fornire una soluzione temporanea. Negli ultimi due anni, è stato sgomberato 20 volte.

Molte delle persone che vivono lì sono emigrate da breve tempo e provengono dal Nord Africa. Non è stato loro assegnato alcun posto in un centro di accoglienza e non hanno ricevuto alcun sostegno linguistico o legale. Alcuni di loro sono stati riconsegnati all'Italia ai sensi del regolamento di Dublino – come avviene sempre più spesso – che consente agli Stati membri dell'Unione europea di rimpatriare le persone nel paese in cui sono state registrate per la prima volta; altri vivono a Roma da anni e vagano tra i campi quando le occupazioni vengono sgomberate.

"Anche per coloro che hanno ottenuto il permesso di soggiorno, non c'è un progetto di inclusione sociale, quindi si trovano senza una casa o un lavoro", dice Roberto Viviani, un organizzatore del campo. "Queste sono le stesse persone costrette ad occupare edifici abbandonati, come Piazza Indipendenza, per avere un tetto sopra la testa".

Un altro migliaio di persone vive nel Palazzo Salam, il "palazzo della pace", un ex edificio universitario che viene considerato il più grande ghetto per rifugiati in Europa. I bagni sono sovraffollati, le condizioni di vita sono misere e gli abitanti vivono alla giornata - ma è un rifugio funzionante.

La crisi globale è molto visibile in tutta Roma. All'interno della chiesa dei Santi Apostoli, che ospita circa 50 migranti, una madre single siede in una tenda per due persone. Francesca Agostinho e suo figlio di tre anni sono stati sfrattati da un edificio abbandonato nel quartiere di Cinecittà in agosto, insieme a più di 40 altre famiglie.

"La mancanza di sostegno da parte delle autorità è influenzata dall'opinione pubblica", dice Francesca. "Non ci aiutano perché danneggerebbero la loro posizione. Per molti italiani la violenza contro di noi è normale: ce la meritiamo, non siamo esseri umani, siamo animali, pezzi di merda. Siamo solo negri."

Le organizzazioni umanitarie stanno aumentando la pressione sul governo italiano e sull'Europa per aiutare meglio migranti e rifugiati, non per danneggiarli.

"Invece di politiche a lungo termine che rispondono ai bisogni fondamentali di un numero relativamente modesto di persone che vivono in condizioni disumane, assistiamo sempre più alla criminalizzazione di migranti e rifugiati", afferma Tommaso Fabbri, capo dei progetti di MSF in Italia.

Questo spinge i migranti di Roma nell'ombra.

"Non ci piace occupare edifici e vivere illegalmente, ma è meglio che vivere per strada", dice Yemane Senai, un eritreo che viveva anche in Via Curtatone. "Siamo rifugiati e abbiamo diritti. Amo Roma, ma Roma non ci ama ".

Alcuni nomi di migranti sono stati modificati per proteggere le loro identità

*Fonte articolo: https://www.theguardian.com/cities/2018/feb/19/rome-italy-migrant-crisis...
Traduzione a cura di Piero Maestri