Le Collettive Femministe Queer cacciate dal corteo di #MilanoPride

Mon, 27/06/2016 - 20:27
di
Collettive femministe queer - MIlano

Siamo le Collettive Femministe Queer e abbiamo deciso di scrivere questo comunicato per fare chiarezza su quanto accaduto Sabato 25 Giugno, durante il discorso del Sindaco Beppe Sala al Milano Pride 2016.
Molti giornali hanno fatto riferimento a noi come a un “gruppetto di antagonisti”, avulsi dal resto del corteo, mossi dall’unico intento di disturbare lo svolgimento della manifestazione. La nostra rete è attiva da più di un anno, raccogliendo una molteplicità di realtà LGBTQIA presenti nella città da molto tempo, e in questi mesi ci siamo impegnate a creare spazi gratuiti e occasioni di confronto, all’interno di una Milano che sempre di più dopo Expo è diventata la città degli aperitivi patinati, della cultura mercificata e dello svago classista.
Abbiamo riflettuto a lungo sulla nostra partecipazione al Pride, coscienti del progressivo impoverimento di contenuti politici della manifestazione, schiacciata tra spinte etero-normalizzanti e la vetrinizzazione della comunità LGBTQIA. Abbiamo infine deciso di partecipare al corteo, convinte dell’importanza di portare in piazza un’alternativa critica in un Pride dominato dai loghi di Amazon, Google e Vitasnella, dai comizi paternalistici piovuti dal palco di piazza Oberdan e dalla martellante assimilazione delle nuove famiglie LGBTQIA alla famiglia etero-patriarcale.
Contro tutto questo è stato rivolta la nostra contestazione, durante la quale abbiamo scelto di denunciare la mercificazione dei diritti civili, utilizzati come strumento di consenso politico, e della città di Milano, dove periferie (reali e simboliche) vengono nascoste e dimenticate, per fare spazio a centri gentrificati e igienizzati. La nostra azione è stata accolta non solo dalla violenza e della brutalità della security, ma anche dai cori di alcuni degli stessi partecipanti al corteo degli arcobaleni che ci intimavano di andarcene, in un tentativo di censurare ogni forma di dissenso. Abbiamo subito pugni, sberle, spintoni e sputi, mentre dal palco echeggiavano parole come “inclusività”, “uguaglianza” e “amore”. Siamo state allontanate dal corteo per mano della DIGOS, mentre il neosindaco chiosava: “Questa è la Milano che voglio”.
Non lasceremo che questi atti spengano le nostre rivendicazioni. Continueremo a denunciare chiunque voglia spingere “fuori” la favolosa diversità che abita ancora la città di Milano.
A presto,
CFQ