E' stato sciopero globale! Cronache da #Lottomarzo

Thu, 08/03/2018 - 18:14

Dagli Stati Uniti all'Argentina, dalla Spagna alla Danimarca, in 120 paesi le donne hanno incrociato le braccia. L'8 marzo è ancora una volta lo sciopero globale femminista. Contro ogni forma di violenza maschile sulle donne, contro la violenza di genere, le discriminazioni e lo sfruttamento, una marea umana ha travolto gli argini della retorica e della propaganda, imponendo una nuova traiettoria e nuovi significati.
Sciopero e autodeterminazione: l'8 marzo non è una sterile festa, ma una giornata di lotta planetaria. È il femminismo del 99% che ha invaso le strade e le piazze, mettendo in discussione i pilastri del potere e i meccanismi dello sfruttamento. Resistenza collettiva, solidarietà e mutuo soccorso.
In Spagna hanno scioperato 5,3 milioni di persone. “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo” con 120 manifestazioni convocate in tutta la penisola. Madrid e Barcellona in tilt. A Londra, Russel Square è stata la piazza più colorata, da cui si sono dipanati cortei e azioni in tutta la metropoli britannica.
In Argentina, dove il movimento è nato, attiviste, intellettuali e personalità politiche hanno protestato sulle scale del Parlamento per la legalizzazione dell'aborto.
Anche ad Ankara, nella Turchia di Erdogan, le donne sono scese in strada per denunciare le atroci discriminazioni nel mondo del lavoro e gli abusi domestici perpetrati dalla cultura machista e patriarcale. Manifestazioni anche in Pakistan, in India e nelle Filippine, dove le donne hanno apertamente sfidato la misoginia criminale del presidente Duterte.
Una carrellata di eventi, che dimostra inevitabilmente come il movimento delle donne rappresenti ad oggi la più efficace forma di opposizione sociale alla deriva autoritaria e razzista che viviamo.

L'Italia quindi non si è fatta attendere, lo sciopero è stato travolgente. Il blocco dei trasporti ha paralizzato l'intero Paese. Scuole e asili chiusi, adesioni a doppia cifra negli ospedali, negli uffici amministrativi, in ogni luogo di lavoro le donne hanno scioperato.
A scandire le 24 ore di stop dell'8 marzo, azioni e cortei in oltre 40 città dello stivale.
A Torino, centinaia di donne hanno bloccato le strade con carrelli e fili stesi del bucato, “con appesi tutti gli oggetti simbolo delle attività da cui abbiamo deciso di scioperare”. Contemporaneamente tre cortei hanno macinato le strade della città piemontese.
A Cagliari, una fiumana di gente ha letteralmente immobilizzato la città, da Piazza Garibaldi a Piazza del Carmine, in migliaia hanno sfilato.
Milano questa mattina ha aperto gli occhi al grido “Fuori i preti dalle nostre mutande, Fuori la chiesa dalle nostre scuole” con una manifestazione imponente e a Pisa, dopo un'azione difronte al tribunale, una “passeggiata indecorosa” ha stravolto la toponomastica con i nomi delle vittime di femminicidio.

A Roma, diverse iniziative hanno caratterizzato la giornata di lotta.
All'università La Sapienza, la scritta #wetoogether campeggiava sotto lo scudo della Minerva. Il cielo di Roma era splendido e le prime luci del giorno hanno illuminato lo striscione calato dai muraglioni della città universitaria. Tra lo sbuffo dei fumogeni, lo sciopero globale delle donne è risuonato nelle facoltà del più grande ateneo d'Europa. “Contro un sapere neutro e sessista, costruiamo l'università femminista” è lo slogan che rimbombava alle porte del Rettorato. “L'università libera la fanno le studentesse che l'attraversano” centinaia di studenti in corteo per denunciare lo stato pietoso dell'istruzione italiana, le macerie dell'università riformata, definanziata, dove non sono garantiti i servizi basilari, come consultori e sportelli antiviolenza, “dove le donne sono discriminate a livello verticale, dove le donne sono ancora la minoranza dei docenti ordinari e sono via via sempre meno rappresentate salendo verso l'alto”.

Al Ministero del Lavoro, Via Veneto è stata bloccata da centinaia di donne che hanno preso parola contro le molestie e il ricatto sui posti di lavoro. Lavoratrici, precarie e disoccupate che hanno dimostrato come la violenza sia anche economica. Un microfono e una miriade di racconti e di storie che parlano di disparità salariale, di un'assenza cronica di tutele contrattuali, di tagli ai servizi e allo stato sociale, di precarietà e sfruttamento.
“Contro il sistema capitalista e patriarcale, perché nessuna resti sola difronte a questo mondo grigio, portiamo il fucsia, portiamo i colori che tutti i giorni indossiamo nelle nostre vite” contro i ruoli imposti nella società, contro i ricatti sul lavoro che generano molestie e violenze.
Reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale. “Vogliamo autonomia e libertà di scelta sulle nostre vite, essere libere dalla paura, libere di muoverci e di restare contro la violenza razzista e istituzionale. Difendiamo gli spazi femministi e liberati della città!”.

L'energia scaturita è convogliata poi a Piazza Vittorio, il cuore meticcio della Capitale, dove qualche giorno fa una ragazza è stata spintonata e aggredita dai fascisti di CasaPound.
Il corteo ha tagliato in due la città, passando per Piazza Esquilino, Via Cavour e i Fori Imperiali, concludendosi a Piazza della Madonna di Loreto e attraversando luoghi simbolici per i corpi delle donne doppiamente strumentalizzati da leggi e campagne d'odio razzista e sessista.
In piazza c'erano anche Asia Argento, Miriana Trevisan e l'attrice americana Rose Mcgowan, un coro oltreoceano solidale contro la violenza maschile sulle donne