Contro la violenza del razzismo e delle frontiere

Tue, 24/04/2018 - 10:41
di
Non Una Di Meno - Roma*

Da venerdì una giovane donna di 18 anni è rinchiusa nel Centro per il Rimpatrio di Ponte Galeria. Sul decreto di espulsione è identificata come di nazionalità Ucraina, ma Romana, un nome che suona quasi ironico nella circostanza, è cresciuta in Italia, dove vive da quando aveva 9 anni e dove ha frequentato le scuole. Il decreto di espulsione le è stato notificato perché si era presentata in questura, a Pisa, per denunciare il furto del suo telefonino. Sì, perché rivolgersi alla giustizia quando si è privi dei documenti di soggiorno, significa rischiare l’espulsione e il rimpatrio.

Non è la prima volta che Romana si ritrova rinchiusa nel CPR di Ponte Galeria. Ci era finita anche un anno fa, da minorenne, sempre perché priva dei documenti. Le autorità non le hanno mai riconosciuto i suoi diritti, primo fra tutti quello a un regolare permesso di soggiorno, mentre si sono attivate solerti per eseguire nei suoi confronti misure repressive.

Violenza, razzismo e repressione contro le migrazioni colpiscono chi prova ad arrivare in Italia e in Europa e chi da anni vive sul territorio. Si accaniscono contro la sfera più intima della vita quotidiana, come hanno mostrato lo sgombero di Piazza Indipendenza dello scorso agosto e quello di due giorni fa in via Campobasso, al Pigneto, dove a essere colpita è stata la comunità senegalese che da decenni è parte integrante della vita del quartiere romano.

La repressione della solidarietà non si rivolge solo contro gli attivisti internazionali, ma criminalizza in primo luogo le reti di solidarietà tra le e i migranti, che finiscono nelle maglie del sistema penale e della cosiddetta guerra ai trafficanti, utilizzata come giustificazione per chiudere le frontiere e siglare accordi in cui gli interessi economici prevalgono sulla vita e la libertà delle persone.

Siamo stanche dell’ipocrisia che si ricorda della libertà delle donne solo per costruire nemici esterni a cui addossare la responsabilità della loro violazione: i trafficanti, i migranti stessi, le culture “altre”. E non siamo disposte ad assolvere alcun carnefice della violenza che colpisce doppiamente le donne migranti, in quanto donne e in quanto migranti.

In questi due anni di Non Una di Meno - Roma, sono tante le donne che, dopo essere passate per il CPR di Ponte Galeria, hanno incrociato i nostri percorsi e hanno partecipato ai nostri cortei. Non smetteremo di chiedere, assieme a loro, la chiusura di ogni struttura detentiva e la libertà di circolazione per ogni donna e uomo migrante dentro e fuori dall’Europa. Non smetteremo di dire che le violenze contro le donne migranti sono violenze contro tutte le donne. E non smetteremo di opporci alla violazione della libertà di ogni donna, a partire da quella di Romana, di cui chiediamo l’immediata liberazione.

*Fonte articolo: https://www.facebook.com/nonunadimeno/posts/2152093988344148