Argentina: il Congresso ha fatto uno storico passo in avanti per la legalizzazione dell'aborto

Wed, 20/06/2018 - 18:19
di
Uki Goñi*

Decine di migliaia di donne – molte con indosso i fazzoletti verdi, diventati ormai un simbolo del movimento – hanno sfidato la notte di un inverno gelido per vigilare, fuori dall'edificio del Congresso di Buenos Aires, la maratona di 20 ore di dibattito congressuale.

La proposta di legge è infine passata nelle prime ore di giovedì, con 129 voti a favore e 125 contrari, spianando la strada affinché l'Argentina diventi la terza nazione in America Latina – dopo Cuba e l'Uruguay – in cui l'aborto è legale.

La legge andrà ora discussa presso la camera alta del paese, dove dovrà affrontare un'altra dura battaglia. Il presidente di centro-destra, Mauricio Macri, si è dichiarato personalmente contro la legalizzazione dell'aborto, ma ha assicurato che, nel caso passasse, firmerà la proposta mutata in legge.

“È stata una lunga notte per quelle di noi che erano in piazza, non abbiamo affatto dormito – anziane, giovani, abbiamo formato un cordone verde,” racconta Julieta Ortega, un'esponente importante del Collettivo Attrici Argentine che ha promosso una campagna instancabile in favore della riforma. “Oggi siamo una nazione più giusta. Siamo molto felici per noi e per le ragazze di oggi che saranno le donne del futuro.”

L'Argentina ha avuto per molti anni una delle leggi sull'aborto più restrittive al mondo: anche nei casi in cui l'aborto era concesso per legge – ovvero nei casi di stupro o di pericolo per la vita della donna – i dottori si dichiarano spesso indisposti a procedere per l'interruzione di gravidanza, a causa della paura di ritrovarsi a subire ripercussioni penali.

Ma le promotrici della campagna hanno ben spiegato come l'impossibilità di effettuare un aborto per vie legali spinge conseguentemente le donne a cercare l'interruzione di gravidanza in maniera non sicura e clandestina; l'aborto clandestino è una delle principali cause di mortalità materna.

Mariela Belski, la direttrice esecutiva di Amnesty International in Argentina, ha anch'essa accolto la campagna. “Una nuova legislazione può porre fine al circolo vizioso per cui le donne non hanno altra opzione che scegliere di rischiare la propria vita, la propria salute o la propria libertà, se mandate in prigione”.

Durante la veglia notturna, le promotrici della campagna hanno seguito il dibattito congressuale in tempo reale, su schermi giganti allestiti nella piazza antistante l'edificio. Alcune mostravano il ritratto di Eva Perón, che è ancora considerata da molti/e un'eroina del movimento di donne nazionale.

“Questa è una grande vittoria per l'espansione dei diritti e nella lotta per l'uguaglianza delle donne. Ancora una volta, la società civile argentina è la forza trainante, dietro alle politiche statali, che lotta per il rispetto dei diritti umani,” dice Gastón Chillier, il direttore esecutivo del Centro di Studi Legali e Sociali (CELS).

La folla di manifestanti con indosso i fazzoletti verdi suggerisce il paragone con quelle donne che, coraggiosamente, indossarono delle bandane bianche e affrontarono la dittatura argentina del 1976-83, reclamando la verità sui crimini commessi dal regime. “Questo prova che quando noi donne occupiamo gli spazi pubblici possiamo raggiungere risultati positivi” ha detto Alejandra Naftal, direttrice dell'Esma Museum, una ex base navale dove 5.000 persone furono uccise durante la dittatura. “Le donne che si organizzarono contro la dittatura quattro decadi fa, come le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, hanno aperto la strada per il potente movimento di donne che oggi sta scuotendo l'Argentina.”

Il voto – che sarebbe stato impensabile fino a qualche anno fa – arriva dopo uno scarto avvenuto nell'opinione pubblica, guidato da una nuova generazione di giovani attiviste, in grado di mettere in luce i moltissimi casi di donne morte in seguito agli aborti clandestini.

“Questa è la nostra World Cup, ma ci sono ancora molte partite da giocare,” dice María Virginia Godoy – meglio nota come Señorita Bimbo – comica e attivista le cui comparse in televisione in prima serata hanno aiutato a far crescere la consapevolezza pubblica sulla questione. “Non torneremo più indietro, non esiste più l'Argentina che c'era prima. Se possiamo organizzarci anche su altre tematiche come abbiamo fatto per questa, puoi immaginare che differenza farebbe? Potremmo ottenere qualunque mondo volessimo.”

La società argentina rimane profondamente conservatrice, e la proposta di legge è stata osteggiata anche da Papa Francesco, originario dell'Argentina, e da molti politici, al governo come all'opposizione. Ma il risultato – un mese dopo la vittoria del referendum irlandese per abrogare il divieto, pressoché totale, di aborto – è visto come una prova che i movimenti di donne possono portare a casa delle vittorie.

Jon O’Brien, presidente di Cattolici per la Scelta, dice: “Come l'Irlanda, e il Cile prima di essa, ha dimostrato, i cattolici possono essere, e spesso sono, per la scelta della donna. E infatti i paesi a maggioranza cattolici possono e spesso supportano la legislazione per l'aborto legale e sicuro. I cattolici rispettano la coscienza individuale e supportano le politiche che permettono alle donne – specialmente quelle prive di potere e privilegi – di fare la propria decisione morale rispetto al proprio corpo, liberamente e in modo sicuro.”

Il voto ha anche mandato un segnale molto forte lungo tutta la regione. Sostenitrici per la campagna in El Salvador e nella Repubblica Dominicana hanno rinnovato gli sforzi per ammorbidire le leggi sull'aborto nei rispettivi paesi – ma, nel vicino Brasile, i legislatori vicini al potente gruppo parlamentare evangelico stanno considerando una legge sull'aborto persino più dura di quella esistente, inclusa la detenzione fino a quattro anni e mezzo per le donne che abortiscono feti affetti da microcefalia.

*Fonte articolo: https://amp.theguardian.com/world/2018/jun/14/argentina-congress-vote-le...
Traduzione a cura di Redazione.