La buona scuola siamo noi

Fri, 10/10/2014 - 19:48
di
Giovanna Caltanisetta e Danilo Corradi*

Diciamolo subito. Non era facile, ma la giornata di oggi è stato un primo importante segnale in risposta alla martellante propaganda sulla scuola da parte del Governo Renzi. Lo sciopero e le manifestazioni degli studenti e degli insegnanti non sono state oceaniche, ma sono state significative nonostante l’oscuramento mediatico dell’appuntamento (in particolare da parte di Repubblica, che si occupa di scuola a Governi alterni). A Roma, la manifestazione più grande con oltre 10mila partecipanti e positivamente unitaria, ha sfilato da piazza della Repubblica fino al Miur, dove in assemblea è stato rilanciato l’appuntamento dello sciopero sociale indetto per il 14 novembre. Ma le manifestazioni sono state significative anche a Milano, con azioni contro Expo, a Firenze, conclusa con una prima occupazione, a Bologna, Bari, Torino e Palermo.

Non era scontato. Renzi ha presentato la Riforma come una prima inversione di tendenza nelle politiche scolastiche, comprovata dall’assunzione di 148.100 precari e da un investimento di quasi 3 mld per il 2016. Non solo, ha fatto della scuola la bandiera della sua comunicazione, generando grandi aspettative. Oggi è iniziato ad emergere tutto ciò che il Governo non racconta.
Gli insegnanti hanno denunciato come le nuove assunzioni siano in realtà un atto dovuto del Governo, che rischia di pagare multe di quasi 4mld di euro per le sanzioni che la Corte europea potrebbe comminargli per abuso nella reiterazione di contratti a termine. I 3 mld sono dunque “il male minore” per il Governo, e contemporaneamente, come annunciato oggi da ilSole24Ore, nella finanziaria i maggiori tagli dovranno essere fatti proprio dal ministero dell’istruzione (pari a circa 1mld).
Non solo. Dietro la propaganda sulle assunzioni, si propone un modello di scuola che prevede tutto il peggio delle riforme degli ultimi anni. Le scuole di Serie A avranno più finanziamenti grazie a un sitema premiale che favorirà ciò che già funziona. Una differenziazione che verrà rafforzata dalla trasformazione delle scuole in fondazioni private che viene indicata come l’unica via per aumentare i finanziamenti dei singoli istituti. Scuole differenziate così come gli insegnanti. Il mantra della meritocrazia sarà applicato ai docenti per metà attraverso una raccolta punti e per l'altra metà legato alla volontà del dirigente scolastico e dell’”insegnate Mentor”. Insegnanti meritevoli che saranno il 66% per legge! “E se in una scuola fossero tutti meritevoli?” è una delle domande che più rimbalza tra gli insegnanti in strada. Uno schema che rende chiaro l’obiettivo: dividere gli insegnanti, cosa che con la qualità della didattica ha ben poco a che spartire.
“Cancellare la Gelmini permetterebbe di avere classi più piccole, e questo si che permetterebbe di rilanciare la qualità della didattica” affermano gli insegnanti precari in piazza.
I dirigenti avranno anche più potere sulle scelte economiche (il 10% del budget delle scuole sarà a loro discrezione) e potranno sperimentare, per ora sull’organico funzionale, la chiamata diretta degli insegnati, con tutte le conseguenze immaginabili sulla libertà di insegnamento. Gli studenti hanno inoltre denunciato con forza l’obbligo dei tirocini formativi che nelle università, come evidenziato dai collettivi universitari, hanno già dimostrato il loro vero volto: lavoro gratuito che aumenta del 6% (statistiche alla mano) la possibilità di trovare un lavoro. Tanti anche gli slogan contro il Jobs Act e per l’estensione dell’Art.18.
E mentre prosegue la consultazione farsa del Governo, fatta di un sondaggio online e di incontri che spesso non hanno nulla a che vedere con il coinvolgimento dei protagonisti della scuola, gli studenti e gli insegnanti rilanciano le mobilitazioni già dai prossimi giorni e in vista dello sciopero sociale del 14 novembre.
La scuola ha battuto un colpo, se la mobilitazione si trasformerà in movimento sarà una bella grana per il Governo.

*Insegnanti precari.