Durante la catastrofe, la commedia continua

Sat, 12/01/2019 - 22:56
di
Daniel Tanuro*

La 24a Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP24) è appena terminata a Katowice, in Polonia. Invece di basarsi sul recente rapporto speciale dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) per adottare le misure ultra-urgenti necessarie per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5 ° C rispetto al XVIII secolo, la Conferenza è riuscita a stabilire in maniera penosa le regole che ogni Stato deve seguire per rendere compatibili le sue emissioni di gas serra a partire dal 2020. L'IPCC viene rimandato ai suoi amati studi, l’ "avere più ambizioni" viene rinviato ad una data successiva e i paesi "in via di sviluppo" devono accontentarsi di vaghe promesse sul Fondo Verde per il clima.

URGENZA? MA CHE CAVOLO DITE...

Il COP21 di Parigi aveva stabilito una direzione: "stare ben al di sotto del riscaldamento di 2 ° C rispetto all'era preindustriale, continuando a cercare di non superare gli 1,5 ° C". Sulla scia di questa decisione, l'IPCC era stato incaricato di scrivere un rapporto speciale sugli 1.5° C. Reso pubblico lo scorso ottobre, questo allarmante rapporto concludeva in particolare che l'umanità attualmente ha solo una dozzina di anni (come massimo) per evitare un enorme cataclisma, e che importanti cambiamenti sono indispensabili a tutti i livelli della società per ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 ed eliminarle completamente entro il 2050.

A Katowice, gli Stati Uniti, sostenuti da Russia, Arabia Saudita e Kuwait, hanno fatto pressioni per impedire che il grido di allarme degli scienziati venisse preso in considerazione dai governi di tutto il mondo. Ci sono riusciti, dato che alla fine la COP24 si è limitata a ringraziare l'IPCC per aver fatto il suo rapporto secondo le scadenze stabilite. La dichiarazione di otto pagine adottata dalla conferenza non fa il minimo riferimento all'urgenza assoluta proposta dall'IPCC. Mentre i piani climatici dei governi nazionali ("contributi determinati a livello nazionale" (CND) in gergo) rappresentano laokll, prospettiva di un riscaldamento catastrofico compreso tra 2,7 e 3,7 ° C, nessuno Stato ha preso provvedimenti per rafforzare i propri impegni. Più avanti si vedrà come riempire la fossa tra le parole di Parigi e gli atti dei governi ... se si riempirà.

ADDIO ALLE RESPONSABILITA' DIFFERENZIATE..

Voltare le spalle alla diagnosi IPCC non è l'unica causa di indignazione di fronte a questa COP. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Rio 1992) stabilisce che il riscaldamento è una "responsabilità comune ma differenziata". Si tratta quindi di distribuire gli sforzi tenendo conto del fatto che i cosiddetti paesi sviluppati sono i principali responsabili storici del riscaldamento. Fin dall'inizio dei negoziati, questa clausola fondamentale per i Paesi del Sud è sotto i riflettori dei Paesi ricchi, in particolare degli Stati Uniti. Ora, con il pretesto di standardizzare le procedure per la contabilizzazione delle emissioni, la COP24 segna una nuova tappa della sua progressiva elusione.

In effetti, la COP24 ha deciso che le emissioni di CO2 di un paese ricco - che potrebbe perfettamente fermare immediatamente la combustione del carbone e continuare a produrre energia elettrica - sono poste su un piano di parità con quelle di un paese povero, che non ha i mezzi finanziari e la tecnologia necessaria per sviluppare alternative verdi. Questa equivalenza sarebbe giustificata se l'aiuto dei Paesi sviluppati alla transizione energetica dei Paesi del Sud fosse reale, sostanziale, incondizionato e proporzionale alle responsabilità storiche. Ma questo non è il caso. I cento miliardi all'anno del "Fondo Verde per il clima" promessi dopo il 2020 (una somma molto insufficiente per finanziare la transizione e l'adattamento) rimangono per lo più una promessa sulla carta, e i Paesi ricchi diventano sordi quando i più poveri chiedono il risarcimento per le perdite e i danni causati nei loro Paesi dai violenti tifoni e da altri eventi meteorologici estremi.

Cinicamente, coloro che come Trump che negano la realtà del cambiamento climatico antropogenico, quando sono loro i principali responsabili, non esitano ad utilizzare il pretesto dell’ "urgenza ecologica" per soffocare il problema della giustizia sociale. Giustizia nelle relazioni Nord-Sud, ovviamente, ma anche nei rapporti tra ricchi e poveri, sia nel Nord sia nel Sud. Il movimento dei giubbotti gialli mostra chiaramente che non c'è via d'uscita alla crisi climatica attraverso una politica neoliberista, che, da un lato, dà regali ai ricchi in nome della competitività e, dall'altro, impone le tasse sui poveri nel nome dell'ecologia. Tuttavia, è questa la politica ipocrita e ingiusta che i governi vogliono intensificare in nome della salvezza climatica. In particolare mediante l'istituzione (rinviata ad una COP successiva) di un prezzo globale del carbonio e di un nuovo "meccanismo di mercato" per generalizzare la mercificazione deigli ecosistemi, con il diritto di emissioni intercambiabili a volontà.

LA CRESCITA O IL CLIMA? GESÙ O BARABBA?

Alla fine di questa COP, i commenti della maggior parte degli osservatori oscillano tra l'immagine del bicchiere mezzo pieno e quella del bicchiere mezzo vuoto. La lentezza dell'attuazione del buon accordo di Parigi è deplorevole. Ma questa lentezza non deriva soltanto dalla debole Presidenza polacca del COP, dalla sua sottomissione agli interessi dell'industria del carbone (la COP24 è stata sponsorizzata dal più grande operatore carboniero europeo), o dalla crisi che ha aperto il malvagio Trump nel modello multilaterale di gestione delle relazioni internazionali ... In realtà, è fondamentalmente dovuto all'impossibilità di risolvere l'equazione climatica senza rompere con la logica produttivistica del capitalismo. La qual cosa ci invita a riesaminare il non detto della COP21, e a vedere il lato oscuro del buon accordo di Parigi ...

Salvare il clima significa rallentare la crescita. È necessario, per dirla semplicemente, produrre di meno e condividere di più, qualcosa di cui il capitalismo è rigorosamente incapace. Esiste, in altre parole, un profondo antagonismo tra la soluzione della crisi climatica, da un lato, e la logica capitalista dell'accumulazione dell'altro. Per un quarto di secolo, le COP hanno aggirato questo dilemma: crescita o clima? Gesù o Barabba? L'accordo di Parigi ha dato l'impressione che fosse stata trovata una soluzione, ma non era altro che una dichiarazione di intenti, un gioco di prestigio. Perché nei corridoi, il "buon accordo" era basato su un progetto capitalista pazzo e criminale: il "superamento temporaneo" della soglia di pericolo del riscaldamento. Barabba libero, Cristo sulla croce, e Pilato se ne lava le mani.

UNO SCENARIO DI APPRENDISTI STREGONI

L'idea è questa: la barra di 1,5 ° C sarà superata nel 2030-2040 – la crescita per il profitto è obbligatoria! - ma le "tecnologie per emissioni negative" e la geoingegneria permetteranno di raffreddare il clima nella seconda metà del secolo. Dormite tranquillamente, brava gente, tutto è sotto controllo ... Implicito nell'accordo di Parigi, questo scenario è già completamente esplicito nelle pubblicazioni scientifiche che fungono da base per i negoziatori sul clima; anche nei lavori dell'IPCC.

Questo progetto di "sforamento temporaneo" è degno di apprendisti stregoni, almeno per due motivi: 1 °) le tecnologie in questione sono ipotetiche, e anche pericolose (da un punto di vista ambientale e sociale) e 2) catastrofi irreversibili, per esempio, una dislocazione di calotte glaciali che causano un innalzamento di diversi metri di livello oceanico! - potrebbero verificarsi durante l'intervallo. Ma le élite prestano molta attenzione agli apprendisti stregoni, perché la loro soluzione sembra rendere possibile ritardare il dilemma della crescita a dopo. Di conseguenza, lascia alle multinazionali del settore dei combustibili fossili e alle banche che le finanziano il tempo necessario per rendere redditizi i loro enormi investimenti in carbone, petrolio e gas. Di fatto, l'alleanza tra il settore fossile e il settore finanziario impone il ritmo e le forme della transizione energetica.

Pienamente dedicati agli imperativi del profitto, della competitività (tra aziende, ma anche tra gli Stati protettori delle proprie aziende), negoziatori e negoziatrici chiedono solo di credere che il Dio della Tecnologia verrà in soccorso della loro economia di mercato e del corollario di questa: la crescita infinita. Da qui la loro indifferenza per la catastrofe in corso e il loro entusiasmo, perfino la loro sincerità, nel (cercare di farci) credere che hanno fatto un accordo storico; un altro ancora. Durante la catastrofe, la commedia continua.

GIUSTIZIA SOCIALE, GIUSTIZIA CLIMATICA: LA STESSA LOTTA

Dopo questa COP24, una cosa dovrebbe essere chiara come l’acqua: non c'è nulla, proprio nulla da aspettarsi dai governi, dalle Nazioni Unite, dal "dialogo di Talanoa", dalla "High Ambition Coalition", ecc. Dobbiamo abbandonare radicalmente tutte le illusioni circa la possibilità di convincere tutte le persone responsabili per il caos, chiunque essi siano, del vantaggio che avrebbero nel "prendere l'iniziativa" per "realizzare le ambizioni" guidando una "giusta transizione" verso uno "sviluppo sostenibile ", ecc. ecc. A loro non importa un accidente. Tutto questo bla bla, tutto ciò che mettono in scena ha un solo obiettivo: intorpidire i popoli, neutralizzare la loro riflessione, paralizzare le loro organizzazioni. È la strategia del ragno. Collaborare è lasciarsi intrappolare nella sua ragnatela.

In Belgio, l'impasse della collaborazione delle principali associazioni ambientaliste (e dei leader sindacali che le sostengono) è diventato evidente. Infatti, il giorno dopo l'enorme manifestazione sul clima dei primi di dicembre (75.000 persone a Bruxelles), la Coalizione Clima e Climate Express hanno esortato il governo di destra a non dare le dimissioni, mentre Greenpeace ha implorato il re di convincere il classe politica dell'emergenza climatica. Senza successo, ovviamente. Non è ovvio che questa strada non ha via d'uscita? Quando tutte le risorse terrestri saranno esaurite, non rimarrà che implorare per un intervento divino ...

Questo impasse è completamente simile a quello in cui si sono incagliati i leader sindacali alla fine del 2014, fermando il loro piano di azione "per dare un'opportunità all'accordo". Sappiamo cosa è successo: il governo di destra si è sentito più sicuro e ha smantellato numerose conquiste sociali una dopo l'altra.

Che si tratti di questioni sociali o ambientali, la conclusione è chiara: l'unico linguaggio compreso dai leader è quello della forza. Vi è quindi la necessità di costruire una correlazione di forze e, per questo, c'è un solo modo: unire le lotte per la giustizia climatica e per la giustizia sociale in una prospettiva anticapitalista.

*Fonte: https://www.gaucheanticapitaliste.org/cop24-pendant-la-catastrophe-la-co...
Traduzione di Marta Autore