Conferenza delle parti sugli accordi climatici: verso la Cop21 di Parigi

Fri, 05/06/2015 - 19:47
di
Alessia Manzi

Il prossimo dicembre, a Parigi, si riunirà la Conferenza delle Parti sulla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, sottoscritta per la prima volta nel 1992 a Rio De Janeiro da ben 154 Paesi che si impegnavano a ridurre le emissioni dei gas serra. Il trattato, le cui responsabilità principali ricadevano proprio sui Paesi più industrializzati perchè maggiori colpevoli dell'inquinamento atmosferico, entrò in vigore nel 1994: da questo momento in poi, ogni anno, fu convocata la Cop (Conferenza delle Parti) affinché si potessero apportare modifiche al trattato, vincolare legalmente le varie Nazioni agli accordi stipulati e monitorare i risultati raggiunti e le strategie messe in campo.
Tra le più importanti COP occorre ricordare la Conferenza di Kyoto del 1997, in Giappone. I negoziati furono molto complicati. Si arrivò a stabilire la riduzione dell'8,65% delle emissioni dei gas serra entro gli anni 2008- 2014 (con riferimento base al 1985); prevedendo anche agevolazioni per tutti quei Paesi che avessero adottato meccanismi in grado di ridurre positivamente l'impatto delle industrie sull'ambiente. Il Protocollo di Kyoto, che sanciva questa linee guida, è entrato in vigore solo nel 2004 quando la ratifica della Russia ha portato il numero degli stati firmatari a 55 e si è raggiunto il quorum del 55% degli stati responsansabili dell'inquinamento.
Negli anni successivi, ci sono state la Conferenza di Copenaghen, in cui si è discusso della difficoltà di alcuni Paesi nel seguire le indicazioni disposte dal Protocollo di Kyoto, e quella di Lima. In quest'ultima era stato sancito l'obbligo di ogni Paese a ridurre anche le emissioni di carbonio da disboscamento e degrado forestale. Inoltre, erano stati previsti degli aiuti per i paesi in via di sviluppo colpiti dalle calamità naturali causate proprio dagli stravolgimenti climatici. Alla Cop20 si aggiunge anche l'accordo di Ginevra del febbraio 2015, una specie di bozza preparatoria ai lavori di Parigi e che riguardano in chiave "green" temi come la finanza, la tecnologia, la trasparenza.

Obiettivi importanti. Parole convincenti. Ma nella pratica come stanno agendo i vari governi, in difesa dell'ambiente? E soprattutto, l'Italia di quali nefandezze si è macchiata nell'ultimo anno?
A fine settembre, negli Usa, abbiamo ascoltato uno spavaldo Matteo Renzi accogliere l'appello del segretario generale dell'ONU Ban ki Moon; preoccupato per le conseguenze catastrofiche alle quali si sta andando incontro e, dunque, deciso a chiedere maggiori responsabilità ai vari governi, in modo da costruire soluzioni concrete e in grado di porre un freno ai costi umani, finanziari e ambientali pagati a causa dei cambiamenti climatici.
Il premier italiano è davvero poco credibile e alquanto ipocrita nelle sue dichiarazioni. Solo lo scorso anno nel nostro Paese sono stati approvati dei Decreti Legge privi di rispetto per il territorio e la salute pubblica. Tutti firmati dal ministro dell'Ambiente Galletti e accompagnati dal beneplacito di Don Matteo Renzi.

Qualche esempio utile a dare una rinfrescata alla memoria?
- Il decreto Tap, con cui si è dato il via libera alla progettazione e realizzazione di un gasdotto sotterraneo che dalle meravigliose spiagge salentine di San Foca di Melendugno, passando sott'acqua tra le coste albanesi e greche, sbucherà in Azerbajan. Già sono stati stanziati 40 miliardi e a nulla sono serviti i cinquantotto emendamenti contrari al progetto e il parere, anche questo negativo, del ministero per i beni culturali.
- Sblocca Italia. Punta di diamante di un governo composto da sporchi affaristi. Bonifiche lasciate in mano agli inquinatori, servizi pubblici e rete idrica privatizzata, trivellazioni dal Mare Adriatico al Canale di Sicilia fino a raggiungere l'entroterra lucano e abruzzese, toccando anche le coste joniche calabresi. Per non parlare dei finanziamenti per la realizzazione di nuovi inceneritori o il maggiore utilizzo di quelli già esistenti, sebbene l'Unione Europea ne scongiuri la costruzione e, anzi, preveda la riduzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso.

Insomma, proprio dal Paese in cui il rispetto per l'ambiente pare essere solo un mantra ripetuto tanto per aggiungere qualche punto all'ordine del giorno in più nell'agenda del governo, si ha il pulpito per la predica.
Proprio l'Italia, sì, dove i processi per i reati ambientali si chiudono perchè "il fatto non sussiste", decretando la vittoria del padrone e la sconfitta di chi paga o ha scontato con la propria vita il prezzo della mancata tutela ambientale.
Come ciliegina sulla torta, poi, Galletti ha proposto il Bel Paese come punto di ritrovo per la Pre- Cop 21. "Siamo un Paese attento alla green economy e siamo quelli dell'Expo". Già. Dopo aver distrutto Milano e il suo hinterland, compiendo scempi ambientali di grossa misura e negando, come il sindaco Pisapia, la morte di un operaio 21 sui cantieri dell'Expo, possiamo veramente parlare della salvaguardia dei popoli più schiacciati dal tallone di ferro e di eco-sostenibilità.

Vincere la sfida sui cambiamenti climatici è sicuramente importante. Bisognerà, però, ampliare il discorso se si vuole porre rimedio alla perdita di vite umane che se in una parte del globo avvengono per i devastanti terremoti o per lo sfruttamento sui campi di lavoro in un'altra, occidentale e "civile", vede le aspettative di vita abbassarsi per il cancro o per le varie patologie provocate dall'inquinamento e ree di dequalificare le condizioni di vita di ognuno di noi. Se è necessario ridurre le emissioni dei gas serra, un impegno impellente è vietare l'uso dei termovalorizzatori e incentivare la strategia rifiuti zero. Sarà necessario di parlare della sovranità alimentare secondo un'ottica distante dai grandi produttori del settore alimentare, che invece affamano la Terra.
Se vogliamo salvare il pianeta dobbiamo modificare il nostro stile di vita. Per farlo, però, sarà obbligatorio muoversi contro il capitalismo e fare scacco matto alle multinazionali assassine.
Parigi 2015 è solo una tappa. Mica l'arrivo.