1. Per quanto riguarda la dinamica degli eventi succedutesi dal 15 al 17 giugno 2018, possiamo dedurre la seguente conclusione: il governo Ortega-Murillo non ha la volontà politica di trovare una soluzione pacifica alla crisi del paese. Né di lasciare il potere. È per questo che ha lanciato un'offensiva pressoché terroristica utilizzando la polizia, degli assassini mercenari e delle milizie paramilitari nelle città di Masaya, León, Estelí e Managua.
2. L'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) e la Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (CIDH) hanno condannato il massacro perpetrato da alcuni paramilitari affiliati al governo.
3. Il governo Ortega-Murillo mostra che, parallelamente al Dialogo nazionale, continua ad agire con una mentalità di guerra contro il proprio popolo, perché sta perdendo sempre più segmenti della sua base sociale, nei diversi dipartimenti e nello Stato nel suo insieme.
4. Dei gruppi paramilitari pesantemente armati uccidono, rapiscono e torturano, alla luce del giorno, sotto la protezione dell'esecutivo e la complicità degli ufficiali di polizia. Nel suo ultimo rapporto, l'Associazione nicaraguense per i diritti dell'uomo (ANPDH) parla di 215 morti, più di 2000 feriti e centinaia di scomparsi; questo solo fino alle 11.45 (ora locale) di domenica 17 giugno.
5. Due fronti di lotta esistono in parallelo: il primo è quello della strada (nei quartieri, nelle città, etc.) e dei grandi collegamenti interrotti da blocchi stradali che, in alcuni punti strategici, hanno inflitto una battuta d'arresto al governo; mentre resiste su questi blocchi, la popolazione viene assassinata e attaccata, giorno e notte. Il secondo fronte è la Tavola del Dialogo Nazionale, alla quale la delegazione governativa ha imposto il proprio ritmo con più espedienti e competenze rispetto ai rappresentanti dell'Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia (ACDJ).
6. L'ACDJ tiene insieme: uomini d'affari del COSEP (Consiglio superiore dell'impresa privata in Nicaragua); i movimenti sociali, come il movimento contadino che lotta (da anni) contro le concessioni accordate (ad un consorzio cinese: Hong Kong Nicaragua Developement) per il canale interoceanico (che unisce l'oceano Atlantico al Pacifico, utilizzando il lago Nicaragua che si situa a qualche dozzina di metri al disopra del livello del mare; gli effetti sociali e ambientali disastrosi che saranno provocati sono ben documentati); le organizzazioni femministe e della società civile; i cinque movimenti che compongono la Coalizione Universitaria: il Movimento Universitario 19 aprile, il Movimento studentesco 19 aprile, il Coordinamento per la Giustizia e la Democrazia, l'Alleanza Universitaria del Nicaragua e gli studenti dell'Università Nazionale di Agronomia (UNA).
7. La tattica prioritaria del governo è l'annientamento fisico del popolo. Ciò vene perpetrato utilizzando tutta la forza possibile, al fine di suscitare l'intimidazione, la paura e il terrore. Un obiettivo che non è stato ben calcolato, perché la popolazione è in rivolta crescente, nonostante non sia nemmeno armata. Questo è un comportamento senza precedenti nella lotta in Nicaragua.
8. I rappresentanti del governo tentano di costruire una recita per dequalificare, di fronte alla “comunità internazionale”, i rappresentanti della società e quelli del movimento cittadino che partecipano al Dialogo Nazionale. Il governo ha subito delle forti pressioni internazionali da parte di più paesi dell'America Latina, d'Europa, degli Stati Uniti e da parte di organizzazioni internazionali.
9. Un altro obiettivo del governo è che i rappresentati dell'ACDJ e/o i vescovi della Conferenza episcopale nicaraguense (CEN) siano i primi a ritirarsi dal tavolo dei negoziati, in modo che si possa così porre fine al Dialogo Nazionale. Ecco la ragione che spiega l'alto livello di cinismo nei discorsi dei rappresentanti governativi: perché, in fondo, tentano di provocare la collera e la rabbia in modo che sia l'ACDJ che i vescovi perdano il controllo.
10. Malgrado i suoi limiti, il Dialogo Nazionale è un altro spazio di lotta; è uno spazio valido e legittimo. È il luogo in cui “la politica del terrore” del governo viene esposta, registrata e documentata.
11. Ortega mente senza vergogna. Sta portando avanti una guerra d'usura nella quale dice una cosa e ne fa un'altra. Il governo Ortega-Murillo agisce contro i manifestanti con la stessa ferocia repressiva della dittatura di Somoza. Ortega, in quanto personaggio del Signore degli Anelli (allusione all'opera di J.R.R. Tolkien), non ha potuto sfuggire all'influenza più perversa e negativa del potere, ed è divenuto un dittatore come Somoza.
12. Il grande capitale ha preso le distanze di fronte a Ortega-Murillo. Aveva concesso al regime il ruolo di attore favorevole all'economia, in cambio di uno spazio considerevole dove fare affari e profitti straordinari. Aveva preferito chiudere gli occhi sulla demolizione completa dell'opposizione politica e al monopolio assoluto di tutte le istituzioni e poteri pubblici. Ad oggi, i suoi membri hanno paura di pagare il prezzo della loro follia, e per questo si aggrappano all'ipotesi di “uscita dolce” da questa situazione, il che significa un orteghismo senza Ortega.
13. La passività dei militari in questa crisi suscita differenti letture: per alcuni, significa che sono complici di Ortega-Murillo; altri pensano che abbiano voltato le spalle al regime; altri ancora plaudono il fatto che essi rimangano nelle loro caserme, perché se si trova il “rimedio”, potrebbe essere peggio della malattia.
14. L'intervento dell'esercito è considerato la chiave in grado di spostare il peso della bilancia da una parte o dall'altra. Pertanto, fino ad ora l'istituzione militare, riguardo alle azioni pubbliche, ha negato del tutto la partecipazione al conflitto e si è impegnata a non usare le armi contro i manifestanti.
15. Il 12 maggio, l'esercito ha pubblicato una dichiarazione ambigua appellandosi alla non violenza, sostenendo il dialogo e la Conferenza episcopale, ma non ha condannato le morti causate dalle forze paramilitari al soldo del governo.
16. La ragione principale per la quale l'esercito prende le distanze è perché esso si occupa dei suoi interessi economici, in quanto impresa. Oltre agli investimenti in Nicaragua, l'istituzione militare detiene delle azioni presso la borsa di New York ed altre negli Stati Uniti. Per questo, lasciarsi implicare direttamente con Ortega in questo contesto potrebbe suscitare delle sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti contro l'istituzione e i membri del suo comando.
17. Un'ulteriore ragione del non intervento e del preservare il quadro istituzionale di una transizione politica, è che l'esercito, contrariamente alla polizia, è attualmente una della rare istituzioni pubbliche che non ha le mani sporche di sangue. L'esercito, per la propria sopravvivenza, deve prendere le distanze di fronte alle “follie” irrimediabili del governo Ortega-Murillo.
18. Attualmente, non vi sono molti membri dell'esercito che hanno iniziato la carriera come ufficiali dopo il 1990 (data della disfatta elettorale del FSLN, di Daniel Ortega di fronte a Violetta Chamorro; un Nicaragua sottomesso a delle sanzioni economiche e la guerra guidata dalla “contra”; Humberto Ortega è rimasto alla testa dell'esercito fino al 1995). Già da qualche tempo, questo settore è minoritario nell'esercito.
19. Le città di Masaya, Catarina (dipartimento di Masaya), Niquinohomo (dipartimento di Masaya), Jinotepe, Dolores (dipartimento di Carazo) e Diriamba sono sotto il controllo dell'insurrezione cittadina. Nella città di León, solo i centro non è ancora caduto. I blocchi stradali sono stabili nel nord del paese e nel corridoio di Boaco (dipartimento omonimo, a 90 chilometri da Managua), a Juigalpa (dipartimento di Chontales, a 140 chilometri da Managua) e resistono a Nueva Guinea (nella regione autonoma della costa caraibica). Non c'è né entrata né uscita dal paese per i trasporti internazionali; circa 6000 camion sono immobilizzati sulle strade; la situazione, a tal proposito, è rimasta identica al periodo passato.
20. Il 16 giugno, dopo aver preso Nindirì (dipartimento di Masaya) e sgomberato i blocchi stradali, la polizia e i gruppi paramilitari sono entrati nella città, uccidendo e catturando, casa per casa, tutti quelli sospettati di essere membri dell'opposizione degli insorti. La stessa cosa è stata fatta nella città di Masatepa (dipartimento di Masaya).
21. A Matagalpa, centinaia di persone hanno manifestato il 16 giugno nelle vie principali della città, per chiedere la giustizia e la fine della repressione. Una persona è stata uccisa a Bilwi, sulla costa caraibica, e un'altra è stata ferita a San Marcos (dipartimento di Carazo). Si rileva una penuria di carburante a Esteli in seguito alle mobilitazioni del 16 e 17 giugno. A Bilwi (regione dei Caraibi Nord), degli individui non identificati hanno saccheggiato delle imprese appartenenti ad alcuni dirigenti molto conosciuti del partito al potere.
22. Lo sciopero generale del 14 giugno è stato chiamato non per destituire il governo ma per riprendere le negoziazioni. Si capisce: come un semplice meccanismo di pressione. Lo sciopero è stato un successo perché le persone volevano un'azione decisiva per mettere fine ai massacri e al governo Ortega-Murillo.
23. Le tattiche dilatorie del governo hanno come obiettivo il raggruppamento delle forze e di dimostrare al governo degli Stati Uniti che, malgrado la crisi, è abbastanza forte da riuscire a restare al potere. Vuole anche tentare di dimostrare la propria volontà di uscire dalla crisi attraverso il dialogo e le negoziazioni, al fine di evitare le sanzioni del Congresso americano.
24. In queste condizioni, il dialogo nazionale è ripreso il 15 e 16 giugno. Il governo Ortega-Murillo ha “ceduto” sul fatto che potrebbe arrivare nel paese, senza specificare la data, la missione della CIDH (Commissione interamericana dei diritti dell'uomo), il Gruppo internazionale di ricercatori sulla violenza, l'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti dell'uomo, l'Unione Europea e l'OEA.
25. È chiaro che gli accordi stabiliti nel quadro del Dialogo nazionale, Ortega non li ha mai rispettati. I blocchi stradali, in ogni caso, non stanno scomparendo. Nessuno può accettare l'eliminazione dei blocchi senza prima essere assicurato che Ortega-Murillo lasceranno il potere.
26. Il legame tra il dialogo e la strada deve essere mantenuto. Questa lotta si svolge in spazi differenti e con linguaggi differenti, ma ha lo stesso obiettivo: fermare il massacro, fermare la repressione e spodestare il governo Ortega-Murillo.
27. Con la presenza di organismi internazionali sul campo, la colpevolezza per i crimini contro l'umanità può essere facilmente confermata dagli stessi. I massacri contro gli attori della resistenza e della rivoluzione civica costituiscono l'elemento fondamentale per esigere le dimissioni immediate di Ortega-Murillo e il disarmo dei gruppi paramilitari.
28. Nei media locali, è stata pubblicato che Ortega ha detto a un delegato del Senato americano che egli è pronto a chiamare le elezioni anticipate, ma non a lasciare il potere.
29. Ortega ha proposto di posticipare le elezioni al 2019, al fine di ottenere più tempo al potere durante il quale egli prevede di trovare nuove strategie per restare indefinitamente alla presidenza del paese.
30. Allo stesso tempo, il governo ha prolungato il ritardo per prendere una decisione sull'eventualità delle elezioni anticipate, con l'obiettivo di migliorare i rapporti di forza in suo favore. Questo tempo è stato ugualmente consacrato dal governo alla messa in opera di un'operazione di pulizia in più città, come nel caso di Masatepe e di Managua.
31. Per esempio, nella città di Managua, le milizie hanno dato fuoco ad una casa di tre piani con una famiglia al suo interno. Sono morti due bambini piccoli e quattro adulti. I paramilitari e la polizia ne sono responsabili. I due sopravvissuti e i testimoni accusano gli uomini che hanno agito per mano del governo come i responsabili dell'incendio.
32. L'obiettivo centrale del governo è il contenimento dell'insurrezione popolare, di prevenire il suo spodestamento, di superare la crisi e di promettere ai centri di affari di chiamare delle elezioni anticipate.
33. Se, nelle settimane a venire, il governo arriverà a modificare i rapporti di forza sul terreno, addolcendo o demoralizzando la resistenza dei blocchi, allora tutto sarà cambiato perché sarà sopravvissuto alla fase più sfavorevole.
34. Pertanto, sabato 16 giugno l'Articolazione dei movimenti sociali e delle organizzazioni della società civile ha chiamato ai rinforzi e alla moltiplicazione dei blocchi stradali, i quali sono la sola garanzia per i cittadini di neutralizzare gli squadroni della morte protetti dal governo.
35. Se la rivendicazione di dimissioni immediate per il governo Ortega-Murillo viene abbandonata, vorrà dire, de facto, che sarà accettato il fatto che il governo possa andare avanti fino a che si terranno queste elezioni anticipate, dalla data incerta. L'ordine del giorno che mette da parte il tema, centrale, della dipartita del governo Ortega-Murillo rappresenta un tradimento per il popolo e i suoi morti.
36. Nella strada, il dialogo nazionale è percepito con diffidenza perché, fino ad oggi, tutto ciò che ne è conseguito è stato un aumento della violenza e il fatto che il governo non ha rispettato le condizioni garantite dall'apertura di questo dialogo. Non assumendosi queste condizioni, il governo ci dice che non esiste affatto l'intenzione a dialogare e che sta cercando di prolungare tutto il sistema repressivo, nella prospettiva di smobilitare e stancare la popolazione insorta.
37. In questo dialogo, è reale la separazione tra i negoziatori dell'ACDJ, da una parte e, dall'altra, la dinamica sociopolitica dei blocchi stradali. La realtà è che i rappresentanti dell'ACDJ non dirigono il movimento sociale e quest'ultimo ha la sua dinamica propria. Questa contraddizione tra le basi sociali del movimento insurrezionale e la condotta dei negoziati tra le mani di uomini d'affari è reale. Il governo lo sa bene, e cerca per questo di approfondire tale contraddizione a proprio vantaggio.
38. I movimenti sociali e studenteschi sono maggioritari, e sono quelli che hanno marciato e combattuto nelle strade, sono loro a rischiare la propria vita nei blocchi stradali. Quelli che invece guidano i negoziati sono gli uomini d'affari del COSEP e della FUNIDES (Fondazione economica per lo sviluppo economico e sociale), che non è altro che un centro di riflessione dei grandi gruppi economici.
39. I movimenti sociali e studenteschi devono riprendere il controllo dei negoziati, strapparli dalle mani del COSEP/FUNIDES al fine di arrivare all'obiettivo di destituire la coppia presidenziale al governo, la prima a non essere credibile nel processo di democratizzazione del Nicaragua.
40. Ripetere l'esperienza della città di León, promuovere lo sciopero città per città fino a raggiungere lo sciopero generale indefinito, che darà quindi le condizioni per la dipartita di Ortega-Murillo.
41. La via verso la democrazia proposta dall'Articolazione dei movimenti sociale e delle Organizzazioni della società civile comprende quattro tappe maggiori: 1) la cacciata di Ortega-Murillo dal potere; 2) la formazione di un governo di transizione; 3) l'elezione di un'Assemblea Costituente; 4) le elezioni generali, una volta che una nuova costituzione politica è formata.
42. A mio avviso, non c'è via d'uscita dalla crisi sociopolitica nicaraguense se non le dimissioni immediate di Ortega-Murillo; altrimenti la repressione e le morti continueranno.
*Fonte articolo: http://alencontre.org/ameriques/amelat/nicaragua/nicaragua-la-dynamique-... [2]
Traduzione a cura di Federica Maiucci