La Corte Suprema degli Stati Uniti deciderà il pagamento del debito dell’Argentina?

Fri, 27/06/2014 - 10:48
di
Julio C. Gambina (Da Cadtm.org)*

Pubblichiamo questo articolo di Julio C. Gambina in cui si mette in evidenza una decisione pericolosa ed inquietante della Corte Suprema degli Stati Uniti rispetto alla rinegoziazione del debito dell’Argentina. Ignorando i pareri contrari della stessa amministrazione Obama, di Francia e Messico, la corte ha sentenziato contro la rinegoziazione del debito raggiunta dall’Argentina. Una decisione che mette in seria difficoltà anche altri paesi debitori e che dimostra come gli interessi della finanza globale siano spesso più forti delle decisioni degli stessi governi.

I giudici statunitensi hanno deciso di non prendere in esame il caso argentino e di convalidare il fallimento newyorchese in prima e seconda istanza, per cui si devono restituire circa "1500 milioni di dollari" secondo quanto dichiarato alla tv nazionale dalla Presidente Cristina Fernandez . Secondo la Presidente questa decisione può stimolare altre richieste per 15.000 milioni di dollari, senza escludere altre azioni relative alle transazioni sul debito dal 2005 in poi.
Nessuno sa a quanto possa ammontare la richiesta dei creditori di un debito impossibile da rimborsare, rinegoziato di continuo e ultimamente annullato ai creditori esteri tramite il trasferimento di titoli nazionali (Anses, Banco Central, ecc.) che pesano come ipoteche sulle future generazioni.
In realtà anche se il tribunale Usa avesse accettato di pronunciarsi sul caso, ciò non avrebbe automaticamente autorizzato l'Argentina a non pagare. Il governo nazionale ed il potere economico locale e globale auspicavano al massimo che i giudici dell'“impero” rinviassero la decisione fino alla fine dell'anno. In questo modo si sarebbe potuto evitare la clausola che stabilisce che i creditori che hanno partecipato all'asta possano richiedere il miglior trattamento ricevuto da parte di ogni possessore di titoli in scadenza (default). In questo modo il governo avrebbe guadagnato tempo e, superato l'ostacolo di dover rispettare queste condizioni di pagamento, avrebbe potuto negoziare con gli investitori (i fondi avvoltoi) quanto, come e quando rimborsare i debiti senza dover fare la stessa cosa con il 93% di coloro che hanno partecipato alle aste dal 2005 al 2010.
L'ipotesi è sempre stata quella di rimborsare questo debito, e proprio con questo proposito si sono perfino riaperte le transazioni sul debito, senza dare una data di chiusura nel 2013, il tutto con l'appoggio dell'opposizione interna al sistema. Allo stesso modo i rappresentanti del governo si sono recati negli Stati Uniti per tentare di incidere sulla giustizia USA. Come abbiamo detto il pagamento del debito è una scelta politica che dipende dallo Stato

Speculazione finanziaria, produzione e gestione dello Stato

Nel discorso presidenziale si critica il profitto speculativo del fondo "NML" che “ha acquistato i titoli nel 2008 per 48,7 milioni di dollari", che “ha guadagnato il 1608 per cento in dollari" e che "chiede di avere altri 428 milioni di dollari" mentre il tribunale non annulla i 1.500 milioni.

Ciò che il governo non dice è che queste sono le regole del capitalismo, visto che i titoli sono stati emessi dall'Argentina perché circolassero nel mercato mondiale alle condizioni del mercato stesso (al momento dell'acquisto e della vendita). Che i profitti speculativi sono parte dei profitti generali, visto che i profitti sono plusvalore estratto dal lavoro sociale e appropriato come rendita del suolo, guadagni commerciali o finanziari (tassi di interesse) e profitti industriali. Con Marx abbiamo imparato che i guadagni sono plusvalore trasfigurato e fonte di entrata di tutti i capitalisti. 
Anche se gli speculatori non si identificano con gli imprenditori della produzione, il capitalismo produttivo non è migliore di quello finanziario, perché entrambi fanno parte del sistema capitalista. Produzione e circolazione del capitale sono fenomeni integrati, che si alimentano a vicenda. Non serve a nulla parlare al cuore del capitalismo perché risponderà sempre con il portafoglio. Il problema è il sistema capitalista stesso.

E' stato il capitalismo argentino, e più precisamente gli amministratori dello Stato, che hanno concesso condizioni di vendita dei titoli tali che solo con il 100% dei consensi si sarebbe potuto rinegoziare il debito come nel 2005. Perché si è proseguito con le aste conoscendo queste condizioni? E' valsa la pensa accettare lo smantellamento statistico (argomento a favore dell'intervento nell'Indec) per non concedere pagamenti maggiori ai creditori? Questi amministratori pubblici sono responsabili per aver ceduto sovranità giuridica accettando di battersi nei tribunali esteri. Si è trattato solo di una condizione tipica degli anni 80 e 90? perché si è insistito a cedere sovranità nei contratti con la Chevron?

Il problema è che le scelte istituzionali consacrate negli anni 90 e ispirate dal terrorismo di stato del 1975-76 restano in vigore e condizionano come un cancro la nostra vita quotidiana. Il debito è un cancro da estirpare e non si può procedere in questa direzione se continua a sussistere la logica del capitale per il modello produttivo e di sviluppo attuale. Si impone una logica anticapitalista e antimperialista, molto lontana dalla politica adottata dal governo e dall'opposizione parlamentare.
Gli unici avvoltoi sono i fondi speculativi? Non sono avvoltoi i creditori del Club di Parigi , come segnala Dialogo 2000, che richiedono il rimborso di "debiti odiosi" contratti da governi illegittimi e colpevoli di genocidio? Non sono avvoltoi le imprese come Repsol che hanno esaurito le riserve di idrocarburi del paese per portare a compimento il proprio ciclo di accumulazione? Non sono avvoltoi le transnazionali che sottoscrivono patti secreti con membri del parlamento, come è avvenuto tra YPF e Chevron? Cosa dire sull'espansione della soja, dei transgenici e del loro impatto in villaggi desertificati, produttori e comunità sgomberate a causa dell'agro-businnes o della mega miniera a cielo aperto, o della frattura idraulica, il tutto a favore di investimenti esteri che cercano profitti e accumulazione dei propri capitali investiti, solo per darci in cambio lo status di paese emergente.

L'unica cosa da fare è pagare?
Nel suo discorso la Presidente ha confermato che "la volontà di pagare da parte dell'Argentina è stata dimostrata: abbiamo pagato l'accordo del 2005 e quello del 2010, abbiamo concluso un accordo con Repsol, che ha ritirato la sua richiesta del Ciadi " e che è stato concluso "un accordo per il debito del Club di Parigi".
Dietro le quinte ha distinto "tra un negoziato e un'estorsione". In ogni caso continua ad essere poco chiaro cosa farà il governo argentino. Come prosegue la vicenda giudiziaria negli Usa? Non riesce a denunciare l'estorsione né a rifiutare le richieste degli investitori e della stessa giustizia statunitense. Che iniziative di solidarietà effettiva saranno messe in campo? O, meglio ancora, perché non cercare di realizzare le iniziative più avanzate di nuova architettura finanziaria regionale per combattere il regime capitalista ed imperialista?
Da parte nostra insisteremo in tutti gli ambiti in cui agiamo per portare avanti una campagna contro il pagamento del debito, per un'inchiesta sullo stesso per via giudiziaria (esistono diversi processi in corso, comprese delle sentenze) o tramite un audit generale. Bisogna frenare il saccheggio prodotto dal pagamento di un debito che fa allontanare sempre più il soddisfacimento delle richieste sociali della maggioranza della popolazione.

*Da cadtm.org di Julio C. Gambina (Economista e professore universitario argentino)
Traduzione di Flavia D'Angeli