Siria, tutte le strade portano a Ginevra

Thu, 13/02/2014 - 10:46
di
Gayath Naisse

Dopo l’adozione, il 27 settembre, della risoluzione n°2118 del Consiglio di Sicurezza concernente la distruzione delle armi chimiche in possesso del regime siriano, sembra che si sia aperta una fase nuova per il paese e per l’intera regione.

Il riavvicinamento tra USA e governo iraniano ha scontentato l’Arabia Saudita, e tutti i paesi imperialisti hanno sottolineato chiaramente che la sola via d’uscita possibile è una soluzione politica negoziata tra governo e «opposizione» finalizzata alla creazione di un «organo esecutivo di transizione» bipartisan. Questa operazione dovrebbe passare per una conferenza di «pace», «Ginevra 2», in agenda per novembre [è notizia di ieri che la conferenza sia slittata a dicembre, ndt]. Il gran rumoreggiare che ha preceduto l’accordo russo-americano si è dissolto, non si fa altro che parlare della conferenza. Tutte le linee rosse minacciate da Obama e dai rappresentanti dei paesi imperialisti sono state cancellate così come i crimini commessi dalla dittatura siriana tra cui l’uccisione con il gas di centinaia di civili alla periferia di Damasco, avvenuta il 21 agosto scorso.
Le cancellerie e i principali media mainstream non parlano praticamente più del calvario quotidiano vissuto dai Siriani: massacri, bombardamenti e zone assediate in cui la popolazione civile, e soprattutto i bambini e gli anziani, non muore solo a causa delle bombe ma anche della fame. È il caso di Al-Goutha, alla periferia orientale di Damasco, e del campo profughi palestinese di Al-Yarmouk. A Deir Al-Zor, uno dei generali del regime ha affermato che avrebbe raso al suolo l’intera città per trasformarla in un campo di patate.
Il dittatore deve andarsene
Cinicamente, nello stesso momento in cui cedeva sulle armi chimiche, il capo del regime siriano riceveva un assegno in bianco da parte degli imperialisti per continuare la sua guerra contro la popolazione. Ha moltiplicato le interviste proclamandosi vincitore e dichiarando apertamente, nell’ultima apparizione televisiva del 21 ottobre, che si presenterà alle prossime elezioni presidenziali. A proposito di Ginevra 2 e del negoziato con l’opposizione avrebbe detto che «nessuna data è stata fissata e le condizioni per ottenere un successo non sono state ancora stabilite».
Il gruppo degli 11 paesi occidentali e arabi «amici della Siria» ha tenuto una conferenza a Londra, il 22 ottobre, per esprimere la volontà di superare Bachar Al-Assad, ma soprattutto per esercitare pressione sulla Coalizione Nazionale Siriana che ha conosciuto al suo interno discrepanze su Ginevra 2. Infatti, il negoziato a Ginevra con il regime sta tracciando, da un mese a questa parte, la linea di frattura in seno all’opposizione. La parte della coalizione capeggiata da Michel Kilo è favorevole al negoziato e così anche il Comitato di Coordinamento Nazionale. Il CNS, una delle fazioni più importanti che compongono la coalizione, ha annunciato il proprio rifiuto a partecipare alla conferenza se la destituzione di Bachar Al-Assad e del suo regime non saranno assicurate prima. L’Esercito Libero Siriano, che sta affrontando non solo le forze del regime ma anche i gruppi jihadisti, è pure contro ogni negoziato che non presupponga la deposizione di Bachar e del suo regime.
Questa posizione non è che il riflesso del movimento popolare che nelle sue manifestazioni, malgrado l’orrore vissuto, ha affermato che «non è a Ginevra ma a l’Aia» che si decide il futuro della Siria, esprimendo così la volontà di portare i suoi dirigenti davanti ad un tribunale. Allo stesso modo, la popolazione delle zone assediate ha affermato che «è meglio morire di fame che capitolare». Il movimento popolare conferma di voler rovesciare il regime per costruire la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale. La rivoluzione popolare in Siria continua ed ha bisogno di tutta la nostra solidarietà.