Pogrom a Mosca: l'economia del razzismo

Thu, 06/02/2014 - 23:44
di
Ilya Boudraitskis*

Il 13 ottobre scorso, nel quartiere di Biriulevo (distretto a sud di Mosca) alcune migliaia di persone, tra abitanti e militanti di estrema destra, si sono riunite in un assembramento spontaneo per esigere «la fine dell’immigrazione illegale e della criminalità etnica». Rapidamente, centinaia di manifestanti si sono riversati nel grande mercato ortofrutticolo della zona dando luogo ad un vero e proprio pogrom (1). Mosca è diventata così il teatro di disordini nazionalisti di ampia portata: le immagini di auto bruciate e di negozi presi d’assalto hanno invaso le televisioni. La morte di un abitante del quartiere, il venticinquenne Iegor Scherbakov, avvenuta la sera precedente, è stata invocata come il principale motivo delle rivendicazioni. In seguito ad un alterco con un individuo «caucasico», Scherbakov sarebbe stato raggiunto più volte da colpi di pugnale morendo sul luogo dell’aggressione mentre l’assassino si dava alla fuga. L’omicidio è stato messo in relazione con il contesto criminale che caratterizza Biriulevo, attribuito alla grande concentrazione di migranti che lavora al mercato ortofrutticolo.

Un vero e proprio ghetto
Biriulevo è uno dei quartieri più disagiati di Mosca: l’assenza di una linea di collegamento metropolitano (che non sarà creata prima del 2020), i problemi ambientali e l’alienazione dal centro cittadino lo hanno reso uno dei territori più accessibili della città in termini di opportunità di alloggiamento. Per questa ragione, il quartiere attrae molti migranti che qui affittano appartamenti in cui si vive in due, talvolta persino in tre in un’unica stanza. Il più delle volte, gli abitanti non hanno accesso ad un impiego fisso. In assenza totale di infrastrutture sociali, droghe pesanti ed alcolismo trovano larghissima diffusione. Biriulevo somiglia ad un vero e proprio ghetto in cui migranti ed abitanti “di razza pura”, marginalizzati dalla società, hanno accumulato, negli anni, un viscerale odio reciproco. Quest’anno, la campagna per l’elezione del sindaco è stato uno dei fattori che maggiormente ha gettato benzina sul fuoco del razzismo ordinario. Tutti i candidati senza eccezioni, dal rappresentante del partito al potere Russia Unita, Sergei Sobianin, fino al principale oppositore Alexei Navalny, hanno fatto ricorso senza limiti alla demagogia razzista per accattivarsi fette di elettorato. Come è facilmente prevedibile, nella corsa per il titolo di “più razzista” è sempre il potere ad avere la meglio detenendo esso solo i mezzi sufficienti per passare dalle parole ai fatti. Così, ad agosto, in piena maratona elettorale, la polizia di Mosca si è dedicata a brutali retate nei mercati e nei cantieri edili dove la presenza di “illegali” era maggiormente evidente. Un vero e proprio campo di concentramento è stato approntato nelle adiacenze della città dove i migranti, stipati come bestie, sono stati costretti ad attendere il rimpatrio forzoso verso le terre d’origine.

Campagna contro la “criminalità etnica”
Il pogrom di Biriulevo si è generato sullo sfondo di una campagna aggressiva contro la “criminalità etnica”, alimentata e gonfiata dai media gestiti dal potere. Sebbene Alexei Navalny abbia tentato di mostrarsi ancora più radicale sulla questione proponendo un ritorno al regime dei visti tra Russia e repubbliche ex sovietiche asiatiche e caucasiche, è la classe al potere ad aver vinto con la carta della xenofobia che è riuscita a mettere a margine del dibattito pubblico temi politici e sociali chiave. Certo, non si può dire che la questione dell’immigrazione sia stata completamente inventata dalla politica. Secondo diverse stime, su una popolazione di 15 milioni di abitanti, Mosca conta da 1 a 2 milioni di migranti provenienti dal Caucaso del Sud, dall’Asia centrale e sudoriantale che non sono registrati da nessuna parte. Tutte queste persone sono impiegate in diversi settori dell’economia locale: edilizia, sicurezza privata, trasporto privato, industria e commercio al dettaglio. Una massa colossale di manodopera dipendente a basso costo. Che sia “illegale” o “legale”, il migrante è una persona di seconda categoria: in ogni momento può essere vittima dell’impunità poliziesca, dell’interruzione di un rapporto di lavoro o della xenofobia aggressiva della fetta di popolazione che si definisce “di razza pura”. In questa situazione la “comunità” dei pari, i cui capi sono spesso trafficanti di manodopera o sono collusi con la criminalità organizzata, rappresentano l’unica protezione possibile.

Dividere sempre di più
Il razzismo che attraversa la società russa produce divisioni ovunque sia possibile: i Russi detestano i “neri” (2); i Caucasici, a loro volta, guardano con disprezzo i Centroasiatici. Tutto questo si riproduce anche al livello economico: la polizia, minacciando di esercitare in modo permanente i “controlli”, riceve mazzette da parte dei commercianti caucasici che sfruttano, a loro volta, la manodopera dei connazionali o dei migranti provenienti dalle repubbliche asiatiche. Il cittadino medio non è evidentemente estraneo a questa immensa bolla economica, opaca e semicriminale. E questo è ciò che accade nel momento in cui il governo russo deve far fronte alla stagnazione economica parlando apertamente di tagli di bilancio necessari. Recentemente, il Primo Ministro Dmitri Medvedev invocava “l’aumento della produttività lavorativa” come una delle misure principali per il superamento della crisi. Dal suo punto di vista, la produttività troppo debole non corrisponde ai salari elevati di cui beneficia la popolazione russa.

Durante la crisi, l’orrore…
Mentre sono occupati a demolire i servizi pubblici e ad abbassare i salari, i dirigenti politici lisciano il pelo alla maggioranza ricorrendo all’umiliazione pubblica delle minoranze. È questo il tipo di populismo cinico che è stato messo in atto dopo il pogrom di Biriulievo: il mercato ortofrutticolo è stato chiuso, più di 1000 migranti non regolari sono stati arrestati e l’assassino di Sherbakov è stato localizzato e arrestato in tempi record. L’uomo, un venditore di frutta originario dell’Azerbaijan, ha subito un arresto “esemplare” (3) nel quale le forze dell’ordine sono potute intervenire con la violenza prima di condurre il prigioniero dal Ministro degli Interni in persona, Kolokoltsev. Le immagini sono state diffuse su tutti i canali televisivi, suscitando la gioia immediata degli abitanti di Biriulevo che simpatizzavano con gli artefici del pogrom. In tal senso, l’orrore dello Stato e della società capitalistica sta nel fatto che chiunque potrebbe trovarsi al posto di Sherbakov e del suo assassino. La vita di un migrante o di un lavoratore russo non costa più cara dei suoi diritti civili. Ma in questa guerra civile insensata tra sfruttati e oppressi, la giustizia sarà sempre dalla parte della classe dominante pronta a tutto per conservare la propria egemonia.

* Ilya Boudraitskis è stato uno dei fondatori di Vperiod, sezione russa della IV Internazionale. Questo gruppo si è speso per fondare il Movimento socialista russo (RSD) di cui Ilya è uno dei portavoce.

Note

(1) In russo, il temine «pogrom» è utilizzato per definire qualsiasi tipo di aggressione razzista che coinvolge un numero elevato di persone.
(2) Il termine «nero» designa tutte le popolazioni di origine caucasica: Ceceni, Georgiani, Azeri, etc.
(3) Qui le immagini dell’arresto: http://www.rferl.org/content/russia-zeynalov-azerbaijan-reaction-murder suspect/25138882.html

Fonte: http://vientosur.info/spip.php?article8443 Traduzione di Valentina Quaresima