Patto per la pace o consegna della rivoluzione bolivariana?

Thu, 13/03/2014 - 12:41
di
Roberto Lopez Sanchez (da aporrea.org)

La conferenza di pace convocata dal presidente Maduro in sé implica una sfida e un pericolo per il processo rivoluzionario. E 'assolutamente chiaro che con la conferenza si tenta di placare la violenza dell'opposizione e di negare le accuse che vengono dall'estero, partendo dagli USA, che indicano il governo bolivariano come una presunta dittatura che non prevede meccanismi di dialogo con le forze di opposizione. Ma se analizziamo i possibili esiti della Conferenza di pace, non è chiaro se possano promuovere il buon governo del presidente e la continuità della rivoluzione. Prima di tutto, la conferenza di pace non rappresenta i settori dell'opposizione violenti, i promotori delle manifestazioni violente di febbraio. E’ come essere in guerra con la Colombia e sedersi e negoziare la pace con il Brasile. I possibili accordi con il Gruppo Polar ed Henri Falcón non implicano che Voluntad Popular (la formazione di destra più violenta e legata agli USA) e gli altri desistano dalla lotta violenta nelle strade. In secondo luogo, il fatto che Lorenzo Mendoza sia il protagonista principale della Conferenza di Pace significa una sfida a tutto il piano economico progettato e implementato dal presidente Chavez negli ultimi 10 anni.
La strategia di Chavez è stata quello di isolare le Società del Grupo de Empresas Polar e sviluppare un tessuto di aziende di Stato che potesse gradualmente assumere la produzione alimentare del Paese. Per questo sono state espropriate e recuperate un certo numero di aziende che divennero proprietà dello Stato, che producevano latte, caffè, olio, zucchero, sardine e altri prodotti alimentari importanti.
Dopo oltre dieci anni di piano verso la sovranità alimentare del Venezuela, il governo è costretto a sedersi al tavolo con la persona che Chavez considerava il suo acerrimo nemico, con lo stesso Lorenzo Mendoza, e negoziare con lui i problemi di grave carenza alimentare che ha di fronte il Paese. Questo elemento, il fatto che Maduro si sieda a negoziare con il gruppo Polar, è il riconoscimento del fallimento del piano avviato da Chávez per la sovranità alimentare dopo lo sciopero del petrolio del 2002.
Fallimento che può essere attribuito solo per l'inettitudine e la corruzione della squadra di governo responsabile della sua attuazione. Il piano in sé era assolutamente giusto. Ogni paese del mondo è alla ricerca della maggiore sovranità alimentare possibile. Ma il fatto che non ha dato i risultati attesi indica che coloro che lo hanno attuato sono stati di fatto incapaci e, come potete immaginare, si sono occupati più di un guadagno personale che degli obiettivi di produzione fissati per soddisfare i bisogni sociali richiesti in tutto il paese. In tutta onestà, questo negoziato con il Gruppo Polar, dovrebbe innanzitutto portare il governo a sostituire completamente i ministri e gli altri membri del governo che hanno fallito così miseramente nella politica alimentare della rivoluzione.
In un articolo pubblicato su Aporrea il 21 febbraio abbiamo detto che l'opposizione ha sviluppato una strategia combinata di violenza e pacifismo.
Mentre un settore colpiva nelle strade per condurre dimostrazioni violente, un altro settore è rimasto in sordina aspettando la fase di negoziazione con il governo. Quando Maduro annunciò la conferenza di pace, Mercoledì 26 febbraio, è stata lanciata la seconda fase della strategia dell’ opposizione.
In questo caso, al capitale finanziario globale e al suo impero americano non importa che alcuni protestano ed altri negoziano, perché alla fine tutti rispondono agli interessi della borghesia multinazionale. Ma il governo invece dovrebbe tener conto di questa differenza perché rischia di creare aspettative nella popolazione che potrebbe non essere possibile risolvere la situazione di crisi con la conferenza di pace.
Questo è un terzo elemento da considerare. Maduro si gioca tutto sul suo piano di pace, ma adesso la palla è in mano a Mendoza (capo dell’opposizione) e lui la può far rimbalzare dove gli pare. Ci chiediamo, che cosa accadrebbe se Mendoza e gli altri rappresentanti borghesi si ritirassero dalla conferenza di pace? Quale sarebbe in questo caso il piano di Maduro per riconquistare la governance del paese?
Tutte le crisi politiche si risolvono, per non rovesciare il governo costituito, attraverso una maggiore repressione o una maggiore apertura politica. Nel nostro caso, l'impegno del governo è di un apertura politica, ma si concentra esclusivamente su una apertura con il nemico di classe, un'apertura alla Confindustria venezuelana e al governo degli Stati Uniti.
Maduro non fornisce un'apertura alla gente chavista, al movimento popolare degli operai, dei contadini e dei professionisti che non sono stati invitati alla conferenza di pace. Non lo ha contemplato a causa della sua prospettiva burocratica del potere. Maduro pensa di avere un assegno in bianco dato da Chavez come successore del potere rivoluzionario, e come unico rappresentante del comandante può sostituire la volontà del popolo chavista che non è più ascoltato e a cui non si permette di partecipare.
Ecco perché il governo ha messo a tacere voci come Vladimir Acosta, Nicmer Evans, Mario Silva e altri comunicatori rivoluzionari. Maduro impedisce le mobilitazioni delle federazioni autonome del lavoro come i lavoratori dell’elettricità e delle automotrici. Tutte le espressioni popolari che si ritengono al di là del controllo della burocrazia vengono messe a tacere o ignorate.
La cosa giusta dovrebbe essere convocare a Miraflores (nella stesso spazio utilizzato per riunirsi con la borghesia economica) i consigli comunali, i movimenti di operai e contadini, e tutti i tipi di organizzazioni popolari e rivoluzionarie sparsi per il Paese.
In un altro articolo di Aporrea abbiamo detto che la chiave per smontare il complotto fascista dell'imperialismo è la mobilitazione popolare. Una mobilitazione non intesa come una parata plebiscitaria per Maduro, ma con le funzioni di attivazione e controllo da parte delle comunità popolari organizzate del settore della produzione e distribuzione di cibo e di altri beni, del controllo dei servizi pubblici, delle strade, della sanità, dell’ istruzione, dei trasporti ed energia. Per far questo si dovrebbero costruire nell’immediato quelli che alcuni propongono di chiamare Comitati Popolari per la Difesa Integrale. Così la soluzione alla crisi si cercherebbe approfondendo i cambiamenti rivoluzionari attraverso l'attivazione del popolo organizzato e creando la consapevolezza del potere popolare.
Perché l'alternativa di oggi è drammatica. Le misure che potrebbero derivare dalla conferenza di pace, con il Grupo Polar e Confindustria come protagonisti, finiranno per favorire la borghesia locale e straniera, non necessariamente a risolvere il problema della scarsità alimentare e dell'inflazione che colpisce duramente le classi popolari. Il governo sta facendo parecchi passi indietro, senza preoccuparsi di raccogliere le forze per evitare una rovinosa caduta.
La borghesia va oggi a Miraflores raccogliendo i frutti delle violenze di Febbraio e della guerra economica. E’ il successo della strategia combinata di violenza e pacifismo. Il governo di Maduro retrocede senza che gli interessi supremi della rivoluzione siano garantiti in modo efficace.
Come indicato in un altro recente articolo su Aporrea, ci sono una serie di conquiste fondamentali della rivoluzione che devono essere conservate in qualsiasi negoziato con il nemico di classe :

1) Le politiche sociali sviluppate da Chavez attraverso “las misiones” e altri meccanismi : il Barrio Adentro , le missioni educative e il piano di gratuità, l'accesso universale all'istruzione a tutti i livelli , le abitazioni popolari, la misiòn cultura ,le politiche dello sport , le attività ricreative gratuite.
2) I diritti del lavoro conquistati con la LOTT e la LOPCYMAT e le altre norme sul lavoro , gli aumenti salariali in linea con l'inflazione.
3) La sicurezza sociale garantita anche a chi non ha soddisfatto i contributi minimi stabiliti e il pareggiamento con il salario minimo .
4) La proposta del controllo operaio e dei Consigli operai come meccanismo transitorio verso un modello di produzione socialista , esemplificato nel piano Guayana Socialista avviato da Chavez nel 2009-2010 .
5) La democrazia partecipativa rappresentata nei Consigli Comunali e nelle Comuni, come istanze di base che permettano alle comunità locali di decidere sui bilanci per le opere pubbliche sociali.
6) Il controllo sovrano sulla valorizzazione delle nostre risorse naturali: petrolio, ferro, alluminio, elettricità e altri.
Sarebbe auspicabile una dichiarazione del governo che garantisca la permanenza di tutte queste conquiste in qualsiasi scenario di trattativa presente o futuro. Se questo non accade, si corre il rischio di compromettere con la conferenza di pace tutto quello che è stato raggiunto dalla rivoluzione bolivariana, e che il Plan por la Patria rimanga lettera morta.
Accogliamo con favore l'idea di formare i Consigli Popolari Rivoluzionari che assumano i compiti di comitati di difesa della rivoluzione, sulla base di un programma che considera i risultati esposti sopra come la base da difendere e, per quanto possibile, attuino le funzioni che le istituzioni statali non sono attualmente in grado di soddisfare. Potranno anche lavorare di concerto con le istituzioni governative disposte a farlo e stabilire insieme un piano che risolva il prima possibile i quattro problemi principali che oggi minacciano la continuità della rivoluzione: la scarsità di beni, l’ insicurezza, l'inflazione e la violenza della destra.
¡ ANTE LA AMENAZA FASCISTA, UNIDAD DEL PUEBLO PARA DEFENDER LA REVOLUCIÓN !
¡ HASTA LA VICTORIA, SIEMPRE !
¡ PATRIA O MUERTE, VENCEREMOS !