Non sarà l’occidente a provocare l’emigrazione degli africani?

Fri, 09/10/2015 - 20:54
di
Rosa Moro*

Questo articolo è il primo di tre parti in cui è stato diviso il testo del workshop sulla migrazione che Rosa Moro ha presentato al Forum Sociale Mondiale, tenutosi a Madrid lo scorso giugno. Prossimamente pubblicheremo le altre due parti.

L’egocentrica Europa ha imposto da molti secoli l'insegnamento a tutti di una mappa del mondo nella quale è stata ingrandita artificialmente la dimensione dell’ Europa e diminuita quella dell’Africa fino a quando Arno Peters, un cartografo tedesco, ha rivelato questa deformazione della "grandezza" europea e ha proposto una cartina più in linea con la dimensione effettiva dei continenti.
L'Europa, con i suoi cittadini educati con una cartina in cui la dimensione dell’ Europa era falsificata e informati dai media mainstream che danno un immagine stereotipata e negativa del continente africano, crede di essere responsabile della salvaguardia del bene del mondo, di dover sviluppare gli africani, perché da soli non sono in grado farlo. La realtà, ovviamente, è ben diversa.

Contrariamente a quanto si potrebbe credere in Europa, la gran parte delle migrazioni in Africa si verifica all'interno del continente, non verso l’ Europa anche se sempre più persone tendono ad uscire dal continente.
L’ Africa sub-sahariana è attraversata da movimenti migratori di massa. Si stima che ci siano oltre 40 milioni di migranti all'interno del continente. La Costa d'Avorio, per esempio, normalmente riceve quattro volte più immigrati che la Francia, provenienti dai paesi limitrofi ed in cerca di lavoro. Il Sudafrica, la Nigeria, l’ Angola, la Libia (fino all'aggressione della NATO nel 2011), sono centri di attrazione per le migrazioni dai paesi vicini e non vengono considerate un problema ma tradizionalmente sono considerate come un segno di un'economia capace di rimanere a galla.

Secondo uno studio condotto nel 2014 da Bernard Mumpasi Lutuala, ricercatore presso l'Università di Kinshasa, l'80% delle migrazioni dell’ Africa sub sahariana si verifica all'interno di questa sub-regione, cioè, otto su dieci migranti africani sono in un paese vicino al loro, dove hanno una buona possibilità di parlare la loro lingua e di vivere secondo la stessa cultura e organizzazione sociale.
Di 1 miliardo e 100 milioni di africani, il 70% ha meno di 30 anni (l'età media nel 2014 è di 20 anni). E 'naturale che i giovani in età lavorativa e che vogliono costruire una famiglia, si muovono verso dove c’è la possibilità di guadagnarsi da vivere e sostenere le loro famiglie con dignità. Per questo dai paesi sub sahariani guardano sempre più verso l'Europa.
In primo luogo, hanno la popolazione più giovane del mondo e l’ Europa, la più invecchiata al mondo.
Inoltre l'Africa subsahariana ha un reddito medio pro capite di 20 volte inferiore a quello dell'Unione Europea. E consideriamo che le statistiche non misurano le disuguaglianze e le ingiustizie. Ad esempio, il reddito pro capite della Guinea equatoriale è $ 29.000 e quello della Spagna è 22,772 euro ($ 28.393), Praticamente uguale tuttavia non c'è bisogno di spiegare che queste cifre non corrispondono alla realtà. I Guineani non vivono come gli spagnoli.

In questa ricerca di opportunità ciò che veramente mette in fuga i giovani, non è solo il "reddito medio pro-capite", calcolato come di 20 volte inferiore a quello dell’UE, ma è la realtà crudele che le statistiche non misurano: l'ingiustizia, la disuguaglianza, la mancanza di opportunità e di diritti, qualcosa che il sistema globale, il sistema capitalista liberale, incoraggia, normalizza e di cui ha bisogno per sopravvivere.
In Spagna l'immigrazione africana pur essendo una minoranza è infatti la più conosciuta a causa del tragico percorso dei barconi, delle condizioni in cui arrivano i giovani africani alle recinzioni di Ceuta e Melilla, delle migliaia di persone che hanno perso la vita in mare e della sofferenza umana dovuta al “viaggio”.
La Spagna accoglie 4.718.864 stranieri secondo l'INE, di cui 224.010 sono subsahariani (170.000 nel 2011). L'Africa sub-sahariana rappresenta il 4,74% (4,12% nel 2011) dell'immigrazione nel nostro Paese. Nonostante questo, si tende a pensare che sia una minaccia.

Dobbiamo demistificare la sensazione che vogliono dare i media e i responsabili politici di subire una "invasione": da cinque anni, il saldo migratorio è negativo, cioè, sono più gli spagnoli a lasciare il Paese, che gli stranieri che vengono in Spagna. Inoltre calcoliamo tra gli immigrati persone che non vogliono stare qui, sono di passaggio e sono stati bloccati da un groviglio burocratico. È inoltre necessario rimuovere l'immagine dell’Africa come un continente affetto da una "povertà" strutturale. Non è 'vero che l'Africa è un continente povero, ha risorse agricole, petrolio, risorse minerarie, una foresta tropicale ed equatoriale, risorse per la pesca, biologiche, energetiche ed anche le risorse turistiche,; è un continente impoverito dagli interessi stranieri con la complicità delle élites locali.

Ci sono poi altre narrazioni che bisogna assolutamente rifiutare:
- dobbiamo evitare di trattare l'Africa come un singolo paese. L’Africa non è tutta uguale. Ci sono 55 paesi molto diversi, con diversi livelli di sviluppo, con diversi governi, con diverse idiosincrasie. La Mauritania non è il Botswana, né l’ Etiopia è come la Guinea o il Sud Africa come il Gabon. Quando parliamo di "africani" dobbiamo essere consapevoli del fatto che è sbagliato generalizzare.
- quando in Europa i politici affermano di dover intensificare le leggi sul controllo dell'immigrazione perché non possono prendersi cura di tutte le miserie del mondo, è necessario contrapporre il fatto che le persone che vivono in povertà assoluta non sono quelle che emigrano . Chi vive nella miseria, le persone che vivono nella vera povertà, non possono nemmeno sognare di un progetto così complesso come la migrazione e ancor meno in Europa. E' molto difficile evitare la cosiddetta "trappola della povertà".
- l'Europa non ha il diritto di prendersi il ruolo della “salvatrice” dei rifugiati. In generale il 90% delle persone che fuggono dalle guerre di solito si ferma in un Paese vicino al suo (ad esempio la maggior parte dei rifugiati siriani sono in Libano. Dei 10 milioni che sono fuggiti dalla guerra l’Europa ne sta accogliendo molto meno di un milione).
Insistiamo, le cause dell'emigrazione africana sono legate alla mancanza di opportunità e prospettive nel proprio paese e l'Europa stessa ha un enorme responsabilità su questa situazione.

Usando le parole dello scrittore keniota Binyavanga Wainaina i giovani provenienti da molti paesi dell'Africa "non vogliono allevare i polli e vivere sotto la custodia coloniale", si sono stancati di aspettare, non si aspettano niente dagli ex coloni, i giovani hanno “la fame e il desiderio di controllare il mondo con le proprie regole, seguendo la propria strada ".
A questo aggiunge "inoltre essendo africani, i più diseredati della terra, hanno tutto il diritto di farlo." Wainaina conclude dicendo che i governanti che non vogliono capirlo vivono in un mondo parallelo e non potranno fare politiche coerenti con la realtà attuale.

*Giornalista ed attivista del Comitato di Solidarietà con l’Africa Nera

articolo tratto dal blog africaenmente
Traduz. Dario Di Nepi