Negli USA il trattamento dei bambini migranti è ripugnante: come in Europa

Mon, 25/06/2018 - 11:51
di
Izzy Tomico Ellis*

Traduciamo e pubblichiamo la testimonianza di un giornalista, volontario e attivista che sta documentato la crisi dei rifugiati in Europa sin dal 2015.

“Hamid** e i suoi bambini sono in carcere, sono stati respinti di nuovo”, mi ha detto un volontario di base a Chios, in Grecia, ormai più di un anno fa. Chios ha accolto il secondo numero più alto di rifugiati in fuga verso l'Europa, passati dalla Turchia a partire dal 2015. Il più giovane della famiglia curdo-siriana imprigionata aveva 3 anni. In quel periodo lavoravo insieme a Save The Children e ho conosciuto un ragazzo di 14 anni che si era tagliato i polsi per la terza volta, e poi un quindicenne che voleva sapere da me se doveva iniziare ad assumere degli antidepressivi. Entrambi erano di origine siriana.

Lo sdegno conseguito al trattamento barbaro dei bambini migranti in cerca di asilo insieme ai propri genitori o tutori negli Stati Uniti deve continuare, e diventare azione. Tuttavia, è assolutamente necessario ricordare che l'atteggiamento dei governi europei nei confronti di migranti e richiedenti asilo non è assolutamente differente da quello oltre oceano.

Le politiche della Francia e il trattamento che viene riservato ai rifugiati è notoriamente terrificante. Esattamente nei giorni in cui il presidente francese Emanuel Macron ha criticato l'Italia per aver rifiutato l'approdo della nave dell'ong Aquarius con più di 600 persone a bordo, Oxfam presume che le autorità francesi abbiano detenuto bambini di 12 anni senza cibo né acqua, dopo aver loro sequestrato le sim card e averne tagliato le suole delle scarpe, per poi respingerli, illegalmente, in territorio italiano.

Lo scorso anno, il campo di Calais è stato alla fine sgomberato e raso al suolo dalla polizia francese, lasciando centinaia di minori non accompagnati sulla strada – invece che in una baraccopoli. L'Inghilterra ha esacerbato questa sofferenza, rifiutandosi di accogliere i bambini non accompagnati. In Serbia, Ungheria e nei Balcani i minori sopravvivono agli inverni rigidissimi in capannoni abbandonati e spesso sono vittime di tratta sessuale o sfruttamento lavorativo. I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno segnalato più di cento ragazzini, in viaggio da soli, arrestati e detenuti dalla polizia greca nel 2017.

In Grecia, ho incontrato un'infinità di minori che hanno i genitori in altri paesi europei, molti in attesa da più di un anno di essere ricongiunti con i propri cari – e so che molti stanno ancora aspettando. Un sedicenne, la cui famiglia era in Germania, all'inizio girovagava per l'isola utilizzando la sua conoscenza dell'inglese per fare da mediatore per molte organizzazioni. Ora, è passato più di un anno ma non è ancora inserito in alcuna lista – non ha né la famiglia, né sta ricevendo un'educazione adeguata, parla tre lingue fluentemente ed è un giocatore di calcio talentuoso.

In Europa, è vero, i minori non vengono sistematicamente separati dai propri genitori alla frontiera. Eppure, ciò accade regolarmente in maniera diretta e indiretta. Meno di un anno fa, ho incontrato una madre il cui bambino di 9 anni era stato riportato in Turchia durante l'operazione di salvataggio della loro barca che affondava, mentre lei venne portata in Grecia. Il bambino è stato poi detenuto in Turchia per mesi e costretto a fare il viaggio verso l'Europa da solo, affidandosi a dei trafficanti – perché non esiste alcuna via legale per il loro ricongiungimento. Una mattina a Chios ho incontrato tre tremanti ragazzi afgani, in viaggio da soli, appena tirati fuori dal mare. Mi hanno chiesto una sigaretta. Ogni volta che li rincontravo ridacchiavano, sussurrando “baby”, come li avevo chiamati quella fredda mattina.

Il nodo fondamentale della legislazione europea per rispondere alla crisi dei rifugiati è l'accordo con la Turchia, che mira unicamente a fermare i migranti in arrivo sulle isole greche, e respingere quelli che riescono ad approdare. Quando venne introdotto nel marzo 2016, è stato ampiamente definito un accordo contro i principi della legge internazionale e delle convenzioni sui rifugiati. Ora, il suo fallimento e le procedure crudeli con cui viene svolto sono accolti in un vasto silenzio, ristagnante nella crisi umanitaria che si consuma ai confini dell'Europa.

In Italia, spesso, si ha notizia di enormi numeri di persone che continuano ad attraversare il Mediterraneo in cerca di salvezza in Europa – è saltata alle cronache la recente notizia del governo italiano che si è rifiutato di accogliere la nave dell'Aquarius, poi approdata in Spagna.

Nei giorni di bel tempo vediamo almeno un barcone raggiungere le isole di frontiera greche, con a bordo circa 40 persone. Quelli che arrivano sono poi rinchiusi nei campi sulle isole, per un periodo che regolarmente supera i 9 mesi, prima di essere spostati sulla terra ferma, in campi ancora più sovraffollati, ed attivare la procedura di richiesta d'asilo – che comunque potrebbe essere respinta. Molte persone hanno svolto il proprio colloquio e per più di un anno non hanno ricevuto notizie. Più della metà di queste persone sono donne e bambini.

In Europa, la crisi dei rifugiati potrebbe passare sotto silenzio, ma continua senza sosta e con rinvigorita crudeltà. Dobbiamo assolutamente protestare per ciò che sta accadendo in America ma non senza focalizzarci su ciò che sta accadendo qui. Mentre cerco le foto per quest'articolo, mi imbatto in una che ritrae una madre separata dal proprio bambino di 8 mesi per ben due settimane; in un'altra di una bambina siriana di 9 anni che ha perso sua madre ed è stata vittima di violenza nel campo in cui era rinchiusa, e un'altra di una bambina di 3 anni che è stata quasi bruciata viva quando un gruppo di fascisti ha lanciato una molotov nella tenda dove dormiva.

I figli di Hamid sono stati imprigionati per tre giorni, prima di essere rilasciati e ricongiunti con la propria madre. La polizia ha poi stazionato sotto la loro casa per giorni. “Ora, ogni volta che vedono un poliziotto o una volante, sono spaventati” mi racconta Hamid.

**Hamid è un nome di fantasia usato per proteggere l'identità dell'intervistato.

*Fonte articolo: https://medium.com/@izzytomicoellis/americas-treatment-of-refugee-childr...
Traduzione a cura di Federica Maiucci.