Messico: L'insegnamento è interesse di pochi, la criminalità è interesse nazionale

Fri, 24/06/2016 - 15:07
di
Arsinoé Orihuela*

Dopo la firma del Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord (TLCAN o NAFTA), alcuni analisti sostennero, non senza basi empiriche e documentali, che aveva più senso ribattezzare tale accordo “Trattato di Libera Cocaina”, in riferimento ai prevedibili risvolti che avrebbe avuto e presagendo che solo la droga avrebbe conseguito la tanto sventolata “libertà” di “laissez faire, laissez passer”, se significa “lasciar fare, lasciar passare”. Tutte le altre linee dell’economia regionale sarebbero rimaste fortemente subordinate a un potere centralizzato con sede negli Stati Uniti, con un esito obbligato: guadagni abbondanti per l’impresa madre negli Stati Uniti e perdite nette per il Messico, tra le quali il fallimento dell’industria, la rovina delle campagne, l’acutizzazione della disuguaglianza, la persecuzione dei lavoratori e l’assoluta mancanza di sicurezza.

La stima è risultata parzialmente vera. E dico “parzialmente” perché perfino la droga è un settore controllato dagli statunitensi, secondo i loro capricci e la loro volontà. Non a caso i narcos messicani utilizzano una frase che non concede margine di interpretazione: “gli Stati Uniti fanno, gli Stati Uniti disfano”. La trasformazione del Messico in un narcostato era prevista dalle stime “liberoscambiste” (notare il virgolettato): dal Messico agli Stati Uniti sarebbero entrate merci manufatturiere statunitensi prodotte da lavoratori messicani, con vettori imbottiti di droga. La permeabilità delle frontiere non equivale a libero commercio. Allo stesso tempo, il refrain della “Guerra al narcotraffico” è stata la base di argomentazioni catastrofiste per facilitare l’intervento degli Stati Uniti con il pretesto della sicurezza regionale. In questo oridne di idee il passaggio dal TCLAN porta al ASPAN (Alleanza per la Sicurezza e la Prosperità dell’America del Nord) è naturale ma sicuramente incostituzionale, dal momento che questo interventismo lede gravemente il principio di sovranità. La distruzione dell’industria energetica e aeronautica, la bancarotta del settore agricolo (nei primi 10 anni di trattato, circa 2 milioni e 300 mila lavoratori delle campagne sono emigrati verso le principali città del paese o verso gli Stati Uniti) e l’espropriazione di quasi tutto il settore creditizio nazionale (il 92% delle istituzioni bancarie del Messico sono in mano straniera) sono sintomi chiari di questa ingerenza monopolista mascherata da liberoscambismo e “interesse nazionale".

C’è da far notare che il TCLAN è tutto fuorché un trattato di libero commercio. Perfino Adam Smith in persona, il padre dell’economia liberale, avvertirebbe che una autentica libertà commerciale è quella nella quale il lavoro possiede libera mobilità. E in questo caso non solo si disattende questo insegnamento: lo si stravolge completamente. Subito dopo la firma del trattato, gli Stati Uniti hanno messo in atto il programma “Gatekeeper” (operazione portiere), con l’obiettivo di estendere la zona protetta intorno al muro di frontiera, militarizzare il confine e perseguitare i migranti messicani a suon di sangue e fuoco. (Certamente nessuno si deve scandalizzare per il fatto che un candidato porti avanti la proposta di inasprire questa politica; tutte le amministrazioni negli Stati Uniti seguono fedelmente questa agenda, solo che non lo dicono). E mentre i nordamericani blindavano il proprio paese contro “stranieri non richiesti”, in Messico i governi proteggevano le risorse che gli Stati Uniti volevano confiscare, in particolare il petrolio. In seguito agli attentati terroristici del’11 settembre 2001, le forze armate messicane hanno avviato l’Operazione Sentinella, con l’obiettivo di proteggere gli stabilimenti petroliferi nel Golfo del Messico, che già allora in parte davano occupazione alle imprese oriunde statunitensi che 15 anni dopo gli avrebbero confiscati senza limitazioni, con il permesso del governo messicano.
La congiuntura attuale rende evidenti queste storture. Il liberalismo politico tesse il suo discorso intorno a una contraddizione, che se si osserva attentamente non ha alcuna base empirica, ma che contribuisce a rivelare la slealtà dei discorsi e la reale situazione. L’ideale liberale stabilisce la distinzione tra interessi particolari e interessi nazionali (o generali). Gli interessi particolari sono quelli perseguiti da gruppi o settori specifici a scapito di un interesse presuntamente pubblico. Gli interessi nazionali sono quelli che riassumono ciò che la teoria chiama “volontà generale”. In realtà, si tratta dell’ennesima falsa antinomia della modernità, che è chiaramente utile per produrre discorsi di odio e intolleranza e per ottenere vantaggi politici. Per esempio, la questione del disprezzo mediatico spinto dal governo federale contro l’educazione pubblica, in generale e i maestri in particolare.
Basta fare attenzione alle notizie e all’evidenza dei fatti per scoprire che questo è ciò che il governo intende per interesse particolare e interesse nazionale.

Quando i genitori dei 43 ragazzi chiesero al governo che aprisse le porte delle caserme per cercare lì dentro i propri figli scomparsi, il capo della Segreteria della Difesa nazionale, Salvador Cienfuegos, rispose che non poteva permettere che qualche padre di famiglia (interesse particolare) decidesse riguardo ad una questione di esclusiva competenza della autorità ministeriali nazionali (interesse nazionale). Ha affermato: “Entrare nelle zone militari, perché?”. Così, con questa chiaroveggenza e profondità che caratterizza le nostre autorità. E mentre i genitori dei 43 continuano a cercare i propri figli, a Iuala, Guerrero, il traffico di eroina prosegue florido. Appena lo scorso finesettimana, nel municipio di Badiraguato, Sinaloa, capitale della droga e sede residenziale-operativa di famosi capi del narcotraffico, hanno avuto luogo numerosi episodi di violenza, che hanno causato tre morti e circa 250 famiglie sfollate. Né militari né polizia sono mai intervenuti. E ovviamnete non c’è stato alcun arresto. Però, in cambio, cento agenti della polizia “accompagnavano”, nello stesso esatto momento, la carovana di pullman di maestri che viaggiavano da diversi stati in direzione della capitale del paese, per partecipare alla manifestazione programmata per venerdì 17 giugno. Enrique Peña Nieto y Aurelio Nuño – il sicario di turno degli imprenditori – hanno condannato unanimemente gli insegnanti, con l’eco corale dei partiti politici e hanno spiegato che la riforma (l’interesse nazionale) non cederà di fronte ai “ricatti intimidatori” di “interessi particolari o settoriali”. Il venerdì 17 mattina, commandos armati hanno preso d’assalto la città di Reynosa, Tamaulipas e hanno bloccato almeno cinque incroci stradali della zona, presumibilmente per evitare l’incursione delle forze statali. Non c’è stato alcuno scontro, perché non è intervenuto nessun agente di polizia o militare. Il sindaco di Reynosa, del PRI (altro rappresentate degli interessi nazionali), José Elìas Leal, che ha mosso solo un dito per pubblicare un tweet, ha risolto il problema con una raccomandazione web alla popolazione: “c’è una contingenza (sic) con situazione di rischio in diversi punti… raccomando ai guidatori di non circolare in auto per la città”. Riguardo ai delinquenti in azione non ha espresso alcuna opinione.
Invece, nel pomeriggio dello stesso giorno, secondo i dati del Ministero della pubblica sicurezza di Città del Messico, più di 4.500 agenti della polizia (!!) di diversi corpi sono stati dispiegati per controllare e impedire il passaggio del gruppo di maestri che marciavano verso il Zòcalo della città, che già da qualche tempo era stato trasformato in spazio privato. Mentre i criminali continuano ad operare liberamente in tutto il territorio nazionale (come era prevedibile succedesse con la firma del TCLAN), il ministro dell’Educazione, Nuño Mayer, rappresentante di questo “interesse nazionale” contenuto negli accordi commerciali internazionali, ha annunciato ci sarebbe stata un’inchiesta in tutte le scuole del paese per avviare le procedure di licenziamento per tutti gli insegnanti che durante la protesta contro la riforma dell’educazione si erano assentati per più di tre giorni. Ai due leader degli insegnanti finora detenuti, si aggiunge una lista di 24 dirigenti sulla cui testa pendono ordini di arresto.

Da un lato, il rigore di “legge e ordine” che il governo federale mostra contro la mobilitazione degli insegnati; dall’altro la negligenza, l’omertà o la connivenza che esso mostra rispetto alla criminalità organizzata, sono una prova indubbia di ciò che per potere costituito sono l’“interesse nazionale” e l’“interesse particolare”. Per li Stati Uniti e la criminalità, tutto. Per il Messico, nulla, tranne piombo e repressione.
Nel momento in cui si scrive questo articolo, fonti ufficiali confermano la morte di 6 persone e la presenza di 51 feriti a Oaxaca, negli scontri avvenuti domenica pomeriggio (19 giugno) tra la polizia federale e membri del Coordinamento Nazionale dei Lavoratori della Formazione.

*Fonte articolo: http://lavoznet.blogspot.it/2016/06/el-magisterio-intereses-especiales-l...
Traduzione dallo spagnolo di Marta Autore