L'esperienza delle PAH, il movimento spagnolo per il diritto alla casa

Sat, 27/12/2014 - 17:21
di
Intervista di Cesare Di feliciantonio

La Plataforma de Afectados por la Hipoteca (PAH) nasce a Barcellona nel febbraio 2009 come risposta alla crisi dei mutui, degli sfratti e delle esecuzioni immobiliari che ha iniziato a colpire il Paese dal 2007 e non accenna a diminuire. La PAH è cresciuta rapidamente a livello statale, anche se la Catalunya resta la comunità più forte, con oltre 70 nodi della rete (ogni nodo corrisponde ad una diversa municipalità). Gli obiettivi e le pratiche politiche messi in campo dai militanti della PAH negli anni sono molteplici, dal blocco degli sfratti all’ottenimento della dación sin pago, dato che la legge spagnola prevede che, in caso di morosità, nonostante la perdita della casa, rimanga comunque il debito monetario a carico. Inoltre negli ultimi anni, attraverso la campagna Obra Social, la PAH ha promosso una serie di occupazioni, soprattutto in Catalunya, dove si contano al momento oltre 30 stabili occupati. Tra le PAH catalane, quella di Sabadell è nota per essere una delle più attive e radicali soprattutto per quanto riguarda le occupazioni, così come una delle più radicate sul territorio, con le assemblee settimanali cui partecipano in media tra le 200 e le 300 persone. Intervistiamo oggi Emma, una delle militanti più attive della PAH di Sabadell.

Emma, ci racconti un po’ la storia e l’esperienza della PAH di Sabadell?
La PAH di Sabadell nasce nel marzo del 2011 seguendo l’idea di un gruppo di militanti già impegnati in vari movimenti sociali della città, soprattutto dai collettivi della sinistra anticapitalista del MPS (Movimento Popular de Sabadell). La PAH di Barcellona era già attiva da un paio di anni e noi ci siamo iniziati a rendere conto di quanto fosse importante e urgente la questione della casa e di cosa si stesse muovendo intorno. Infatti, tramite una serie di compagni vicini alla PAH di Barcellona abbiamo saputo che varie persone colpite dal problema del mutuo e del debito stavano andando alla PAH di Barcellona, quindi ci siamo detti che forse era opportuno provare a riproporre quel progetto all’interno della realtà di Sabadell. Ci siamo messi in contatto con i compagni della PAH di Barcellona per farci guidare nelle questioni principali e abbiamo lanciato la prima assemblea pubblicizzandola con alcuni manifesti in giro per la città. Alla prima assemblea abbiamo invitato Lucia della PAH di Barcellona per l’introduzione e per darci dei consigli e, in realtà, già la prima assemblea andò molto bene dato che c’erano circa quaranta persone. Questo ci ha fatto aprire subito gli occhi su quanto fosse necessario e urgente creare una PAH a Sabadell. In questi tre anni e mezzo siamo cresciuti moltissimo, soprattutto per quanto riguarda i numeri e la capacità organizzativa.

Come si struttura la PAH a livello catalano e statale?
La PAH è una rete che ormai è composta da oltre 200 PAH locali in tutta la Spagna e queste sono organizzate dal basso verso l’alto, per cui ci sono prima i nodi locali, poi qui in Catalunya abbiamo un’assemblea di coordinamento delle PAH catalane che si riunisce una volta al mese con uno o due rappresentanti di ogni nodo, dopo di che ci sono delle assemblee a livello statale che si tengono ogni trimestre. C’è quindi un gruppo di coordinamento a livello statale, così come c’è un gruppo di coordinamento a livello catalano, di solito fanno parte del coordinamento le persone che hanno più esperienza, però è importante sottolineare che la PAH è un’organizzazione non-gerarchica. Infatti la funzione dei gruppi di coordinamento è soprattutto quella di dare una risposta rapida ed efficiente ad alcune questioni urgenti, mentre tutte le decisioni importanti si prendono all’interno dell’assemblea catalana e di quella statale, previa discussione da parte di tutti i nodi.

Come sono strutturati questi gruppi di coordinamento?
A livello del gruppo di coordinamento delle PAH catalane, ogni nodo che è già attivo da un po’ di tempo invia uno o due rappresentanti, dopo di che il gruppo si allarga mano a mano che la rete della PAH cresce e vengono creati nuovi nodi. Per noi qui a Sabadell funziona come per tutti i ruoli, ovvero ci si presenta in maniera volontaria a far parte del gruppo di coordinamento. Questi ruoli non sono fissi, ma si fa a rotazione, così come per qualunque altro tipo di ruolo all’interno dell’organizzazione non ci sono ruoli fissi. Per questo in meno di 4 anni abbiamo già cambiato quattro persone della PAH di Sabadell che hanno fatto parte del gruppo di coordinamento delle PAH catalane.

Perché a tuo avviso la questione della casa è diventata così importante in Catalunya e Spagna anche in termini di militanza politica?
Qui in Sabadell il gruppo che ha lanciato la PAH è l’erede del movimento Okupa degli anni ’90, dato che la città ha una storia molto ricca per quanto riguarda case occupate e centri sociali. Purtroppo queste esperienze sono state travolte dalla repressione, però è come se fosse rimasta un’attenzione specifica alla questione della casa, partendo dall’idea che non è possibile che il diritto alla casa sia un diritto regolato dal mercato e dalla speculazione. Gli altri valori di base che portiamo come bagaglio sono la difesa di un diritto all’abitare dignitoso così come il rifiuto della proprietà privata. Ovviamente partendo da questo ci siamo poi scontrati con la realtà drammatica che sta attraversando lo Stato spagnolo, con una crisi economica feroce che qui si è fatta ancora più forte e grave per via della bolla immobiliare gonfiata per anni e poi esplosa in maniera drammatica travolgendo la vita di moltissime persone. Direi quindi che in Spagna la crisi economica globale s’incontra e sovrappone con la crisi del settore immobiliare e il risultato è un cocktail esplosivo per cui sempre più gente si trova senza lavoro e senza accesso al credito, non riuscendo così più a pagare quei debiti che aveva stipulato negli anni della bolla. In termini pratici questo ha significato sfratti, sgomberi, esecuzioni immobiliari e tutti gli altri avvenimenti drammatici quotidiani.
Mettere su una PAH è stato quindi per noi quasi rispondere a un dovere, una necessità, dovevamo starci, era un’opportunità fantastica di militanza e incontro con persone che mai avevamo incrociato nei nostri percorsi politici precedenti. Prima della PAH eravamo abituati a militare solo con “gente nostra”, persone con cui condividevamo già chiaramente linguaggi e cultura politica.

Quali sono stati secondo te i risultati più importanti conquistati dalla PAH?

La PAH ha raggiunto tutta una serie di obiettivi pratici importantissimi, dal bloccare sfratti ed esecuzioni immobiliari alla dación sin pago, così come ha portato all’attenzione pubblica il problema dei mutui e della casa e la reazione violenta delle banche. Al di là di questo, credo però che il risultato più importante sia stato la costruzione di un punto di socializzazione e conoscenza per tutta una serie di persone che viveva in maniera isolata- in fondo il capitalismo è così che ci vuole, isolati con le nostre famiglie. La PAH è diventata così un punto di connessione di gente diversa (per provenienza, lingua, classe sociale)- la PAH ha accolto infatti anche persona di classe media, anche se sono quelle che forse hanno impiegato più tempo ad avvicinarsi alla PAH perché facevano fatica ad ammettere pubblicamente la propria condizione e i propri problemi.
Il risultato più importante è stato il processo di politicizzazione, vedere la metamorfosi delle persone che arrivano alla PAH, si tratta di un vero e proprio processo di trasformazione e empowerment, si elimina il senso di vergogna, si prende parola pubblicamente, si identifica chiaramente chi è il nemico. Questo mi sembra fantastico, persone che vengono da mille percorsi differenti che ora hanno interiorizzato e difendono concetti quali anticapitalismo, resistenza, lotta, questa è la vittoria più grande del collettivo. Inoltre, questo processo di politicizzazione collettiva ci ha portato a sviluppare e fare propri tutta una serie di valori quali l’antisessissmo o l’antirazzismo; per quanto la PAH non nasca come gruppo antirazzista o antisessista, oggi questi sono valori che attraversano la PAH tutta e nessuno metterebbe mai in discussione.

Quali sono al momento le prospettive e gli obiettivi futuri della PAH, anche alla luce del cambiamento politico che si sta configurando in Spagna?
Partiamo dal considerare che la situazione spagnola è assolutamente aperta ed incerta e ogni PAH è una specie di micro-mondo a sé. Per quanto riguarda noi di Sabadell abbiamo degli obiettivi ben delineati, ovvero per noi è molto importante la campagna di Obra Social, l’occupazione di case sia da parte di singoli sia collettivamente, però ci rendiamo conto di trovarci in uno scenario molto incerto con nuovi attori che hanno appena fatto la loro comparsa nella scena politica. Per questo stiamo discutendo di vari temi, tra cui le elezioni, ovvero quale deve essere il ruolo della PAH in campagna elettorale, è un dibattito ancora tutto aperto, sicuramente credo che vogliamo restare protagonisti del dibattito politico, continuando ad esigere quelle richieste minime che ancora non sono state approvate. Chiunque vincerà le elezioni dovrà come minimo ascoltarci perché noi continueremo ad essere la spina nel fianco di chi governerà. Tra le varie cose stiamo pensando di organizzare una campagna affinché tutti i partiti politici che si presentano alle elezioni accettino pubblicamente le rivendicazioni della PAH; ci rendiamo però conto che questo è pericoloso e ambiguo, perché questi gruppi potrebbero poi trarre reddito politico dalla nostra campagna. Potremmo dire che questo è il doppio filo che muove sempre la PAH tra negoziazione col potere e le istituzioni da un lato e mobilitazione collettiva dall’altro. Il nostro obiettivo è quello di avanzare nelle conquiste senza cadere in giochi perversi di legittimazione dei partiti politici esistenti.
In termini di battaglie e rivendicazioni concrete, c’è la battaglia per la ILP autonomica (Iniziativa Legislativa Popolare per quanto riguarda la comunità autonoma catalana) che però a noi di Sabadell non interessa molto, poiché si tratta di riproporre una linea riformista che abbiamo già visto non funzionare a livello statale nonostante un milione e mezzo di firme raccolte.

Come si bilancia un’impostazione più radicale come quella della PAH di Sabadell con le linee più riformiste di altre PAH locali?
Prima di tutto bisogna ricordare che la PAH è un movimento popolare che si pone degli obiettivi riformisti con pratiche di lotta rivoluzionarie, perciò noi di Sabadell siamo perfettamente consapevoli del movimento in cui militiamo e dei limiti che esso esprime. All’interno della PAH c’è un gioco di frizioni per cui ad esempio noi spingiamo più sulle occupazioni abitative ed altre pratiche più radicali mentre altri nodi sono più frenati. Inizialmente queste frizioni erano decisamente più forti, mentre ora direi che le relazioni sono più stabili con un dibattito interno costante. Ad esempio, nello scenario- non certo vicino- che tutte le rivendicazioni della PAH fossero accettate a livello istituzionale, credo che numerose PAH si scioglierebbero, ma molte altre no, inclusa la PAH di Sabadell. Nel nostro caso, abbiamo allargato il nostro orizzonte politico di lotta e rivendicazione, ovvero non ci occupiamo solo più di mutui e affitti ma di questioni più generali come occupazione, autogestione, per cui si è ormai creato un movimento politico collettivo che continuerebbe nuove lotte.

Qual è la situazione specifica in merito alla politica catalana che rende l’azione della PAH a Sabadell diversa da quella di altre zone del Paese?
Direi che tra le varie comunità dello Stato spagnolo ci sono varie differenze molto evidenti; per esempio, quando c’è un’esecuzione di sfratto a Madrid arriva la polizia nazionale e la effettua violentemente, spesso con arresti e scontri. Infatti a Madrid il livello di repressione da parte delle forze dell’ordine è sicuramente più forte che qui in Catalunya. Certo non è un caso se qui le istituzioni sono più “tolleranti” con la PAH, la PAH è nata a Barcellona ormai da 5 anni e qui è stato fatto un lavoro di pressione continua; certo è anche un fatto di mera convenienza politica per le istituzioni e la politica, dato che la PAH gode di un enorme consenso popolare. Questo non vuol dire che in Catalunya non ci sia repressione o non ci siano arresti ingiustificati, però non mi sembra verosimile pensare che azioni come quella che abbiamo fatto lo scorso anno di occupare una banca per 17 giorni qui a Sabadell si possano effettuare anche in altre città come Madrid. Questo è il risultato di un lavoro costante con le istituzioni di Sabadell, per cui le abbiamo messe con le spalle al muro forzandole a prendere parola pubblicamente dichiarando l’insostenibilità della situazione in corso per quanto riguarda la questione della casa e la loro incapacità a risolvere i problemi.

Quali sono state secondo te le azioni più importanti realizzate dalla PAH Sabadell?
Sicuramente, la prima occupazione nel 2012 degli uffici di una banca in Torre-Romeu, un quartiere popolare, occupazione che è andata avanti per vari giorni prima che la polizia ci sgomberasse, ma abbiamo vinto la nostra rivendicazione sul caso che era aperto con quella banca, per cui è stato un momento straordinario. Inoltre in quel caso abbiamo ricevuto l’appoggio fortissimo del quartiere, il che ci ha dato ancora più forza. L’altro risultato straordinario sono le tre occupazioni di palazzi che abbiamo realizzato, soprattutto se consideriamo che nel caso del terzo stabile abbiamo ottenuto il riconoscimento dell’occupazione, per cui lo stabile è stato ceduto dalla banca alle istituzioni e poi le istituzioni hanno assegnato gli appartamenti agli occupanti con un affitto sociale in base al loro reddito. Questa è a tutti gli effetti un’espropriazione, abbiamo occupato lo stabile e abbiamo vinto! Infine, certo i 17 giorni di occupazione della sede della banca BBVA , 17 giorni di resistenza straordinaria che sono serviti a far pressione per le 10 negoziazioni che avevamo aperte con la banca.