Le quattro crisi del Brasile

Wed, 20/04/2016 - 13:39
di
Raul Zibechi*

Il fallimento del modello del Partido dos Trabalhadores e delle istituzioni ormai al servizio delle imprese private, sta portando il gigante sudamericano verso la più grande crisi degli ultimi decenni.
Nel caos che attualmente regna in Brasile è possibile rilevare quattro crisi simultanee, sovrapposte nel tempo, ma non necessariamente collegate, nel senso che non c'è un nesso causa-effetto che lega l'una con l'altra. Tuttavia, ci sono dei punti di contatto tra tutte queste crisi che, prese tutte insieme, dipingono un quadro allarmante per la società brasiliana e, quindi, per tutto il Sud America.
Il Brasile sta attraversando una seria crisi della sua democrazia. La maggioranza assoluta dei deputati sono stati accusati adesso o in passato di corruzione, in quanto non è possibile arrivare in Parlamento senza il finanziamento di aziende private. Ci sono le lobby evangeliche, quelle delle armi (che difendono il possesso di armi per l'auto-difesa), quelle dell'agro-buisiness, dei sindacati, quasi tutte coinvolte nei "giochi" anche se in proporzioni diverse.
Gli studi indicano che per ogni Real donato per una campagna elettorale le aziende ottengono 8,50 Reais in appalti pubblici, un rapporto incredibile che spiega i centinaia di milioni di Reais che finiscono per sovvenzionare i partiti. Ma qui si trova anche il nocciolo del problema: gli eletti (dai consiglieri dei piccoli villaggi ai senatori del parlamento federale) contraggono "un debito" con le imprese che li finanziano. Un debito ripagato con gli appalti pubblici.

Cambiamenti

In secondo luogo, vi è una crisi di convivenza: tra ricchi e poveri, tra "petistas" [sostenitori del PT, n.d.t.] e "antipetistas", tra bianchi e neri, tra il sud "sviluppato" e il Nord "arretrato". La base operaia del PT a San Paolo è andata verso altri partiti, in particolare il PMDB, un partito clientelare che non ha un programma. A sua volta, la base sociale dei signori del caudillismo nel nord si è spostata verso il sostegno al PT grazie alle politiche sociali degli anni 2000.
Nel bel mezzo della crisi politica, Chico Buarque è stato fischiato in strada per sostenere il governo; persone vestite in rosso vengono attaccate perché si suppone che siano di sinistra; un pediatra si è rifiutato di continuare a curare un bimbo di un anno perché sua madre milita nel PT. E così via all'infinito.

Il terzo elemento è la crisi del lulismo, questo progetto guidato da Lula e dal PT ha cercato di migliorare la situazione dei poveri senza intaccare i ricchi. Cosa stato reso possibile da un circolo virtuoso di aumento dei prezzi delle materie prime esportate dal paese, in particolare la soia, la carne e i minerali di ferro.
I surplus commerciali hanno lubrificato le politiche sociali e aiutato l'integrazione di 40 milioni di poveri attraverso il consumo. Ha funzionato qualche anno, fino a che non è arrivata la crisi: la metà del salario dei brasiliani è infatti investita in debiti con le banche, prezzo da pagare al consumismo sfrenato che ha spinto lo stesso PT facilitando ad esempio il pagamento di auto nuove con 60 rate.

Infine, la crisi del modello Paese può essere considerata la somma del fallimento del PT e delle istituzioni brasiliane. I primi tre governi del PT avevano progettato una proposta di "Brasile Potenza" che ha significato una crescita sostenuta dell'economia, l'integrazione delle maggioranze escluse, la modernizzazione delle infrastrutture e delle forze armate per difendere l'Amazzonia e le riserve petrolifere marittime, oltre ad essere stato un progetto politico, economico e militare di integrazione regionale che è andato al di là della tradizionale integrazione commerciale promossa dal neoliberismo.

La peggiore recessione del secolo

Con la crisi attuale, tutti i progetti avviati hanno iniziato a svilupparsi piuttosto lentamente, fino al loro completo fallimento. Il Brasile sta vivendo la peggiore recessione economica da un secolo, con la proiezione di un calo del 4% del PIL per quest'anno, che si somma al calo dello scorso anno. Si tratta di un momento chiave, decisivo, una profonda crisi la cui soluzione segnerà il posto del Paese nei prossimi decenni.
E' certo che una parte delle élite manovra contro il progetto del PT, un esempio è la potente federazione industriale di San Paolo, i media più importanti, la classe media e i neoconservatori degli Stati Uniti. Ma è anche vero che il settore bancario e dell'agro-buisiness non solo non si oppongono a Dilma, ma sono stati più vicini al governo di quanto ci si aspettava. E' soprattutto una crisi interna, che non proviene dall'esterno, come spesso sostengono alcuni intellettuali.
Il colpevole principale è lo stesso PT. Perché al di là degli errori commessi il progetto lulista, che non ha mai previsto le riforme strutturali indispensabili nel Paese più diseguale del mondo e non ha voluto affrontare le élite dominanti, è stato intrappolato nella corruzione, al punto che molti dei suoi leader sono indagati o sono stati sotto processo. Anche se riuscisse a sopravvivere a questo mese di aprile, la crisi di fiducia tra la sua base sociale può "affondare definitivamente la barca" del più grande progetto progressista della regione sudamericana.

* Fonte: https://www.diagonalperiodico.net/global/29999-cuatro-crisis-del-modelo-...
Traduzione di Dario Di Nepi.