La “pinochetizzazione” del Nicaragua

Tue, 24/07/2018 - 13:10
di
Oscar-René Vargas*

Il Nicaragua sta attraversando la crisi peggiore degli ultimi 40 anni. Tutto è iniziato con una protesta studentesca contro la riforma della previdenza sociale, poi in seguito abrogata. La protesta si è poi diffusa in tutto il paese, generando una violenta repressione poliziesca e paramilitare. Dal 18 aprile ad oggi, le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno segnalato circa 400 morti, di cui la maggior parte civili, circa 2500 feriti e dozzine di prigionieri politici, così come altre centinaia di persone “scomparse”.

Mentre le persecuzioni, gli arresti arbitrari e il numero di morti aumentano, il governo Ortega ha organizzato, il 19 luglio, un raduno in omaggio alla rivoluzione del 1979… tradita da questo stesso governo. Ortega ha proclamato di essere vittima di una “cospirazione armata finanziata da forze interne ed esterne” - non ha precisato quali fossero – che tentano di spodestarlo. Lui, che esercita le sue funzioni dal gennaio 2007.

Daniel Ortega, nel suo discorso, ha attaccato i vescovi della Conferenza episcopale nicaraguense (CEN), qualificandoli come gli organizzatori di un “colpo di Stato”. Ha sfidato apertamente l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA). Ha fatto appello ai suoi sostenitori di “non abbassare la guardia” e di mantenere attivi dei “meccanismi di autodifesa”, al fine di prevenire un colpo di stato nel bel mezzo della grave crisi che il paese sta attraversando dal 18 aprile 2018.

Tali “forze interne ed esterne”, ha detto, dispongono della “complicità” dei vescovi nicaraguensi, i quali agiscono come mediatori e testimoni del dialogo nazionale. Il CEN ha proposto a Ortega, il 7 giugno 2018, di anticipare le elezioni generali, previste per novembre 2021, al 31 marzo 2019; e questo senza che egli possa ripresentarsi alle elezioni. Questa proposta aveva come obiettivo quello di trovare una soluzione, al fine di uscire dalla crisi. Ortega ha invece dequalificato i vescovi come mediatori del dialogo poiché, a suo parare, essi hanno “scelto una parte”, si sono schierati con i “golpisti” e incoraggiano l’ascesa di “sette sataniche, dei golpisti e degli assassini”.

Durante il suo discorso, Ortega ha contestato l’OEA, il cui Consiglio permanente ha approvato una risoluzione appellante a delle elezioni anticipate, durante una sessione straordinaria tenutasi lo scorso 17 luglio. “Le decisioni del Nicaragua non vengono prese a Washington (sede dell’OEA), ma a Managua”, ha sottolineato [senza menzionare il nome OEA].

Questa risoluzione è stata approvata da 21 dei 34 membri attivi dell’OEA; tre – Nicaragua, Venezuela e St. Vincent e Grenadine – hanno votato contro; sette si sono astenuti: Salvador, Grenade, Haiti, Trinité e Tobago, Barbade, Belize e Suriname; e tre assenti (Bolivia, Repubblica Dominicana e Saint Kitts e Nevis).

Il discorso di Ortega del 19 luglio è logico? In realtà, è più comprensibile che logico. È certo che il governo Ortega-Murillo è un governo corrotto, repressivo, protettore e istigatore di forze paramilitari, e il discorso di Ortega indica che la strada scelta dalla coppia presidenziale (Daniel Ortega – Rosario Murillo) è quella della linea più brutale per tentare di “risolvere la crisi”: la via armata e paramilitare. In altri termini, la pinochetizzazione della gestione di governo: intimidazioni e assassinii al fine di spezzare la protesta sociale.

L’appello di Ortega a formare dei “comitati di autodifesa” nei quartieri e nella città di tutto il paese vuole attribuire una legittimità ai gruppi paramilitari che agiscono di concerto con la polizia nella repressione della popolazione, con il consenso passivo dell’esercito, nonostante la Costituzione vieti l’esistenza di forze armate irregolari.

Il discorso di Ortega mostra che la tendenza più infame ha vinto all’interno del partito al potere: quella che rivendica una repressione cieca e l’immobilismo politico; quella che difende la logica del mantenimento del potere a tutti i costi; quella che pensa di poter ristabilire uno satus quo ante (ovvero la situazione anteriore al 18 aprile 2018).

Il partito al potere è un partito demoralizzato dalle proprie attività, che hanno provocato centinaia di morti, migliaia di feriti, dei prigionieri politici e delle persone scomparse. È un partito segnato dalla corruzione dei suoi principali quadri politici. È questo il contesto in cui si è dato il discorso di Ortega, un discorso di estrema destra, conservatore e in grado di legittimare la repressione operata dai gruppi paramilitari. I paramilitari di Ortega sono come gli “squadroni della morte” che Pinochet ha creato in seguito al colpo di stato dell’11 settembre 1973.

Il discorso di Ortega ci indica che egli proseguirà la sua battaglia senza pietà contro la popolazione. In centinaia avranno potuto pensare che, l’indomani del 19 luglio, il governo Ortega-Murillo avrebbe optato per una moderazione. Ma non è questo il caso. La pinochetizzazione del governo si sta approfondendo. La coppia Ortega-Murillo adotta questa strategia perché sa che avrà bisogno di molto tempo per ricostruire la propria base sociale. Non sanno nemmeno se ne vogliono uscire. Nel frattempo, vogliono impedire le proteste attraverso una repressione selettiva.

Il governo Ortega-Murillo ha superato la frontiera tra un governo che ha torto e un governo spregevole che ha perso tutto, persino i suoi principi. Di conseguenza, ciò che è ragionevole, è che i poteri di fatto (economici, ecclesiastici, etc) tentino di essere da ostacolo ad una tale pinochetizzazione del governo. Per farlo, è necessario che essi sostengano l’unità di tutti i settori sociali in protesta ed esercitino una pressione in questa direzione.

Il governo ha dato prova di aver mentito più di quanto non abbia detto. Ha mentito affermando che fosse un governo rappresentativo della maggioranza, poiché ha rivelato di rappresentare nient’altro che una minoranza. Ha mentito perché ha tradito la propria ideologia, dicendo che era socialista, mentre invece è neoliberale e pinochetista. Ha mentito sulla democrazia, poiché invece ha messo in piedi una dittatura. Allo stesso modo, ha mentito sulla corruzione, sulla previdenza sociale, sulla difesa dell’uguaglianza sociale e dell’uguaglianza tra i sessi.

Il discorso di Ortega obbliga tutti a stare in guardia. Ortega ha fatto un passo da gigante nella direzione di un pinochetismo autoritario e mortale. I diversi settori del movimento sociale non possono lasciarsi intimidire dalle minacce di Ortega-Murillo. Il movimento sociale deve definire chiaramente il suo impegno in favore di un Nicaragua moderno. Il movimento sociale ha l’obbligo di fermare questo processo di pinochetizzazione della politica del governo Ortega-Murillo.

*Fonte articolo: http://alencontre.org/ameriques/amelat/nicaragua/la-pinochetisation-du-n...
Traduzione a cura di Federica Maiucci.