A Kobane vince la libertà, contro barbarie e tirannia

Tue, 27/01/2015 - 16:24
di
Piero Maestri

Il comando generale delle forze di difesa curde (YPG) ha dato ieri l'annuncio della quasi completa liberazione di Kobane, notizia confermata anche da fonti indipendenti come l'Osservatorio siriano per i diritti umani.
Una splendida notizia, perché nel villaggio curdo-siriano alla frontiera con la Turchia viene fermata l'avanzata delle forze reazionarie dell'organizzazione per lo stato islamico (Isis o Daesh) e perché questa vittoria è stata possibile in primo luogo grazie alle forze combattenti popolari.
Naturalmente non può essere taciuto il contributo dato dagli attacchi aerei della "coalizione internazionale" guidata dagli Usa, come riconosce lo stesso Comando generale dell'Ypg (vedi comunicato), così come estremamente importante - sia sul piano militare che su quello politico e sociale - è stata la partecipazione di brigate dell'Esercito siriano libero, principale forza di opposizione laica al regime di Bashar el Assad in Siria. Determinante è ovviamente stato il sostegno diretto del Pkk.
La determinazione e l'organizzazione delle forze curde è il frutto anche di questi quattro anni di esperienza politico-sociale nella regione del Rojava, liberata in territorio siriano grazie alla rivolta nata nell'insieme del paese dal marzo 2011.

Abbiamo già altre volte sottolineato quali siano le luci e le ombre di quella esperienza, e non serve la retorica sparsa un po' troppo a piene mani da alcuni settori "internazionalisti" per comprendere l'importanza di tale esperienza - sia sul piano della liberazione di territorio dal regime di Assad, sia nel tentativo di creare un governo non settario e aperto a tutte le parti che costituiscono la popolazione siriana.
Condividiamo quanto scrive Joseph Daher (animatore del blog Syria Freedom Forever) riguardo "l'errore di isolare la questione curda rispetto la rivoluzione siriana", aggiungendo che "negare tale connessione e negare la lotta del movimento popolare siriano per la libertà e la dignità aiuta i nemici dei popoli siriano e curdo: né il regime di Assad né le forze islamiche reazionarie possono permettere l'esistenza al di fuori del loro programma autoritario di esperienze politiche complesse, siriane o curde."
Questo non significa nascondere i problemi e gli scontri, anche sanguinosi, che ci sono stati in passato tra forze legate al PYD curdo e dell'ESL, così come gli errori nella gestione dell'esperienza del Rojava e gli accordi tattici con il regime di Assad per dare respiro alla liberazione del territorio stesso.

Malgrado tutto questo, è per noi chiaro che in quella regione si giocano due battaglie fondamentali: una contro le forze reazionarie rappresentate dall'organizzazione dello stato islamico; l'altra contro la dittatura sanguinaria di Bashar el Assad e del suo clan di regime.
In questa lotta qualsiasi alleanza tattica e qualsiasi contributo militare possa venire dalle forze della coalizione guidata dagli Usa non può nascondere gli interessi generali di queste stesse forze, certamente non dirette ad una liberazione dei popoli della regione, ma ad un aggiustamento stabilizzante, per chiudere con le esperienze rivoluzionarie - come avviene anche in Egitto, grazie al regime militare di Al Sissi, non casualmente amico di quello siriano - e arrivare ad un accordo complessivo degli Usa con l'Iran (con tutte le contraddizioni che questo naturalmente apre - come mostrano i comportamenti dei governi turco e israeliano, che soffiano sul fuoco di un confronto che non interessa invece ai padroni del mondo).

La liberazione di Kobane avviene a pochi giorni dalla ripresa degli scontri armati tra le forze del Ypg e i militari di Bashar el Assad, mentre i funzionari statunitensi dichiarano ormai apertamente che si deve arrivare ad un accordo con lo stesso Assad per "raffreddare" il conflitto.
Questa, sul campo, è la differenza tra chi combatte per la propria libertà e chi per affermare - in maniera "pragmatica" - interessi imperialistici o di controllo di parte della regione, in questa fase attraverso un compromesso complessivo.
Salutare la vittoria delle forze popolari a Kobane non ci fa dimenticare la sofferenza dell'intero popolo siriano e la nostra solidarietà con le organizzazioni curde del Rojava e in Turchia - che in questi giorni ci ha visti accanto a SOS Rosarno nella vendita delle "arance solidali per Kobane" - continua anche a sostegno della popolazione e delle forze laiche, democratiche e rivoluzionarie in tutta la Siria.