Pubblichiamo questo messaggio direttamente da un attivista in Iran, cercando di restituire il senso all'attuale ondata di proteste. La situazione si sta muovendo così rapidamente e le proteste sono sufficientemente diffuse, che chiunque affermi di sapere cosa accadrà può essere ignorato. Il contributo che possiamo dare è porci delle domande, guardare ciò che è successo, sta accadendo; e solo a partire da questo ipotizzare cosa potrebbe accadere in futuro. Speriamo che ci saranno ulteriori contributi in questo senso nei prossimi giorni e settimane. (4 gennaio 2017)
Stiamo portando avanti una rivoluzione in Iran? Forse no. Ma se percepiamo l'essenza di una rivoluzione come "l'abolizione della paura", allora tutti hanno sentito (e visto) il popolo iraniano che grida senza temere che "il re è nudo".
È difficile andare oltre questo, dal momento che le forze sociali in conflitto non si sono ancora pienamente sviluppate; ed è quasi impossibile cogliere una rivoluzione mentre si sta affermando. Ma, possiamo analizzare la situazione, proprio come Marx scrisse a Ruge: "Le difficoltà interne sembrano essere quasi maggiori degli ostacoli esterni: anche se non esiste alcun dubbio sulla questione del 'da dove', una grande confusione prevale rispetto alla questione del sul questione di 'verso dove'". Qui ci limitiamo alla questione del "da dove", da dove è scaturita l'attuale ondata di proteste, dal momento che vi sono alcuni dubbi al di fuori dell'Iran.
Il corso degli eventi ha subito un'accelerazione molto rapida in Iran (come in molte altre regioni) e ha quasi raggiunto il punto in cui nessuno può proporre una narrativa condivisa. Tuttavia, l'establishment politico ha avuto successo grazie all'ennesima elezione di facciata - lo stesso vecchio trucco della scelta sbagliata tra il male e il peggio, mentre entrambe le parti servono gli stessi interessi di classe (1).
Allo stesso tempo, l'Iran ha il maggior numero di incidenti e morti sul lavoro al mondo. Poco prima delle elezioni più di quaranta minatori sono stati uccisi nella miniera di carbone di Zemestanyurt nel nord dell'Iran, e il presidente è stato fischiato mentre cercava di mantenere la sua immagine popolare visitando il sito. Alcuni mesi fa, il crollo di un edificio commerciale nel centro di Teheran (Plasco Building) ha dimostrato quale sentimento stia crescendo tra le persone, ed è quello di una generale sfiducia nei confronti dell'apparato politico nel suo complesso.
Dopo la rielezione di Rouhani, la situazione si è complicata. L'amministrazione Rouhani - le stesse persone che hanno sostenuto il progetto neoliberale per decenni – è diventata troppo sicura di sé e ha scatenato una guerra a tutto tondo contro la classe lavoratrice, i lavoratori precari e temporanei. L'assistenza sanitaria pubblica è ridotta a quasi nulla, lo stesso vale per la sicurezza dell'impiego e la sicurezza sul lavoro. Il progetto neoliberista sta andando avanti da oltre 26 anni. C'è stata un'altra rivolta circa due decenni fa ed è stata brutalmente repressa dalle stesse persone che rappresentano il fronte riformista oggi (2).
Da allora, nonostante gli apparenti conflitti politici tra le amministrazioni che si sono succedute, i programmi economici sono stati scritti dalla stessa mano: pseudo-privatizzazione, accumulazione per espropriazione, distruzione di tutti i sindacati e dei consigli indipendenti dei lavoratori, precarizzazione del lavoro e così via. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a una caduta libera della classe media verso i settori più bassi della nostra società. La dottrina di un paese metropolitano ha lasciato tutte le città minori e i gruppi etnici a lottare per la sopravvivenza, mentre la capitale sembrava crescere. Il resto della storia è troppo familiare per entrare nei dettagli; basta dare un'occhiata al consumo pro-capite di beni fondamentali come latte e latticini (che è sceso a meno della metà), di carne rossa che è diminuita di oltre il 70% e molti altri prodotti alimentari.
Quindi il contesto è chiaro: la proletarizzazione dura da quasi tre decenni, non sono rimasti sindacati dei lavoratori che possano perseguire i propri interessi di classe, vi è un drammatico aumento della disoccupazione a causa della finanziarizzazione del capitale.
La generazione del baby boom degli anni '80 non può entrare in nessun paradigma socialmente accettato; dopo la laurea (e una parte considerevole di questa generazione ha frequentato scuole superiori e università), non ci sono posti di lavoro che possano soddisfare le loro capacità e il lavoro a cui potrebbero aggrapparsi non sosterrà alcun tipo di vita dignitosa. A causa di ciò, l'attuale generazione non può mantenere una famiglia nucleare (istituzione cruciale per la struttura ideologica ed economica del regime politico in Iran, basti notare che tutti i dati economici ufficiali pubblicati sono espressi per famiglia e non per persona).
Questo ha portato ad un anno in cui si sono susseguiti raduni, dimostrazioni e sit-in diffusi e dispersi ma contigui: gli studenti che si oppongono alla privatizzazione e alla mercificazione dell'istruzione; i pensionati che si oppongono alla bancarotta dei conti della previdenza; insegnanti e infermieri che protestano contro condizioni di vita disumane, i conducenti di autobus che sostengono i membri del loro sindacato; e innumerevoli scioperi in vari settori, dai minatori ai lavoratori della canna da zucchero.
In questo contesto, l'amministrazione Rouhani ha cercato di spingere la sua guerra contro la classe lavoratrice un ulteriore passo avanti dopo la sua rielezione. Ha iniziato un nuovo progetto per tirocini non retribuiti che è stato fortemente contrastato da una campagna studentesca contro tutti i tipi di lavoro non retribuito o sottopagato. Reza Shahabi, il capo del sindacato degli autisti di autobus (3) è stato imprigionato illegalmente, e dopo più di due mesi di sciopero della fame, durante in quali ha subito due ictus cerebrali, le autorità hanno rifiutato di farlo ricoverare in ospedale. Questi atti sono stati fortemente contrastati dagli attivisti sindacali di vari settori. Poi è arrivato il catastrofico terremoto.
La catastrofe del terremoto non è stata semplicemente un fenomeno naturale, ma ha squarciato il sipario che nascondeva la povertà della regione occidentale del paese. I funzionari non potrebbero essere meno interessati per le persone che hanno bisogno di aiuto immediato; le hanno persino trattate con un certo grado di disprezzo. E per quello sono stati creati gruppi di sostegno tra le persone per aiutare i propri simili. Questo evento ha reso evidente ad una parte importante della nostra società su chi sta dalla loro parte, e chi sta solo pensando a come approfittare di ogni situazione. I terremoti sono continuati, e per mesi questo è successo (per fortuna ad un grado minore) in tutte le zone del paese. Teheran era consumata dall'inquietudine, dal momento che sono decenni che si aspetta un forte terremoto.
La gente stava riprendendosi dal trauma, quando è arrivato il terremoto economico: il budget annuale progettato dall'amministrazione Rouhani rappresentava un insulto per chiunque. Mentre i danni economici provocati dal terremoto sono ammontati a seicento milioni di dollari, e il governo ha trovato impossibile fornire un budget per la ricostruzione, lasciandola alle donazioni di singoli individui – dall'altra parte, il budget di alcune istituzioni di propaganda superava i 15 miliardi di dollari e veniva interamente pagato per l'anno in corso. Il prezzo del carburante doveva aumentare di oltre il 50 percento. Non è rimasto alcun bilancio per i programmi di costruzione statale. Notizie e infografiche sono circolate tra le persone e l'insoddisfazione cresceva molto oltre le aspettative del governo.
Come è iniziato? Chi è sceso nelle strade? Cosa vogliono? E dove andranno dopo?
L'amministrazione Rouhani ha accusato i loro cosiddetti rivali delle ultime elezioni di aver accesso la scintilla della rivolta. Ma non si può ignorare che la precedente rivolta del pane (venticinque anni fa) è iniziata nella stessa regione. Inoltre, Mashhad è stato per decenni un paradiso fiscale per una parte dell'élite economica del regime e ha uno dei più alti tassi di crescita di baraccopoli nel paese. Tuttavia, non ha alcun significato per noi sfogliare le teorie complottiste sull'inizio della rivolta. La questione è invece quella del suo improvviso accendersi in tutto il paese. Alla rivolta si univano città delle quali la classe media della capitale non aveva mai sentito parlare prima. Il corpo dei manifestanti era principalmente formato da giovani disilluso di 15-30 anni - la generazione NoFuture dell'Iran, se volete usare termini familiari.
Le prime dimostrazioni sono iniziate con la rabbia contro le condizioni economiche e il budget presentato del governo per il prossimo anno. Ma ci sono voluti meno di due giorni perché la protesta prendesse di mira l'apparato politico nel suo complesso. Slogan come "abbasso i prezzi elevati" sono presto stati rimpiazzati da "abbasso il dittatore". Gli slogan contro il capo supremo e il regime sono stati gridati ad alta voce di fronte alle forze repressive per la prima volta.
Allo stesso tempo era evidente che questo movimento orizzontale non poteva facilmente tradurre la sua rabbia in specifiche rivendicazioni positive. Persino gli slogan contro l'intero regime non mostravano l'idea di un'alternativa. L'insoddisfazione economica non può essere tradotta in misure concrete. Le forze reazionarie all'interno e all'esterno della classe dirigente - che includono principalmente il figlio del precedente Scià dell'Iran e i suoi sostenitori della monarchia, e i Mujahedin-e-Khalgh (Mujahedin del popolo iraniano), che è un'altra organizzazione armata reazionaria religiosa – hanno cercato di approfittare della situazione. Alcuni settori hanno cercato di investire nella nostalgia di un buon dittatore come sarebbe stato Reza-Shah, il nonno del leader dell'opposizione oggi, altri invece hanno cercato il sostegno dell'amministrazione Trump. Tutto questo è accaduto a causa della sistematica repressione della sinistra dalla rivoluzione del 1979. In effetti, alcuni sostengono che la pietra angolare di questo regime sia fondata sulla soppressione della sinistra e delle donne.
Il punto luminoso in mezzo a tutta la confusione sono stati gli studenti. Il terzo giorno, hanno veramente spostato il paradigma della rivolta, principalmente a Teheran, e questo si è diffuso in molte altre parti del paese. Si sono opposti agli slogan reazionari con "anche le donne si sono unite a noi, ma voi uomini pigri ve ne state fermi", hanno cambiato lo slogan filo-nazionalista "né Gaza, né Libano, morirò solo per l'Iran" con uno slogan molto più profondo di "Da Gaza all'Iran, abbasso gli sfruttatori". Hanno anche aggiunto alcuni slogan di classe che promuovono consigli o incoraggiano le persone a superare il finto dualismo di riformisti e fondamentalisti. Questo è stato immediatamente riconosciuto dalle autorità come punto di rottura. Da allora hanno arrestato tutti gli studenti e i corrispondenti attivisti. I servizi segreti hanno visto questa situazione come l'occasione perfetta per sopprimere la sinistra per un altro decennio.
Questo progetto è ancora in corso e tutta la sinistra può sperare in questo momento di sopravvivere a questa situazione e lanciare un contrattacco a tempo debito.
NOTE
1. le elezioni presidenziali e locali del maggio 2017 hanno portato alla rielezione di Rouhani per un secondo mandato, con il 57.14% dei voti contro il conservatore Ebrahim Raisi che ha avuto il 38.28%, con un 73% di partecipazione al voto;
2. sulle rivolte per il cibo del 1991/92 a Mashad e per proteste degli studenti del 1999, vedi http://www.merip.org/mer/mer191/squatters-state
3. https://libcom.org/news/article.php/iran-bus-strike-update13-300106
*Fonte articolo: https://libcom.org/news/iran-bread-jobs-freedom-05012018
Armin Sadeghi è un attivista iraniano. Il testo è ripreso dalla traduzione inglese fatta dal sito libcom.org
Ci è sembrato un contributo molto interessante, non di “analisi complessiva” della situazione iraniana, ma di un punto di vista che consideriamo importante e su cui riflettere nella nostra idea di solidarietà internazionalista.
Traduzione di Piero Maestri