Il movimento di solidarietà con i/le migranti smaschera il progetto auritario del governo belga

Tue, 13/02/2018 - 11:20
di
France Arets, Mathilde Dugaucquier, Axel Farkas, Freddy Mathieu, Hamel Puissant, Daniel Tanuro (membri di Gauche Anticapitaliste)*

Qualcosa si sta muovendo « nell’opinione pubblica » di questo paese [nrd. Belgio]. Non c’è certezza che veramente esista una “maggioranza silenziosa” a sostegno della “politica d’asilo” di Théo Francken, del governo e dell’Unione Europea. Quel che è certo, invece, è che un numero crescente di donne e uomini non vogliono più saperne di questa politica, e che sono pronte e pronti a opporvisi con la pratica, dando sé stesse e sé stessi, controcorrente. Anche all’ultimo momento e, se c’è bisogno, senza aspettare il sostegno effettivo delle grandi strutture politiche, sindacali e associative.

«Bisogna essere gentili»

Quattrocento persone si sono mobilitate in due giorni, il 30 dicembre scorso, per denunciare le espulsioni di migranti e le bugie del Segretario di Stato all’asilo. L’appello a manifestare il 13 gennaio che era stato lanciato in quell’occasione, ha fatto scendere in piazza più di 8000 persone. Più di 3000 erano presenti anche il 21 gennaio (una domenica sera alle 19, nella pioggia e nel freddo!) per impedire le retate delle forze dell’ordine pianificate dal ministro Jan Jambon. Eppure, questo appello era stato lanciato soltanto 48 ore prima sui social network…

Ma non è solo il numero di manifestanti ad aumentare. Man mano che vanno avanti le azioni, si sta instaurando un clima di fraternità gioiosa, d’indignazione morale, di disobbedienza civile, di determinazione ribelle e d’implicazione personale. Molti dei cartelli improvvisati lanciano dei messaggi forti. Il 13 gennaio, un ragazzino portava un cartellone su cui c’era scritto “bisogna essere gentili”. Effettivamente, la politica d’asilo è “cattiva”, dirlo non è infantile! Molto percettibile nella manifestazione del 13 gennaio, questa atmosfera era ancora più forte nella magnifica catena umana della Gare du Nord.

Per i valori etici e i diritti democratici

A questo slancio generoso, il governo oppone dei discorsi fascisti che banalizzano l’ignobile, una politica inumana, delle menzogne (“Abbiamo evitato una nuova Calais”, “Il governo precedente portava avanti una politica delle frontiere aperte”), dei tentativi razzisti di istigare una parte della popolazione contro un’altra e un’impennata della repressione (raid domiciliari, minacce sull’aiuto medico d’urgenza, etc.).

Sempre più uomini e donne dicono “basta” e si uniscono nella diversità per dirlo con forza. La fiducia in sé stessi/e cresce, la determinazione si rafforza. “Gli esseri umani e la vera giustizia sono dal nostro lato, abbiamo ragione di ribellarci per questi valori, di sfidare le autorità e di organizzare noi stessi la solidarietà. Non molleremo. Continueremo questa lotta perché questa ha come obiettivo la dignità de tutte e tutti (gli esseri umani). Quella dei e delle migranti, ovviamente. Ma anche la nostra. Perché non saremo degni d’umanità se tollerassimo che una politica inumana sia portata avanti in nostro nome”. Questo è il messaggio che, in sostanza, si esprime in queste azioni.

Quelli e quelle che vi si mobilitano ne sono coscienti: oltre ad i valori etici, sono anche i nostri diritti democratici ad essere in gioco. Non c’è libertà che valga fra i muri di una fortezza, ai piedi della quale più di 40.000 migranti sono morti in pochi anni. Non c’è libertà che valga in una società dove i/le migranti sono sfruttati/e, perseguitati/e, rubati/e, richiusi/e, criminalizzati/e ed espulsi/e sotto i nostri occhi. Non c’è libertà che valga in uno Stato militarizzato, dove l’esercito setaccia le strade e dove la solidarietà rischia di diventare un delitto.

Una mobilitazione inattesa e paradossale

È da qualche anno ormai che il neoliberismo attacca il welfare, i salari, le condizioni di lavoro, il settore pubblico, i disoccupati, i malati. I ricchi s’arricchiscono, i poveri si impoveriscono. Cominciata sotto i governi precedenti, questa offensiva è raddoppiata sotto il governo MR-NVA. I sindacati non sono riusciti a fermarlo. La destra lascia passare tutto quel che le serve. In un contesto di depressione, può sembrare paradossale vedere quanta gente si mobiliti spontaneamente in favore di sans-papiers e di candidati/e rifugiati/e – una problematica reputata “difficile” nell’attuale clima razzista e securitario.

Questo paradosso si spiega prima di tutto, dalla forte carica anti-etica della politica statale. In effetti, valori umani fondamentali, di rispetto e di solidarietà, vengono calpestati liberamente. Ma troppo è troppo. Dove arriveremo se lasciamo passare tutto questo? Un numero sempre maggiore di persone è pronto a resistere per evitare un ritorno agli anni Trenta del secolo passato.

Le forme del movimento favoriscono questa radicalizzazione. Da qualche anno, i/le sans-papiers si organizzano fra loro per difendere i loro diritti, mostrando sempre solidarietà con il resto del mondo del lavoro. Il loro esempio si espande a macchia d’olio. Davanti alle carenze dello Stato, dall’inizio della “crisi di accoglienza dei/delle rifugiati/e” dei/delle cittadini/e (con e senza documenti) hanno iniziato ad occuparsi dell’accoglienza dei/delle migranti del Parc Maximilien. Il loro impegno si è prolungato nel movimento d’accoglienza. Centinaia di persone vi partecipano, con il sostegno di migliaia di altre ancora. Vi si sono creati dei legami sociali, a partire da quel che i/le migranti sono in realtà, giovani uomini e donne in sofferenza e alla ricerca di benessere e sicurezza. Quindi, per un numero crescente di persone di tutti i ceti sociali è inutile che Francken, Jambon ed il governo agitino il mito del migrante criminale o del rifugiato terrorista.

Quando le/gli oppressi mostrano la strada

Un’idea spesso difesa a sinistra è che il razzismo (come il sessismo e l’omofobia) divida gli/le sfruttati/e ed affievolisca il combattimento per un’altra società. È evidente. Ma le organizzazioni che credono che sia sufficiente ignorare il razzismo perché questo cessi di produrre i suoi effetti si stanno sbagliando. Al contrario, bisogna combattere il razzismo (e il sessismo e l’omofobia) senza concessioni, in tutti gli ambiti, anche all’interno della sinistra. Senza fare questo, l’unità nel mondo del lavoro sarà una falsa unità. Ed una falsa unità non può portare ad una vera alternativa. Dominata dai “valori bianchi”, una falsa unità si farà a scapito di sfruttati/e ed oppressi/e: migranti, donne e giovani – in particolare le giovani donne senza documenti, che costituiscono il gruppo più ferocemente discriminato di tutta la piramide sociale.

La sinistra ha spesso avuto come strategia di unirsi intorno alle sue avanguardie: i minatori, i lavoratori della siderurgia, i metalmeccanici. I settori detti “deboli” erano relegati al secondo piano. La lotta dei/delle migranti – ma anche quella dei/delle fattorini/e di Deliveroo – mostra che altre strategie si stanno affermando. In entrambi i casi, in effetti, sono dei precari a trovarsi in prima linea. La loro resistenza solleva un’ondata di comprensione che si traduce in atti. Una grande sorpresa per il governo di destra. Pensava di poter approfittare dei mesi al potere che ancora gli restano per far trionfare l’individualismo neoliberale. Oltre a questo, scopre con rabbia che la solidarietà non ha detto la sua ultima parola, e che può anche portarlo sulla difensiva. E come reagisce? Con una pericolosa deriva autoritaria, demagogica e populista.

Autoritarismo? Il progetto sulle retate domiciliari va di pari passo con altre trovate anti-democratiche: cittadini-poliziotti volontari, delazione retribuita, soppressione dei giudici d’istruzione, attacchi al diritto di sciopero, budget delle pensioni ritirato dalla gestione paritaria del welfare… E intanto la demagogia populista sta battendo dei record. Dopo l’incidente fra polizia e migranti in un’area di servizio a Grand Bigard, Théo Francken ha accusato i sindacati di difendere i/le migranti invece che i/le camionisti/e…camionisti/e che il neoliberismo tratta poco meglio dei sans-papiers. Dopo il successo della catena umana, Bart De Wever minaccia: se il sostegno ai e alle migranti continua, bisognerà tagliare sul welfare… welfare che però sta massacrando da anni.

Giù le maschere: per continuare ad applicare la sua politica di austerità al servizio dei ricchi, questo governo è pronto ad aizzare i poveri contro i più poveri, a trovare dei capri espiatori e ad instaurare uno Stato autoritario. È inaccettabile. A questo punto non bisogna più esitare: bisogna unificare la lotta intorno ai e alle migranti e di tutti/e quelli/e che la sostengono.

Convergenza delle lotte

Quello che succede ai/alle migranti è una fonte d’ispirazione. Perché sta mostrando la ricchezza dell’attivismo, della generosità, del mutuo aiuto, dell’umanismo, della dedizione e dell’inventività che si liberano quando sono le persone a gestire da sé la propria lotta. Piuttosto che le reazioni gelide, passive ed egoiste del tipo “E noi? E i nostri poveri? Perché dovremmo far tanto per quelle persone là?”, sarebbe mille volte più intelligente – e più efficace – ispirarsi alla dinamica di auto-organizzazione e di auto-attività messa in atto da “quelle persone là”- e anche dai/dalle fattorini/e di Deliveroo.

Non è il momento delle divisioni nei ceti popolari (senza fissa dimora contro sans-papier, precari/e contro lavoratori/rici fissi/e, impiegati/e contro funzionari/e, giovani contro pensionati/e, malati/e contro sani/e, etc.). È il momento della lotta di tutte queste categorie per i loro diritti e per la convergenza delle lotte contro la dittatura neoliberale, per un’alternativa socialmente giusta, generosa, rispettosa dell’ambiente. Un’alternativa che condivida le ricchezze, assicuri l’uguaglianza di diritti, che garantisca la libertà di circolazione e di trasferimento a tutte e tutti. Un’alternativa anticapitalista.

Nel momento in cui scriviamo queste pagine, uno studio Oxfam rivela che l’1% più ricco del pianeta si è accaparrato l’82% della ricchezza creata nel 2017. Grazie soprattutto al governo Michel, complice dei ricchi truffatori! Le sofferenze dei e delle migranti sono l’espressione più evidente di questa ingiustizia. Ma tutti gli strati del mondo del lavoro la subiscono a diversa intensità. Tutte e tutti siamo sfruttati/e, oppressi/e, umiliati/e, discriminati/e. Tutte e tutti possiamo essere gettati/e via da un giorno all’altro, come fazzoletti sporchi. Tutte e tutti, insieme, possiamo cambiare questa situazione. Ricreiamo legame sociale attraverso la resistenza attiva alle politiche neoliberali. Facciamo dell’esempio dei mille legami che si sono stretti al Parc Maximilien il punto di partenza della controffensiva delle solidarietà.

*Fonte articolo: https://www.gaucheanticapitaliste.org/le-mouvement-de-solidarite-avec-le...
Traduzione a cura di Simone Ranocchiari