Cosa sta succedendo in Nicaragua?

Wed, 02/05/2018 - 08:32
di
Tomas Andino Mencía*

Cosa sta succedendo in Nicaragua? Spiegazione da un punto di vista critico e di sinistra.

Il mondo è rimasto sorpreso dall'impressionante mobilitazione popolare, principalmente giovanile, scoppiata in Nicaragua dopo il rifiuto della riforma del sistema di previdenza sociale e che si è poi evoluta fino ad arrivare a chiedere le dimissioni del governo. Il suo costo è tragico: decine di morti, feriti e arrestati, centri di studio e lavoro distrutti, l'attività economica semi-paralizzata.

Questi fatti necessitano di una spiegazione e possiamo dire che ve ne siano addirittura tre: quella della destra e dell'impero “gringo”, quella del governo nicaraguense e quella che viene avanzata dalla sinistra critica.

La spiegazione della destra e dell'impero è che il governo nicaraguense è un governo “socialista” o di “sinistra”, che per sua natura è quindi dittatoriale e nemico della democrazia. Ma se fosse così la proprietà sarebbe collettiva, statale o comunitaria e invece così non è: la proprietà privata capitalista è onnipresente e il paese ha un'impronta neoliberista così come molti altri paesi dell'America Latina. Questo argomentazione, quindi, non aiuta a leggere la situazione reale.

La spiegazione fornita dal governo tende invece a dipingere i movimento delle e dei giovani nicaraguensi come una cospirazione della CIA. Nel suo discorso del 21 aprile, Daniel Ortega li ha accusati di essere “piccoli gruppi di ultradestra” che vogliono “distruggere la pace di cui gode il Nicaragua”, facendo così passare il suo governo come “vittima” di un'offensiva ben orchestrata, simile a quella che ha colpito il Venezuela.

La mia spiegazione non ha nulla a che vedere con le due precedenti. Secondo me siamo davanti ad un'esplosione di malcontento sociale molto profondo, accumulato nei decenni, che ha come base un'insieme di contraddizioni tra governo e popolo, incubate nel seno del capitalismo nicaraguense, attraverso decisioni impopolari e atteggiamenti dittatoriali e autoritari del duo Daniel Ortega – Rosario Murillo.

Considererò solo dieci di queste contraddizioni.

1) La decisione di far costruire da un'impresa cinese il canale interoceanico, con un costo economico (50mila milioni di dollari) e sociale elevatissimo, ha generato un forte malcontento perché significa la distruzione di molte comunità rurali, ovviamente contro la loro volontà, e la cessione della sovranità territoriale alla suddetta impresa per 100 anni. È quindi nato un ampio movimento contadino e cittadino che si oppone a questa decisione e che, nonostante venga represso e insultato dal governo, ad oggi è pienamente attivo.

2) L'attività estrattiva, in particolare quella mineraria, ha visto quasi duplicare la superficie concessagli (che è passata dal 12% al 22%), il che ha generato forti conflitti nelle aree rurali, e il governo ha risposto con la repressione dei movimenti ambientalisti.

3) L'estensione delle monoculture industriali, come la palma africana e lo zucchero, ed il grande incremento degli allevamenti stanno lasciano sempre meno disponibilità di terre ai contadini.

4) La scarsa attenzione alla tutela dell'ambiente, la cui ultima manifestazione è stata l'inerzia del governo di fronte all'incendio nella riserva Indio Maiz, ha provocato la mobilitazione e la protesta di settori giovanili.

5) Il controllo restrittivo nei confronti delle ONG, specialmente quelle che si occupano di diritti umani e diritti delle donne, che al governo non perdonano l'arbitrarietà, la repressione e le accuse di abusi sessuali, mantiene alta la tensione nelle relazioni tra l'esecutivo e la cosiddetta “società civile”.

6) La rielezione del presidente, che la Costituzione proibisce, è stata imposta grazie ad una sentenza della Corte Suprema, il che è stato visto come una mossa autoritaria.

7) Lo stesso effetto hanno avuto le accuse di frode elettorale nelle ultime due elezioni presidenziali, dove si è imposta la “formula orteghista”.

8) La vicepresidente Rosario Murillo, moglie di Ortega, esercita un ferreo controllo sui mezzi di comunicazione, tanto da arrivare a proporre il controllo delle reti sociali e provocando il forte risentimento dei media indipendenti.

9) La corruzione dei funzionari pubblici, che diventano milionari da un giorno all'altro, alimenta un profondo malessere, accresciuto dal dato di fatto che nel frattempo il popolo deve affrontare non poche difficoltà economiche. La stessa coppia presidenziale viene criticata per aver accumulato ricchezze, a partire dall'accordo siglato con Arnoldo Aleman [1] e dal fatto che amministra circa 4 mila milioni di dollari del progetto ALBA senza rendicontare dove e come vengono investiti. Vale la pena ricordare anche il caso dell'appropriazione indebita milionaria compiuta dall'amministratore degli aeroporti, in mano a Orlando Castillo Guerrero.

10) Dopo vari anni di buone relazioni con il governo, una parte del mondo industriale nicaraguense inizia a dubitare che sia conveniente continuare lo sposalizio che da un decennio mantiene con gli Ortega-Murillo, periodo durante il quale ha tratto pieni benefici, per paura di perdere i favori dell'impero, dopo che Donald Trump, con il Nica-Act, ha iniziato ad applicare sanzioni ai funzionari nicaraguensi.

Ma a prescindere da tutto quanto, il Nicaragua gode di una buona reputazione, visto le sue risorse lavorative e l'assenza di delinquenza. Di fatto molte maquiladoras si trasferiscono in Nicaragua perché lì i salari degli operai sono tra i più bassi del Centro America e in queste condizioni le imprese capitaliste si sentono come in paradiso. L'assenza di delinquenza, che va di pari passo con il livello di impiego della popolazione, è in effetti la migliore condizione competitiva.
Il Nicaragua dunque è un paese che ha visto un'importante crescita capitalista diseguale, in cui si sono accumulate forti contraddizioni economiche e sociali, rispetto alle quali la cittadinanza sarebbe desiderosa di esprimersi e manifestarsi ma non ha potuto farlo, o non è stata presa seriamente o se l'ha fatto ha dovuto subire discriminazioni e repressione.

INSS (Istituto Nicaraguense di Sicurezza Sociale), il conflitto detonante

In tale contesto si è prodotto il conflitto sulla riforma dell'INSS, voluta dal Fondo Monetario Internazionale. Non è la prima volta che si fa una riforma previdenziale (nel 2013 ce ne fu una che fallì), ma questa volta ha coinciso col momento in cui il malcontento, per le cause sopra elencate, è al suo punto massimo, soprattutto tra i/le giovani nati dopo la Rivoluzione del 1979. Le proteste sono iniziate da chi è stato direttamente colpito: le pensionate e i pensionati. A loro sono seguiti gli studenti e poi altri settori della popolazione. Alla fine anche gli imprenditori, dopo aver rotto il tavolo dei negoziati con la Commissione Tripartita, si sono uniti alle proteste.
La crisi attuale non è dunque un fulmine a ciel sereno, ma ha dei presupposti rilevanti che la motivano. Problemi strutturali e congiunturali di difficile soluzione, in mano ad una coppia presidenziale chiusa, autoritaria e repressiva.

L'irrazionalità dell'argomentazione ufficiale

Per quanto detto, venire a dire che le manifestazioni sociali sono una “cospirazione” per destabilizzare il governo, ordita da piccoli gruppi di ultra destra, è un'affermazione degna di un governo dittatoriale, incapace di risposte razionali e all'altezza dei problemi rappresentati e che insulta l'intelligenza delle persone.

Perfino il più disinformato spettatore potrebbe notare che è impossibile che la CIA abbia tanti agenti infiltrati e pagati in tutto il paese, tra i pensionati, i lavoratori e i giovani studenti universitari, pronti ad agire nel momento giusto e a destabilizzare il governo. Ma è comprensibile: il governo, abituato com'è a imporre le proprie decisioni, non si sarebbe mai aspettato una tale reazione sociale e non ha potuto inventare una spiegazione migliore.
È la classica strategia di un governo “progressista” che si sente messo alle strette dal suo popolo: manipolare il sentimento antimperialista della gente, che nutre un profondo rispetto nei confronti della Rivoluzione Sandinista del 1979 (compreso il sottoscritto), perché creda a qualsiasi cosa solo perché l'ha detta il “leader”, Daniel Ortega.

Argomentazioni che rasentano l'assurdo. Per esempio hanno sostenuto che gli studenti universitari distruggono le università, che come dei cecchini sparano contro i loro compagni, che torturano e fanno scomparire altri studenti; che bruciano edifici pubblici per provocare il ripudio sociale nei loro confronti...Un manuale di un movimento suicida, che sembra scritto piuttosto dalla polizia militare honduregna o dal (discusso NdT) presidente dell'Honduras Juan Orlando Hernandez.

Non dicono che la violenza è scoppiata inizialmente ad opera di bande giovanili motorizzate al servizio del governo, che vengono usate come gruppi provocatori e carne da cannone contro altri giovani. Il tutto sotto lo sguardo e la supervisione della polizia. E quando i giovani si difendono da questi gruppi o quando scaricano la loro indignazione contro simboli governativi, allora la versione ufficiale ha finalmente la “dimostrazione” delle proprie accuse. Si credono forse di aver a che fare con degli sciocchi? Fortunatamente la diffusione dei cellulari ha consentito di filmare i gruppi provocatori governativi che si sono resi protagonisti di queste violenze.

Alcuni compagni tendono a fare comparazioni semplicistiche, dicendo che un copione simile è stato usato dai gringos in Venezuela. Se stessimo parlando del Presidente venezuelano Nicolas Maduro, allora la spiegazione di Ortega avrebbe senso perché, in Venezuela le “guarimbas” (protesta organizzata in zone residenziali, con blocco delle strade ma senza scontri con la polizia NdT) sono state organizzate da un partito di estrema destra (Voluntad Popular, il partito di Leopoldo Lopez) per destabilizzare quel governo. Ma NON è il caso del Nicaragua, dove il movimento è stato autoconvocato da settori progressisti e dai giovani universitari. Perché l'analisi sia oggettiva deve basarsi sulla realtà.

Vedere le cose in quest'ottica consente di spiegare alcune cose “strane” del governo nicaraguense.

Non è strano che quello di Ortega sia stato il primo governo a riconoscere Juan Orlando Hernandez come presidente e che non abbia mai criticato la repressione criminale che questi ha ordinato contro il popolo honduregno? Non è strano che il governo nordamericano durante gli ultimi undici anni non abbia dato fastidio a Ortega con nessun serio tentativo di “destabilizzazione”? Facendo una comparazione, nello stesso periodo, l'impero ha promosso golpe in Venezuela, Honduras, Paraguay ed Ecuador. A prescindere dal fatto che il Nicaragua è un paese molto più debole di quelli, durante tutto questo tempo, gli USA l'hanno lasciato in pace.
Questo si spiega con la luna di miele durata undici anni e che ha beneficiato le imprese private, nazionali e internazionali, consentendo a tutti – inclusi i governi honduregni di Pepe Lobo e JOH e la chiesa cattolica nicaraguense – ricchi affari. (Da qui lo slogan della chiesa sul “Socialismo Cristiano e solidale”).

Ma questo è il passato. Oggi la coppia presidenziale Ortega-Murillo deve fare i conti con l'ostilità dell'impero che cerca di addomesticare il loro governo con azioni di boicottaggio economico, facendo leva sul “divorzio” con l'impresa privata nazionale o di un suo importante settore e deve vedersela con l'attivo dissenso di buona parte del popolo. La strada che intraprenderà il paese dipenderà sia dalla risposta che il governo darà al movimento di protesta promosso dai giovani e da altri settori popolari, sia dalla capacità che questo movimento avrà di conquistare migliori standard democratici e sociali. È ancora troppo presto per dire cosa accadrà. Ma non vi è dubbio che, con la mobilitazione sociale delle ultime settimane, che essa avanzi o regredisca, comunque è iniziata una nuova era nella quale un nuovo soggetto storico si è sollevato senza paura di prendere la parola e decidere il suo destino.

Fonte articolo: https://criterio.hn/2018/04/22/que-pasa-en-nicaragua/
Traduzione a cura di Marco Pettenella
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[1] Presidente del Nicaragua dal 1997 al 2002, Aleman è considerato uno dei leader politici più corrotti al mondo. Pur dichiarandosi oppositore di Ortega, l'accordo politico tra il suo partito (Partito Liberale Costituzionalista) ed il Fronte Sandinista, ha rafforzato il bipartitismo e ridotto a meno del 40% la soglia elettorale per vincere le presidenziali. Questi elementi hanno contribuito alla vittoria “sandinista”. NdT