1.459 giorni di resistenza

Mon, 23/01/2017 - 10:11
di
Angela Davis*

Pubblichiamo di seguito l'intervento di Angela Davis alla straordinaria manifestazione a Washington nel giorno dell'insediamento di Trump. Le ultime 48 ore negli Usa, pur con tentativi di egemonizzare la protesta da parte dell'establishment del partito Democratico, hanno mostrato la possibilità della nascita di un nuovo movimento sociale di resistenza. E che ciò sia accaduto in un giorno di mobilitazione lanciato dalle donne è ancora più rilevante.
Qui il video dell'intervento originale.

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In un momento difficile della nostra storia, ricordiamoci che noi, le centinaia di migliaia, le milioni di donne, persone trans, uomini e giovani qui alla Women’s March, rappresentiamo le potenti forze del cambiamento, determinate a impedire alle moribonde culture del razzismo, dell’etero-patriarcato di crescere ancora.

Noi sappiamo di essere gli agenti collettivi della storia e che la storia non può essere cancellata come fosse una pagina web. Noi sappiamo che le terre su cui siamo oggi riuniti sono indigene e noi seguiamo l’esempio delle prime popolazioni che, nonostante i violenti genocidi di massa, non hanno mai rinunciato alla lotta per la terra, per l’acqua, per la cultura, per il loro popolo. Salutiamo oggi, in particolar modo, i Sioux di Standing Rock.

Le lotte per la libertà del popolo nero, che hanno modellato la vera natura della storia di questo paese, non possono essere spazzate via con un movimento della mano.
Non possiamo dimenticare che le vite dei neri sono importanti!
Questo è un paese ancorato alla schiavitù e al colonialismo, che vuol dire che, bene o male, la storia degli Stati Uniti d’America è una storia di immigrazione e di schiavitù. Estendere la xenofobia, lanciare accuse di omicidio e di stupro e costruire muri non cancella la storia.
Nessun essere umano è illegale!

La lotta per salvare il pianeta, per fermare il cambiamento climatico, garantire l’accessibilità all’acqua nella terra dei Sioux, di Flint, Michigan, nella West Bank e a Gaza. La lotta per salvare la flora e la fauna, per salvare l’atmosfera: questo è il punto di partenza della lotta per la giustizia sociale.
Questa è una marcia delle donne, e questa marcia delle donne rappresenta la promessa di femminismo contro il potere pernicioso di uno stato di violenza. Un femminismo inclusivo e intersezionale ci chiama a riunirci nella resistenza al razzismo, all’islamofobia, all’antisemitismo, alla misoginia, allo sfruttamento capitalista.

Si, noi salutiamo la battaglia per il salario minimo orario di quindici dollari! Noi ci dedichiamo alla resistenza collettiva! Resistenza ai miliardari speculatori ipotecari e gentrificatori. Resistenza alle privatizzazioni della sanità. Resistenza agli attacchi contro i musulmani e contro i migranti. Resistenza agli attacchi alle persone con disabilità. Resistenza contro lo stato di violenza perpetrato dalla polizia attraverso il complesso del sistema penitenziario industriale. Resistenza alla violenza intima e istituzionale di genere, specialmente contro le donne trans di colore.

I diritti delle donne sono diritti umani in tutto il pianeta, e per questo diciamo libertà e giustizia per la Palestina! Celebriamo l’imminente liberazione di Chelsea Manning e Oscar López Rivera. Ma diciamo anche: libertà per Leonard Peltier! Libertà per Mumia Abu-Jamal! Libertà per Assata Shakur!

Nei prossimi mesi e anni saremo chiamate a intensificare le nostre richieste di giustizia sociale per intensificare la nostra militanza nella difesa dei popoli più deboli. Colui che ancora difende la supremazia del bianco etero-patriarcato maschile farà bene a stare attento!

I prossimi 1.459 giorni dell’amministrazione Trump saranno 1.459 giorni di resistenza: Resistenza sul territorio, resistenza nelle aule, resistenza sul lavoro, resistenza nella nostra arte e nella nostra musica!
Questo è solo l’inizio e, dicendolo con le parole dell’inimitabile Ella Baker: “Noi che crediamo nella libertà non possiamo riposarci fino a quando non arriverà”!

*Traduzione di Federica Sposato e Tatiana Montella