In occasione del tour in Italia dell'attivista di estrema destra Gilad Atzmon pubblichiamo una vecchia lettera scritta da attivisti e compagni palestinesi ed indirizzata agli attivisti solidali in cui si chiede una netta presa di distanza dall'antisemitismo e dal razzismo ed in cui si ribadiscono i presupposti di base del movimento di liberazione (red. internaz.)
Da molti anni Gilad Atzmon, un musicista nato in Israele che attualmente vive nel Regno Unito, si è autoinsignito del compito di definire al posto del movimento palestinese la natura della nostra lotta e della filosofia che ne è alla base tramite i suoi numerosi blog e gli sfoghi su internet, con dei discorsi e degli articoli. Ora è in viaggio negli Stati Uniti per promuovere il suo ultimo libro intitolato "L'errante chi?".
Con questa lettera chiediamo ai compagni palestinesi impegnati nell'organizzazione del tour, come anche agli attivisti solidali e agli alleati del popolo palestinese, di ripudiare Atzmon e di notare i pericoli insiti nel sostenere le sue attività politiche e le sue opere e nel fornire qualsiasi mezzo per la loro diffusione. Facciamo ciò in qualità di attivisti palestinesi che operano in vari continenti, in varie campagne e su diverse posizioni ideologiche.
Le idee di Atzmon si basano prevalentemente su un'asserzione che funge da trampolino per dei violenti attacchi contro chiunque non sia d'accordo con la sua ossessione per "l'ebraicità": ritiene che tutta la politica ebraica sia "tribale" e fondamentalmente sionista. Per Atzmon il sionismo non è un progetto coloniale bensì un progetto trans-storico "ebraico", parte integrante di chiunque si definisca ebreo. Quindi non ci si può definire ebrei e sostenere la Palestina perchè identificarsi come ebreo significa essere un sionista. Non potevamo essere più in disaccordo, infatti riteniamo che il suo stesso ragionamento è sionista perchè accetta l'idea del sionismo e di Israele secondo cui l'unico modo per essere un ebreo è essere un sionista.
I palestinesi hanno affrontato due secoli di dominazione orientalista, colonialista ed imperialista della nostra terra natia e per questo, come palestinesi, troviamo un simile linguaggio immorale e completamente estraneo agli ideali di umanesimo, eguaglianza e giustizia su cui poggiano la lotta per la Palestina ed il suo movimento nazionale. Come hanno testimoniato nell'ultimo secolo numerosi attivisti palestinesi, i loro partiti, associazioni e campagne la nostra lotta non è mai stata, e mai lo sarà, contro gli ebrei e l'ebraismo, non importa quanto il sionismo insista nel dire che i nostri nemici sono gli ebrei. Invece la nostra lotta è contro il sionismo, un moderno movimento coloniale europeo simile ad altri movimenti che in molte altre parti del mondo puntano a rimuovere le popolazioni indigene e a costruire nuove società europee sulle loro terre.
Riconfermiamo che in questa analisi storica e fondazionale della nostra lotta non c'è alcuno spazio per qualsiasi attacco contro i nostri alleati ebrei, contro gli ebrei o l'ebraismo. Non c'è alcuno spazio per i negazionisti dell'Olocausto nè per legarsi in alcun modo con ragionamenti, associazioni ed entità di carattere complottista, orientalista, razzista e di estrema destra. Ricusare il sionismo, compresi il potere illegittimo delle istituzioni che sostengono l'oppressione dei palestinesi e l'utilizzo illegittimo delle identità ebraiche per proteggere e legittimare l'oppressione, non deve mai condurre ad un attacco alle identità ebraiche nè ad umiliare e negare le storie ebraiche in tutte le loro diversità.
Infatti consideriamo qualsiasi tentativo di adottare un linguaggio antisemita e razzista, anche se utilizzato all'interno di una politica autodescrittasi antimperialista ed antisionista, come una riaffermazione e legittimazione del sionismo. Oltre alla sua immoralità ciò eclissa il ruolo fondamentale dell'imperialismo e del colonialismo nel distruggere la nostra terra, nell'espellere il suo popolo e nel sostenere i sistemi e le ideologie dell'oppressione, dell'apartheid e dell'occupazione. Ti pone esattamente al di fuori della vera solidarietà con la Palestina ed il suo popolo.
L'obiettivo del popolo palestinese è sempre stato chiaro: l'autodeterminazione. Possiamo esercitare questo diritto inalienabile solo attraverso la liberazione, il ritorno dei nostri profughi (la maggioranza assoluta del nostro popolo) e l'ottenimento di uguali diritti per tutti attraverso la decolonizzazione. Perciò noi siamo con tutti gli eventuali movimenti che chiedono giustizia, dignità umana, eguaglianza e diritti sociali, economici, culturali e politici. Non comprometteremo mai i principi e lo spirito della nostra lotta di liberazione e non permetteremo ad un falso senso di opportunità di condurci ad un'alleanza con coloro che attaccano o malignano sulla nostra fratellanza politica con tutte le lotte di liberazione ed i movimenti per la giustizia.
Come palestinesi, sia in patria che in esilio, è nostra responsabilità collettiva affermare la nostra guida della nostra lotta di liberazione. Dobbiamo proteggere l'integrità del nostro movimento e per fare ciò dobbiamo continuare a controllare che coloro a cui diamo spazio ne attestino effettivamente i principi.
Quando il popolo palestinese richiede l'autodeterminazione e la decolonizzazione della nostra terra lo facciamo nella promessa e nella speranza di una comunità fondata sulla giustizia dove tutti siano liberi, eguali e benvenuti.
Fino alla liberazione e al ritorno.
Firmato
Ali Abunimah
Naseer Aruri, Professore emerito, University of Massachusetts, Dartmouth
Omar Barghouti, Attivista per i diritti umani
Hatem Bazian, Presidente dell'American Muslims for Palestine
Andrew Dalack, Membro del comitato di Coordinamento nazionale del US Palestinian Community Network
Haidar Eid, Gaza
Nada Elia, US Academic and Cultural Boycott of Israel
Toufic Haddad
Kathryn Hamoudah
Adam Hanieh, Docente, School of Oriental and African Studies (SOAS), London
Mostafa Henaway, Tadamon! Canada
Monadel Herzallah, Membro del comitato di Coordinamento nazionale del US Palestinian Community Network
Nadia Hijab, Scrittore e difensore dei diritti umani
Andrew Kadi
Hanna Kawas, Presidente della Canada Palestine Association e copresentatore di Voice of Palestine
Abir Kobty, Attivista e blogger palestinese
oseph Massad, Professore, Columbia University, NY
Danya Mustafa, Coordinatore nazionale della Israeli Apartheid Week US e di Students for Justice in Palestine- University of New Mexico
Dina Omar, Columbia Students for Justice in Palestine
Haitham Salawdeh, Membro del comitato di Coordinamento nazionale del US Palestinian Community Network
Sobhi Samour, School of Oriental and African Studies (SOAS), London
Khaled Ziada, SOAS Palestine Society, London
Rafeef Ziadah, Poetessa e difensore dei diritti umani