E' stato uno dei più grandi eventi degli ultimi tempi. E’ impossibile calcolare la quantità di persone scese in piazza se non con mezzi ad alta tecnologia. Quindi, per ora diciamo che eravamo decine di migliaia o addirittura centinaia di migliaia di persone. Fossimo stati mezzo milione o trecentomila non toglie nulla al grande successo della manifestazione.
Una manifestazione, tra l'altro, apertamente boicottata dalla maggior parte dei media (da quelli di destra fino ai moderati del gruppo Prisa). Il silenzio assordante dei media è diventata critica spietata quando la data si avvicinava e le colonne della Dignidad arrivavano a Madrid. Ignacio González è arrivato a dire "sono neo-nazisti" e altri più “accondiscendenti” ci hanno applicato l'aggettivo di "pericolosi anti-sistema di estrema sinistra".
Le ragioni sono evidenti, la marcia della dignità infatti ha raggiunto una notevole eco sociale. Per il Partido Pupular era intollerabile che nel manifesto si parlasse della crisi del regime del ’78 (nel 1978 venne proclamata l’odierna Costituzione spagnola) e che si chiedesse ai cittadini di ribellarsi contro l'ingiustizia sociale che soffriamo o per l’abrogazione dell'articolo 135 della Costituzione. Il PSOE (Partido Socialista Obrero Espanol) ha applicato la politica dello struzzo ed ora attende la fine della tempesta come ha fatto altre volte. Poi cercherà di venirci incontro con il solito slogan "ognuno ha il diritto di manifestare”.
Ma se il successo della manifestazione è passato sopra gli attacchi del PP va detto che i dirigenti sindacali del CCOO e UGT, e l'apparato di Rubalcaba, hanno dato una mano al successo della manifestazione. La foto di Toxo e Méndez che negoziano con il governo e i datori di lavoro nella stessa settimana in cui le colonne della Marcha de la Dignidad venivano a Madrid è un vero simbolo.
Questa è la situazione che hanno dovuto affrontare le persone e le organizzazioni che hanno organizzato la manifestazione: dalla SAT (Sindicato Andaluz de los Trabajadores), a decine di gruppi appartenenti al sindacalismo alternativo (Intersindical, Sindicato Feroviario, CGT, CNT, CIGA, CSI, ESK, ecc) e molti movimenti sociali e gruppi di ogni genere il cui elenco sarebbe interminabile. Anche le assemblee del 15M o PAH. Il grido della Dignidad lanciato da braccianti andalusi, ha avuto un seguito enorme tra i vari strati della società unendoci sia a livello statale che a livello sociale.
Pertanto, il 22M, come lo furono i grandi cortei organizzati dal 15M o dal movimento de las mareas, sono, in un modo o nell'altro, il prodotto di tre fattori convergenti: la crisi sociale, il rifiuto e l'incapacità delle cupole del sindacato di maggioranza di mettersi a capo della contestazione, e l'apertura di un nuovo ciclo di proteste, dove la tendenza è che sia la gente dal basso che si auto-organizza e decide di prendere nelle proprie mani la difesa dei propri diritti attraverso assemblee locali, reti sociali o altre manifestazioni.
La manifestazione a Madrid 22M ci lascia alcuni elementi molto interessanti di riflessione.
In primo luogo l’imponenza e la composizione sociale della manifestazione. Abbiamo detto che non andremo a calcolare dati che sono difficili da stimare. Ma è importante notare che la partecipazione è stata di decine di migliaia di lavoratori di varie parti dello Stato spagnolo. La presenza di gruppi come braccianti, minatori, lavoratori della metallurgia e del settore alimentare, dei disoccupati... uniti con altri gruppi meno "classici" come i lavoratori dell'istruzione, della salute, i pompieri e quelli della pubblica amministrazione... inoltre una grande presenza di giovani e in maniera minore, ma non meno significativa, di gruppi di donne che rivendicano il diritto all'aborto e di immigrati latinoamericani o africani che chiedono case e di abrogare la legge sull'immigrazione.
Era quindi una manifestazione di popolo con la rappresentazione massiccia dei settori che stanno soffrendo di più l’enorme attacco delle classi dominanti e delle classi politiche privilegiate. Popolo in senso generico e popolo dei lavoratori come espressione concreta di una rivendicazione soggettiva.
Quest'ultimo elemento ci porta a introdurre un secondo aspetto che abbiamo trovato significativo del 22M. Rispetto al 15M o al movimento delle maree, si ha l'impressione che ci sia un passo in più nella coscienza collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici. Nella manifestazione per la dignità del 22 Marzo questo soggetto (la classe operaia) non appare diluito, ma si manifesta in modo consapevole con slogan e presenza rivendicativa. Il 22M è stato un grande grido di protesta delle classi più colpite della crisi: "Basta, siamo stanchi e stufe! Non ce la facciamo più". Questo era il sentimento assolutamente maggioritario che io personalmente ho potuto notare.
Ci riamane da capire ancora due questioni. Se il passo che è stato fatto si darà continuità nella mobilitazione sociale ed anche se ci sarà una radicalizzazione politica. Per quanto riguarda il primo, non lo possiamo scartare, ma stiamo vivendo mesi di riflusso sociale dopo le grandi mobilitazioni del 2011-2013. Nei prossimi mesi il centro di gravità si troverà alle elezioni del Parlamento europeo e sappiamo che questo non è lo scenario migliore. Quindi abbiamo seri dubbi
Per quanto riguarda la radicalizzazione politica, anche se è solo una intuizione con pochi segni oggettivi al momento, l'impressione è che ci sia una tendenza che va verso sinistra. Questo spiegherebbe la grande presenza di IU (Izquierda Unida) e del PCE (Partido Comunista Espanol) nel corteo (con un numero significativo di giovani). Cioè, a differenza del PSOE, UGT e CCOO, la direzione di IU prende le distanze dalle opzioni istituzionaliste e offre il suo lato "combattivo" accanto ai nuovi processi che si stanno verificando. Le basi di queste organizzazioni vanno a sinistra e la direzione sta cercando di accompagnare questo processo che, pur non essendo suo, non vuole perdere di vista.
Questo elemento è estremamente importante per noi, sia come un elemento evidente di cui tener conto sia per le future strategie politiche. Ma questo dato già non fa più parte di questo articolo ma del futuro processo di riorganizzazione e costruzione di una sinistra anticapitalista.