
Razzismo e sessismo riguardano l’intera società. Gli ultimi mesi e, in particolare, le ultime settimane lo hanno dimostrato. Le politiche italiane ed europee sessiste e razziste toccano tutti e soprattutto tutte: si giocano infatti sui corpi delle donne, migranti e native.
Ci raccontano che i trafficanti sono gli unici responsabili delle morti in mare e delle violenze sulle e sui migranti. Non è così: precise politiche di blocco delle frontiere sono volute non solo dal governo Gentiloni ma anche da altri governi europei, che stringono accordi con la Turchia e la Libia. Chiudendo le frontiere, queste politiche negano la libertà di movimento lasciando aperti solo i canali che consegnano le vite di chi si muove alla morte, alla violenza sessuale e non solo, allo sfruttamento, alla schiavitù, alla tortura. Succede dai Balcani a Ventimiglia, dalla Turchia al Marocco, dal Sahel alla Libia e non solo.
Violenze, razzismo, sfruttamento non accadono solo ai confini ma anche nelle nostre città. Ricordiamo gli idranti di piazza Indipendenza a Roma, utilizzati contro donne, bambini e uomini che rivendicavano il loro diritto a decidere come vivere. Quelli di piazza Indipendenza e anche gli altri fatti di quest’estate hanno reso ancora più evidente l’analogia tra ciò che succede lungo le frontiere e ciò che accade nelle città. Le violenze contro le donne e le transessuali sono strumentalizzate per costruire e sostenere il razzismo, nascondendo il fatto che la violenza è prima di tutto maschile e patriarcale. In questo modo ci rappresentano o come vittime o come disponibili.
Il blocco della riforma della cittadinanza ha reso evidente come su questo terreno si giochino partite elettorali e politiche che ci riguardano tutte e tutti. L’arido dibattito sullo ius soli si è giocato sui corpi delle donne e delle loro figlie e figli, come se la questione fosse stabilire se questi corpi siano meritevoli o immeritevoli di accedere al privilegio della cittadinanza. A tutto questo siamo indisponibili e indisposte!
È arrivato il momento di mobilitarci e di generalizzare il conflitto che le migranti e i migranti, ogni donna e ogni soggettività quotidianamente esprime attraversando confini materiali e simbolici e opponendosi al patriarcato.
Vogliamo l’abolizione delle leggi Minniti Orlando e diciamo basta alle politiche nazionali ed europee che militarizzano sia i confini che la società, impoverendo e precarizzando la vita di tutte e tutti.
Una piattaforma sulle migrazioni non può che essere femminista e radicale. Scendiamo nelle piazze, libere di muoverci, libere di restare!
Libere di muoverci, libere di restare: contro ogni frontiera, permesso, asilo, diritti, cittadinanza e ius soli.
Rivendichiamo la libertà di muoverci e di progettare dove e come vogliamo il nostro futuro; l’abolizione del regime dei confini interni ed esterni, quelli del razzismo istituzionale quotidiano che alimenta la divisione patriarcale del lavoro e quelli che producono la violenza sulle donne attraverso i CPR e le deportazioni e i limiti alla libertà di circolazione. Rivendichiamo un permesso di soggiorno incondizionato, svincolato da lavoro, studio e famiglia; l’asilo per tutte le donne che si sottraggono alla violenza patriarcale ed economica sia nei paesi di origine che di transito; il libero accesso alla cittadinanza e ai diritti di welfare come condizioni della nostra libertà di lottare e della nostra autodeterminazione. Rivendichiamo lo ius soli e la cittadinanza immediata alle seconde generazioni e a chi vive e lavora in questo paese, perché non accettiamo confini tracciati sul nostro corpo. Sosteniamo le lotte delle migranti contro la gestione e il sistema securitario dell’accoglienza!
Non Una Di Meno – tavolo nazionale “femminismi e migrazioni”
*fonte: https://nonunadimeno.wordpress.com/author/nonunadimeno/ [2]