Risoluzione finale del III° incontro della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta

Mon, 12/02/2018 - 11:22
di
SIAL Cobas*

La rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta, costituitasi a marzo 2013 durante la riunione di Saint-Denis (Francia) è il risultato di anni di scambi e di lavoro in comune tra varie organizzazioni fondatrici. In questo modo – e sulla base degli orientamenti e delle pratiche sindacali comuni – si sono potute riunire organizzazioni sindacali, correnti sindacali e tendenze sindacali di numerosi paesi dell’America, d’Europa, dell’Africa e dell’Asia.

Due anni dopo, a giugno 2015, abbiamo organizzato un nuovo incontro internazionale, a Campinas (Brasile). In questa occasione, abbiamo tutti potuto constatare i progressi nella costruzione della nostra Rete, a cominciare dalla sua espansione, ma anche quanta strada dobbiamo ancora percorrere per dotarci a livello internazionale di strumenti in comune necessari a tutte le forze sindacali che rivendicano e praticano un sindacalismo di lotta anticapitalista, autogestito, democratico, ecologista, indipendente dai padroni e dai governi, internazionalista e contro tutte le forme di oppressione (maschilismo, razzismo, omofobia, xenofobia). La democrazia operaia, l’autorganizzazione dei lavoratori e le lavoratrici sono gli altri nostri riferimenti comuni.

Il terzo incontro internazionale si è svolto a Madrid (Spagna). E’ stata l’occasione per approfondire il lavoro comune sui temi precedentemente citati; ci siamo anche dati il tempo necessario per consolidare le nostre reti settoriali, perché è a partire dalle realtà concrete nelle aziende e nei servizi che progettiamo il sindacalismo.

Dato che l’oppressione patriarcale pesa su tutta l’umanità ed è necessario che la si combatta, questo tema era la priorità del nostro terzo incontro. In generale, abbiamo aggiornato le nostre analisi, le nostre proposte, le nostre strategie di azione, partendo dalla realtà, quella dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i paesi. Tutto ciò, con la prospettiva di raggiungere la soddisfazione delle rivendicazioni di oggi e anche della costruzione della società che vorremmo un domani.

La borghesia e i suoi governi conducono una guerra sociale contro i lavoratori e le lavoratrici.

Le crisi economica, finanziaria, ecologica e sociale si intrecciano e si autoalimentano. Questa crisi globale del capitalismo mostra lo stallo dello sviluppo basato sulla ripartizione sempre più ineguale della ricchezza prodotta dallo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, dalla deregolamentazione finanziaria, dal libero scambio generalizzato e dalla mancanza di rispetto degli obblighi ecologici. Per salvare i benefici degli azionisti e dei padroni, per assicurare il futuro delle banche e delle istituzioni mondiali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione mondiale del Commercio, ecc.) i governi e il padronato attaccano sempre più con maggior forza i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

I lavoratori e le lavoratrici subiscono sempre più le conseguenze di una delle crisi più gravi del capitalismo che è iniziata nel 2007. La situazione è sempre caratterizzata da un attacco senza precedenti alla qualità di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, per garantire i profitti dei banchieri e delle grandi aziende. L’imperialismo e la borghesia conducono una guerra sociale, riducendo i salari, le pensioni, i diritti, aumentando la povertà e le disuguaglianze.

Il sistema economico e politico attuale organizza il saccheggio di numerosi paesi, obbliga milioni di persone a lasciare il luogo d’origine per sopravvivere. E nega subito dopo tutti i loro diritti con il pretesto che sono immigrati.

Distruzione dei servizi pubblici, messa in discussione di tutti i diritti sociali, attacchi ai diritti sindacali, scherno delle libertà sindacali, sviluppo della precarietà e della disoccupazione per fare pressione sui popoli… sono gli stessi metodi che si utilizzano i tutti i paesi!

Per raggiungere i loro scopi, utilizzano tutti i mezzi: criminalizzazione, processo, arresti, interventi della polizia, occupazioni militari, ostacoli di ogni tipo ai diritti collettivi e individuali. La repressione è una delle loro armi contro coloro che resistono, si oppongono e costruiscono alternative. La nostra solidarietà, oltre le frontiere, è una delle nostre risposte.

Le riforme del lavoro e delle pensioni, gli attacchi ai salari, le condizioni di lavoro, le assicurazioni sociali, il servizio pubblico e le libertà democratiche formano parte di un piano strategico del capitalismo destinato a cambiare in modo duraturo e fondamentale la relazione di forza tra la classe dominante da un lato, lavoratori-lavoratrici e classi popolari dall’altro lato. Questo progetto si inserisce nel quadro di un capitalismo globalizzato, di un’economia che risulta concorrenziale alle regolazioni sociali, alle legislazioni, alle condizioni di lavoro. Tutto questo provoca una precarizzazione crescente nel mondo del lavoro.

La questione della salute e della sicurezza sul lavoro, le condizioni generali della qualità di vita per i lavoratori e le lavoratrici nei mezzi di comunicazione, acquisiscono nella lotta e nelle rivendicazioni un’importanza decisiva.

Nei paesi in via di sviluppo, evidentemente attraverso il colonialismo e l’imperialismo sempre vivi, queste situazioni condannano in massa gli umani a morire di fame o a emigrare, spesso mettendo in pericolo la propria vita, verso paesi dove sono vittime di forti discriminazioni. Il colonialismo e l’imperialismo opprimono ancora numerose popolazioni in tutto il mondo; il sindacalismo ha l’impegno di combattere queste forme di dominazione.

Il meccanismo di indebitamento asfissia i paesi e ci impoverisce: il loro debito non è il nostro; non dobbiamo pagarlo! Le politiche economiche e finanziarie presentate per far riprendere la domanda sembrano poco propense ad assicurare un rilancio economico forte e di lunga durata.

Ci sembrano illusorie le ipotesi politiche di governo che mirano alla conquista di posizioni istituzionali con l’idea di imprimere un diverso orientamento alle politiche nazionali e un nuovo impegno sociale che coinvolga tutte le classi attraverso gli strumenti classici di potere pubblico e nel quadro istituzionale creato per servire il capitalismo.

L’evoluzione dei blocchi economici politici portano a una radicalizzazione delle lotte sociali ed ecologiche e delle lotte tra i lavoratori e il sistema di dominazione in particolare.

Il diritto alla terra è un tema particolarmente importante in molti paesi, specialmente quelli che sono vittime del colonialismo e dell’imperialismo; dobbiamo essere attivi contro ciò, lottando per delle reali riforme agrarie collegate ai movimenti sociali che lottano per questo diritto.

Nel 2017, le lotte contro la repressione sono state evidenti. L’anno si aprì con una gigantesca mobilitazione delle donne contro Trump, negli Stati Uniti e il giorno della lotta della donna, l’8 marzo è entrato nella storia come una delle più grandi mobilitazioni globali.

Anche negli Stati Uniti, il movimento Black Lives Matter, così come le Peripheral Marches in Brasile, e altri movimenti in America Latina e Africa hanno espresso la lotta contro il razzismo. Nella resistenza all’omofobia e alla violenza ci sono state importanti mobilitazioni LGBTQ. Anche la lotta degli immigrati negli Stati Uniti e in Europa è di enorme importanza.

Siamo contrari a tutte le forme di esproprio e oppressione coloniale ed è per questo che contrastiamo il governo sionista di Israele e difendiamo la libertà della Palestina. Siamo per l’autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.

Per questo motivo, continuiamo con l’impegno di costruire e rafforzare l’unità internazionale dei lavoratori per combattere la criminalizzazione dei movimenti sociali, i piani di aggiustamento, le riforme peggiorative e le privatizzazioni, contro tutte le forme di oppressione e di espropriazione.

Rafforzare il sindacalismo per rompere il capitalismo

Il sindacalismo che rivendichiamo non nasce per siglare un patto con i poteri in carica e per convalidare misure antisociali. Il sindacalismo ha la responsabilità di organizzare la resistenza su scala internazionale, per costruire attraverso le lotte la necessaria trasformazione sociale. Vogliamo costruire un sistema fondato sui beni comuni, sulla ridistribuzione delle ricchezze tra coloro che le creano, cioè i lavoratori e le lavoratrici, fondato sui diritti dei lavoratori e le lavoratrici e sullo sviluppo ecologicamente sostenibile.

L’indipendenza del movimento sindacale che si mobilita e lotta costituisce effettivamente la questione chiave di questo periodo. In effetti, la scommessa è sconfiggere la strategia del sistema di dominazione del capitalismo globalizzato che cerca di imporre al lavoratore un arretramento storico, con la distruzione pura e semplice della sua capacità autonoma di organizzazione, di azione e di posizione a vantaggio del sindacalismo di collaborazione, persino della pura e semplice sparizione del movimento operaio; ed è qui che, una parte sempre più importante della popolazione mondiale, diventa proletaria e, di conseguenza, rimane in condizioni sociali sempre più difficili.

Confermiamo ancora una volta la nostra opposizione al sindacalismo ufficiale e la nostra volontà di pluralismo e democrazia sindacale. Questo non è in assoluto contraddittorio con la ricerca di unità di azione sindacale, di unità operaia, di unità di tutte le persone sfruttate e/o oppresse. Al contrario, fuggiamo dal relazionarci con coloro che si dicono sindacalisti e, allo stesso tempo, gestiscono fondi pensione e si lasciano corrompere dalla classe dirigente… Classe dirigente, che tra l’altro, ha fatto della corruzione il funzionamento abituale di una parte importante dei responsabili politici.

Il nostro sindacalismo unisce la difesa degli interessi immediati dei lavoratori e delle lavoratrici e la volontà di un cambio sociale profondo. Non si limita alla rivendicazione in campo economico, include temi come il diritto alla casa, alla terra, all’uguaglianza tra gli uomini e le donne, all’antirazzismo, al combattere l’omofobia e la xenofobia, l’ecologia, l’anticolonialismo, ecc.

Gli interessi che difendiamo sono quelli della classe operaia (lavoratori e lavoratrici in attività o pensionati, disoccupati e disoccupate, giovani che studiano). Di tutti i popoli, di tutte le regioni del mondo. Questo ci porta ad opporci frontalmente ai padroni, ai governi e alle istituzioni che sono al loro servizio, e rivendichiamo la nostra autonomia rispetto a tutte le organizzazioni politiche.

Sono state create diverse organizzazioni sindacali; le reti sindacali sono state create per settori professionali o geografici. Da una regione del mondo all’altra, le nostre storie sindacali, le nostre iscrizioni sindacali, sono differenti. Tuttavia, condividiamo ciò che è essenziale: siamo decisi ad avanzare nel coordinamento del sindacalismo di lotta su scala internazionale.

Vogliamo condividere le nostre esperienze, arricchirci delle resistenze e dei risultati di tutti, costruire l’unità attraversando le frontiere, costruire la solidarietà internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici. Di fronte alla crisi che colpisce i popoli di tutti i paesi e della quale il capitalismo è responsabile è necessario coordinare e unire le nostre lotte. Facciamo un appello ai collettivi sindacali ad unirsi a noi per costruire questa unità di azione sindacale, necessaria per combattere le regressioni sociali, conquistare nuovi diritti e costruire una società differente.

La costruzione e affermazione della RSISL è molto importante, in un mondo dove l’economia è sempre più globalizzata, diventa necessario affrontare uniti le aziende e una borghesia che ha i suoi store internazionali, sviluppando azioni di solidarietà attiva e campagne coordinate a livello mondiale per categoria, settori, paesi e continenti. A ciascuna di queste lotte è nostro dovere dare un senso strategico di lotta contro il capitalismo.

Prendiamo l’impegno a rafforzare, ampliare, rendere più efficace una rete di sindacalismo offensivo, di lotta, anticapitalista, democratico, autonomo, indipendente dai padroni, dai governi, in grado di costruire il cambiamento grazie a lotte collettive contro ogni forma di oppressione (maschilismo, razzismo, omofobia, xenofobia), ecologista e internazionalista.

Insieme lo delineiamo e insieme lo realizzeremo:

• Lavoriamo per la solidarietà internazionale ed in particolar modo contro ogni repressione antisindacale. La nostra battaglia avviene contro tutte le oppressioni, specie quelle contro le donne, i neri, i migranti e i soggetti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans).

• Agiremo in maniera unitaria e coordinata per appoggiare le lotte e le campagne internazionali, riaffermando il diritto all’autodeterminazione dei popoli.

Rafforziamo ed estendiamo il lavoro internazionale realizzato nei settori professionali (trasporti, educazione, call center, industria, commercio, salute, ecc.) e sui temi interprofessionali (diritti delle donne, i neri, gli LGBT, emigrazione, alloggio, ecologia, salute e lavoro…).

• Perseguiamo il lavoro di riflessione e di elaborazione sulle questioni critiche del sistema capitalista e delle alternative a questo.

• Mettiamo insieme i mezzi materiali necessari per il successo dei nostri progetti comuni: siti web, liste di scambio via e-mail, coordinamento per settori professionali, ecc. Le organizzazioni che fanno parte della Rete si faranno conoscere attraverso i propri strumenti (siti web, articoli di giornale, volantini, diffusione di testi comuni in ciascuna organizzazione, ecc.).

• Per essere più efficaci, organizziamo il coordinamento delle organizzazioni della Rete su scala mondiale: America, Europa, Africa…

La giornata internazionale della donna, l’8 marzo è un momento importante per tutte le battaglie femministe, e quindi per il sindacalismo: la Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta sostiene gli scioperi delle donne che avranno luogo quel giorno in tutto il mondo.

• Il 24 aprile 2013, sono morte sul lavoro 1135 persone a Dacca, in Bangladesh nell’incendio del Razza Plana. Sono state/i assassinate/i perché i capitalisti li facevano lavorare senza rispettare una minima regola di sicurezza. La Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta parteciperà alle manifestazioni organizzate il 24 aprile, per denunciare questo sistema economico e politico che uccide coloro che sfrutta.

• Le organizzazioni della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta organizzeranno le iniziative necessarie affinché il 1º maggio sia una giornata di lotta sindacale internazionale.

La lotta del popolo palestinese è il simbolo delle molteplici resistenze. La Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta parteciperà attivamente alle iniziative che si faranno il 15 maggio 2018, per il 70esimo anniversario della Nakba.

• L’azione sindacale contro le multinazionali è fondamentale. I nostri coordinamenti settoriali sono un mezzo per questo. Ma dobbiamo anche creare dei legami con i movimenti sociali che agiscono su questo piano. La Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta partecipa alle campagne comuni che rientrano nella nostra concezione di sindacalismo.

Abbiamo bisogno di momenti di convergenza internazionale. Ogni anno, coloro che orchestrano il capitalismo in tutti i nostri paesi si riuniscono a Davos (Svizzera) per organizzare il nostro sfruttamento e la razzia del mondo. La Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta propone di organizzare una manifestazione, nelle forme appropriate in ogni paese, durante la prossima edizione, nel 2019, di questo incontro a Davos. Questa proposta è una forma di manifestazione internazionale in direzione del Forum Economico Mondiale. Con queste azioni, sottolineeremo la nostra opposizione diretta ai capitalisti e ai governi che li servono.

*Fonte articolo: http://www.sialcobas.it/2018/02/risoluzione-finale-del-iii-incontro-dell...