All'aba di questa mattina a Roma la polizia si è presentata sotto diverse occupazioni abitative per prelevare 17 attivisti a cui hanno notificato 7 arresti domiciliari e 10 obblighi di firma. Un violento atto repressivo che coinvolge molte delle realtà sociali e politiche romane che hanno animato le mobilitazioni dello scorso autunno, in particolare colpiti compagni delle realtà del movimento per la casa, del centro sociale Acrobax, delle occupazioni giovanili Degage e Alexis.
I capi di accusa, pesantissimi, sono di adunata sediziosa, rapina, violenza, resistenza e lesioni aggravate a danno di pubblici ufficiali, danneggiamenti aggravati. Il tutto riferito alla manifestazione sotto Palazzo Chigi del 31 ottobre, seguita al corteo nazionale del 19 ottobre e all'accampata a Porta Pia dei giorni successivi in cui i movimenti per il diritto all'abitare avevano prima incontrato il Ministro Lupi chiedendo il blocco degli sfratti ed altre misure urgenti per il diritto all'abitare, e poi deciso di manifestare il 31 sotto alla Conferenza Stato-Regioni che discuteva proprio di politiche abitative. Quel corteo fu fermato in via del Tritone, provocando scontri e tensioni con manifestanti tutti a volto scoperto a rivendicare i propri diritti.
In mattinata al Lucernario occupato alla Sapienza si è tenuta una partecipata assemblea per esprimere solidarietà verso i compagni colpiti da questi pesanti provvedimenti e per reagire all'ennesimo tentativo di bloccare le richieste di diritti sociali da parte dei soggetti più colpiti dalla crisi con pesanti ritorsioni verso chi prova ad organizzare un dissenso complessivo alle politiche liberiste degli ultimi anni. Politiche che prima Berlusconi, poi Governi di Centrosinistra, poi ancora quelli di larghe intese (di Monti, di Letta, e tra poco pure di Renzi) hanno sostenuto e continuano a sostenere.
L'assemblea ha espresso un comunicato e lanciato per oggi pomeriggio alle 15,30 una mobilitazione da Piazza di Porta Pia per rivendicare per tutti/e libertà di movimento. DALLA VALLE ALLE METROPOLI, LE LOTTE NON SI ARRESTANO.