"Sono delle merde". Questo è stato il commento di Tosi, raccolto dal quotidiano locale L'Arena, nei confronti dei giornalisti di Report, dopo la dirompente puntata dell'altra sera, che ha finalmente sollevato il velo sul sistema di potere leghista a Verona. Effettivamente il sindaco starà schiumando di rabbia, perché il quadro che ne esce è al contempo impietoso e inquietante sul piano personale e politico. Ce ne è infatti un po' per tutti i gusti: testimoni che raccontano di video hard con un Tosi travestito da donna o in compagnia di transessuali in locali a luci rosse, usati come strumenti di ricatto; rapporti pericolosi con politici e imprenditori che vengono definiti "border line", ossia in odore di n'drangheta; scandali derivanti dalla nomina ai vertici della sanità veneta per la moglie di Tosi o nel consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di San Miniato per la sorella Barbara. Vengono intervistati pentiti di 'ndrangheta che fanno emergere i presunti agganci tra le famiglie calabresi e la Lega di Tosi con i nomi delle famiglie Giardino, Paglia, Marziano (per alcuni di loro i reati vanno dal riciclaggio al traffico di armi). Si fa riferimento agli appalti per edilizia e rifiuti.
Effettivamente è già da qualche mese che le denunce politiche della minoranza in consiglio comunale e le indagini della magistratura stanno provocando uno smottamento nel sistema "tosiano". Solo dall'inizio dell'anno sono saltati il vicesindaco Giacino, con delega all'Urbanistica e all'Edilizia privata, arrestato insieme alla moglie con l'accusa di corruzione e l'assessore Girolo, dimessosi provvidenzialmente la scorsa settimana prima che Report andasse in onda raccontando che la sua elezione è stata celebrata da esponenti delle succitate famiglie, nonché la vicenda di una ragazza rumena che avrebbe avuto soldi per ritirare la denuncia contro l'allora assessore per tentata violenza.
Peraltro non si può ignorare come il tutto si inquadri in una crisi complessiva della Lega Nord, la cui foto più recente è quella della manifestazione di domenica scorsa a Verona a favore degli “indipendentisti” arrestati. Scavalcata e messa in difficoltà dal movimentismo dei settori che in Veneto hanno animato nell’inverno scorso la stagione dei forconi, la Lega ha provato a recuperare consenso in chiave elettorale convocando una manifestazione alla quale però non hanno partecipato più di due mila persone. Da queste parti la Lega era abituata a ben altri numeri. Certamente gli scandali nazionali, dal tesoriere Belsito alle indagini sulla famiglia Bossi, passando per le rotture e divisioni nei vertici, che negli anni hanno creato lobby di riferimento contrapposte e i propri circuiti di affari più o meno corrotti, stanno portando a profondi ed incerti mutamenti nel tessuto politico di una regione che per molto tempo è stata dominata dal verde padano.
Anche la Lega, infatti, inizia a risentire della profonda diffidenza degli elettori e dei cittadini verso i partiti. Non a caso alle elezioni amministrative di due anni fa fu la lista Tosi a raccogliere più consensi, facendosi garante di quel patto di potere economico finanziario, costruito sul populismo razzista (che ha comportato anche la condanna definitiva in Cassazione per il sindaco, la sorella ed altri esponenti leghista per propaganda razzista) che ha portato Tosi al potere per due volte di fila. Ora la Lega, come del resto è capitato più volte anche a sinistra, non riesce più a reggere il doppio livello di lotta e di governo. Soprattutto perché il livello di governo appare sempre più chiaramente corrotto e in aperta contraddizione con la stessa propaganda contro “Roma ladrona” in favore di una supposta specchiata onestà, con la quale la Lega si è costruita negli anni passati.
I “secessionisti” provano a pescare nel malcontento politico, nella disillusione e nelle contraddizioni accresciute dalla profonda crisi che sta colpendo quella che era una delle regioni più ricche del continente europeo. E’ interessante ricordare che il gruppo Veneto Stato, la cui leader è Patrizia Badii, protagonista del presidio dei forconi di Soave (VR) e arrestata nella retata dei carabinieri contro gli “indipendentisti”, nel 2011 faceva propaganda in favore del referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua.
Ancora una volta, davanti a questo panorama desolante e all’emergere di fatti gravissimi, si palpa l’assenza di un’opposizione sociale, oggi quanto mai necessaria, in grado di rovesciare questo marciume. La pioggia di cementificazioni, parcheggi e grandi opere (come il progetto di traforo delle Torricelle), unitamente alla svendita del prezioso patrimonio pubblico (come l’Arsenale), sono ulteriori elementi estremamente critici che hanno provocato malcontento e la nascita di comitati locali che però sembrano peccare di mancanza di coordinamento e di una visione complessiva che sappia dare efficacia alle varie vertenze. Anche il versante del lavoro, in un tessuto produttivo fiore all’occhiello della propaganda leghista e reale produttore di grandi quote di ricchezza (il Veneto nel 2012 rappresentava il 9,4% del PIL nazionale), come già detto, è in sofferenza. Le speculazioni finanziarie dei “padroni delle ferriere” alla Biasi che bruciano decine di posti di lavoro e la progressiva chiusura di numerose piccole aziende, anziché provocare lotte e movimentazioni significative, coordinate e di lunga durata, accentuano l’isolamento, la rassegnazione e la guerra tra poveri.
La politica che, da Forza Italia al PD, è stata rispettivamente alleata politica e complice delle politiche securitarie (antiaccattonaggio, antirom, antiprostituzione, etc) di Tosi, ora avanza la richiesta dello scioglimento della giunta comunale per infiltrazione mafiosa.
Noi restiamo però convinti che, dinnanzi ad un sistema così corrotto e compromesso, che attacca frontalmente diritti, lavoro e ambiente, sia solo dal basso, dalla lenta tessitura delle relazioni sociali e delle vertenze, dalla costruzione di momenti comuni di lotta, che può arrivare una risposta in grado di produrre un cambiamento. A partire dalla presenza autonvocata di cittadine e cittadini al consiglio comunale di domani, giovedì 10 aprile.
"Report" smaschera Tosi ed una Lega già in crisi
Wed, 09/04/2014 - 11:44