Nel sesto anniversario, in diecimila chiedono verità e giustizia sulla strage ferroviaria di Viareggio

Tue, 30/06/2015 - 19:25
di
Blocco anticapitalista versiliese

Almeno diecimila persone hanno sfilato per le strade di Viareggio, per chiedere verità e giustizia, in occasione del sesto anniversario della strage ferroviaria che colpì la città. Oltre ai famigliari delle vittime, rappresentati nell'associazione il mondo che vorrei e l'assemblea 29 giugno, erano in piazza numerose realtà sociali e i comitati di famigliari di altre stragi, come le vittime del terremoto dell'Aquila e del traghetto Moby Prince che costò la vita a 140 persone. Erano presenti anche numerosi ferrovieri licenziati, in questi anni, per essersi battuti per avere sicurezza sui posti di lavoro ma sopratutto c'erano tantissimi cittadini che sfilavano in silenzio. Un silenzio surreale che veniva rotto solo dagli applausi ogni qualvolta passava un treno e fischiava per omaggiare le vittime.

Sono passati sei anni da quel maledetto giorno in cui la vita della città cambiò per sempre. Il 29 giugno del 2009 un treno merce, che trasportava GPL, deragliò e la conseguente esplosione di una cisterna causò la morte di 32 persone e numerosi feriti. Molte di queste persone non morirono subito ma dopo mesi di atroci sofferenze. Sono passati sei lunghi anni ma ancora non c’è giustizia. Alcuni dei reati contestati, inoltre, rischiano di cadere in prescrizione. Alcuni degli imputati sono stati, addirittura, premiati dai governi che si sono succeduti. Mauro Moretti è passato da amministratore delegato della ferrovie dove guadagnava 877.000 euro l'anno (solo lo stipendio ferroviario) ad amministratore delegato di Finmeccanica dove guadagna 1 milione e 400.000 euro. A Finmeccanica ha incontrato un'altra figura discussa, il presidente, Gianni De Gennaro, capo della polizia durante la mattanza del G8 di Genova nel 2001.
Il signor Mauro Moretti, mentre era già indagato, fu nominato dall'ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano cavaliere del lavoro. Prima di lasciare l'amministrazione di ferrovie ha pure fatto pressione perché il suo posto fosse preso dal suo braccio destro Michele Elia anche lui imputato nella strage di Viareggio.
Si tratta di pagine vergognose che confermano come i poteri forti siano padroni del paese e di come la giustizia non sia uguale per tutti.

Essere in piazza era un dovere morale. E’ stato un atto di solidarietà verso quelle famiglie che hanno perso i loro cari in una strage annunciata che con scelte politiche diverse poteva essere evitata.
I viareggini non hanno dimenticato e non dimenticheranno quella tragedia. Non dimenticheranno, nemmeno, l’ignavia dei politicanti che tacciono di fonte alle richieste di giustizia che si alzano da parte dei famigliari delle vittime e dai tanti lavoratori delle ferrovie che da anni denunciano i misfatti di chi amministra le ferrovie. Chi privatizza, costruisce alta velocità, smantella e licenzia lo fa perché mette i propri profitti davanti alla vita di noi tutti.