La “bomba sociale” siete voi. Noi andiamo a Macerata

Thu, 08/02/2018 - 11:44
di
Thomas Müntzer

«Quell'uomo si è candidato con la Lega Nord e oggi ha sparato anche alla sede del PD di Macerata prima di essere catturato: verrebbe facile tenere alta la polemica verso chi ogni giorno alimenta l'odio contro di noi. Ma sarebbe un errore: è tempo di calma e di responsabilità, davvero».
Aveva esordito così Matteo Renzi dopo l’atto di terrorismo fascista di Luca Traini, subito seguito da Luigi Di Maio che ha pensato di chiedere a tutti «silenzio per rispetto», sparendo in effetti completamente dalla campagna elettorale e mostrando anche lui così la sua inutilità politica.
Poi sono intervenuti i talk show, che più o meno all’unisono hanno avuto tutti le stesse due idee:
- invitare ovunque Giorgia Meloni e Matteo Salvini, più in forma che mai, con nessuno che si sognasse almeno di chiedergli il conto della responsabilità morale di quanto accaduto che il solo Saviano ha avuto il coraggio di denunciare, ma dandogli anzi tutto lo spazio per lo show della loro campagna d’odio, per spiegarci che «sì, sparare a caso ai neri va condannato, però va capito» perché l’immigrazione è una «bomba sociale»;
- invitare ovunque Piero Grasso di Liberi e uguali, ma non per capire se avesse qualche proposta alternativa di accoglienza e solidarietà o di lotta alla vera «bomba sociale», ossia la crescente diseguaglianza prodotta dalla crisi, ma per incalzarlo sulla necessità di unirsi al Pd, dell’unità della sinistra se si vuole davvero combattere i fascisti e non fargli un regalo… con lo spaesato Grasso che sembrava uno studente sfortunato a cui è capitata la domanda proprio sull’argomento che non aveva approfondito abbastanza.

Più che mai, di fronte ad un salto di qualità del genere dell’offensiva fascista per fomentare la guerra tra poveri, il teatrino della campagna elettorale mostra la propria inconsistenza e inutilità. Se c’è una cosa sicura è che non ci salverà la campagna elettorale.
Nei principali e tanto ambiti talk show, dove ad essere importante è sempre e solo lo show e non le parole, non abbiamo sentito nessuno (che abbia avuto a disposizione più di 40 secondi per parlare) che sia stato in grado di mostrare l’assurdità di considerare «bomba sociale» la presenza del 7% di migranti nel nostro paese e non il fatto che secondo Oxfam il 20% della popolazione italiana detiene il 66% della ricchezza. Oppure in grado di rispondere ai razzisti che spopolano in Tv spiegandoci «che è la mancanza di un governo razionale delle migrazioni a generare il razzismo» che la realtà è opposta, che è il governo razzista delle migrazioni che abbiamo da vent’anni, dalla legge Turco-Napolitano alla Bossi-Fini per arrivare al decreto Minniti, a generare il razzismo e l’esclusione sociale dei migranti.
E nessuna voce si è alzata per raccontare la marea di violenza razzista che sta investendo questo paese, che insieme ai morti ammazzati è fatta di centri d'accoglienza che vengono dati alle fiamme, di morti sulle montagne e sui binari ai confini con la Francia, di suicidi, di morti di fatica nei campi del Sud Italia, di notti al gelo per strada o nei ghetti. Persino i feriti della tentata strage di Macerata sono rimasti soggetti invisibili.
E non abbiamo visto nessuna forza politica candidata alle elezioni avere la capacità e la credibilità per fare la cosa più necessaria e importante di fronte ad un atto di terrorismo fascista: convocare una grande manifestazione antifascista partecipata da nativi e migranti nel nostro paese. Ci sono voluti i centri sociali attivi sul territorio per mostrare la capacità di reagire che altrimenti nessuno aveva.

Ma è proprio la capacità di reagire che non può essere contemplata nel teatrino della campagna elettorale, dove “the show must go on” e non può essere disturbato dalla partecipazione reale e dal conflitto sociale. Si possono tollerare solo gli spettatori e i tifosi a distanza consolati dai finti applausi nello studio.
E la capacità di reagire fa talmente paura che il Pd ha risposto da solo a chi chiedeva la necessità dell’unità degli antifascisti di fronte al fascismo. Il sindaco del Pd di Macerata, dopo aver detto che in effetti i migranti andrebbero «aiutati a casa loro» (ma non era lo slogan dei fascisti?) ha chiesto di non fare manifestazioni equiparando quelle dei fascisti di Casa Pound e Forza nuova a quelle degli antifascisti. Fascisti e antifascisti per il Pd pari sono dunque, tanto che spesso e volentieri con i fascisti non disdegnano di confrontarsi.
E a questa richiesta hanno subito vergognosamente risposto i gruppi dirigenti nazionali di forze sociali importanti come Anpi, Cgil, Arci e Libera, dimostrando quanto negativo può diventare il ruolo delle forze sociali se incapaci di indipendenza dalla campagna elettorale ma legate mani e piedi ad un partito come il Pd. E a questo grave atto politico si è poi aggiunto quello del Ministro degli interni più elogiato da Salvini e Meloni (che lo rimprovera solo di aver copiato il suo programma sull’immigrazione…), pronto a vietare la manifestazione che incita ai pericolosi ideali antifascisti con queste parole: «Ringrazio Anpi, Cgil, Arci e Libera che hanno accolto la richiesta del sindaco di Macerata di sospendere le manifestazioni in questo momento così delicato per la città, che ora ha bisogno di pace e di tranquillità. Al tempo stesso mi auguro che anche altre organizzazioni che hanno annunciato manifestazioni accolgano l'invito del sindaco di Macerata. Se questo non avverrà, ci penserà il ministro dell'Interno ad evitare tali manifestazioni». Del resto Minniti è lo stesso che dice che ha «fermato gli sbarchi perchè avevo intravisto un caso Traini». Come se Traini sui contenuti avesse quasi ragione, sbagliasse solo nella forma con cui risolvere il problema...

La pace e la tranquillità serve forse allo show della campagna elettorale e alla grande coalizione che hanno in mente, con geometrie diverse, i vari Renzi, Berlusconi, Di Maio e D’alema. Ma di fronte ad un tale salto di qualità razzista e fascista, serve invece partecipazione diretta, esperienze di mutualismo e accoglienza dal basso con i migranti, e conflitto sociale verso le leggi razziste perpetuate in questi anni. La solidarietà e il sostegno reciproco tra migranti e nativi sono i nostri unici strumenti di difesa nella vita quotidiana, nei quartieri, dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Per questo caro Minniti noi respingiamo l’invito suo e del suo partito, e sabato andiamo a Macerata.
La campagna elettorale non ci salverà. Proviamo a salvarci insieme riprendendoci le nostre città.