Jean-Luc Mélenchon va in pedalò

Thu, 13/02/2014 - 12:16
di
www.rue89.org

Questa doppia immagine ha fatto la gioia di Twitter. Due foto prese nello stesso momento, durante il telegiornale delle 13 di domenica. Nella ripresa ristretta, Melenchon sta guidando una "marea di bandiere rosse". Sul campo più largo, alcuni militanti fanno i figuranti per le telecamere. Ah, il potere delle immagini…

Certo, presentare la foto su campo largo come quella che restituisce la "realtà della manifestazione" sarebbe falso così così come la piccola messa in scena preparata per il Tg: è stata ripresa all'inizio della manifestazione organizzata dal Front de Gauche per protestarte contro l'aumento della Tva (l'Iva francese, ndt) e prima che arrivasse il grosso dei manifestanti. Che, in effetti, erano diverse migliaia.
Quanti in realtà? Senza dubbio più delle 7000 dichiarate dalla polizia; senza dubbio molti meno dei 100 mila proclamati da Melenchon. E sicuramente, meno di quanto si sperava.

Come se Melenchon non "tirasse più"

La sua marcia per "la rivoluzione fiscale" non ha conosciuto il successo previsto. Come se Melenchon, che riempiva gli stadi durante la briosa campagna elettorale per le presidenziali, "non tirasse più", per riprendere un espressione alla moda.
Melenchon non "tira più" per diverse ragioni:

- Non aggrega più, in un contesto di divisione profonda della sinistra politica e sindacale;

- è vittima, tra gli elettori anti-sistema, della concorrenza di Marine Le Pen, che si è sforzata di rendere rispettabile e di dargli un contenuto più sociale, il Front national;

- subisce la concorrenza dei "berretti rossi" (la protesta bretone contro le tasse ecologiche, ndt.) che si sono mostrati, per via della durezza della loro protesta, molto più radicali di lui;

soprattutto, il suo messaggio è divenuto flebile, dato che il leader è stretto tra il carattere rivoluzionario di cui cerca di dotarsi e la moderazione, al fondo, delle sue posizioni.
Aveva definito con disprezzo il candidato François Hollande, che però ha finito per sostenere, "capitano di un pedalo", ma anche lui sembra pedalare, con tutte le sue forze, senza poter avanzare.

Il discorso sull'euro

Su due soggetti economici in particolare Melenchon è debole.
Il primo riguarda le tasse. A sinistra, legato ai servizi pubblici, egli ha rivendicato finora una forte fiscalità "repubblicana"; giacobino fino alle unghie, ha fustigato le manifestazioni bretoni contro l'ecotassa. Ora, però, prova a "surfare" sulla delusione fiscale e si erge a campione della lotta contro l'aumento della Tva. Fondamentalmente la sua posizione è coerente: la Tva è un'imposta ingiusta (perché colpisce proporzionalmente più i poveri che i ricchi), il sistema fiscale francese è pieno di eccezioni. E' legittimo, dunque, che la sinistra punti a una "rivoluzione fiscale" (lo slogan della manifestazione, ndt). Ma nel clima attuale, chi può udirla? I berretti rossi sono molto più visibili delle bandiere rosse ed è l'UMP (la destra gollista) che ha preso la testa del fronte anti-tasse. Il messaggio del Front de Gauche non può dunque che essere estremamente confuso.
L'altro soggetto su cui Melenchon è confuso è l'euro. Il dibattito sulla moneta unica, all'interno della sinistra francese, esiste ma è sotto traccia, nascosto, imbarazzato. Risultato: sullo scacchiere politico, Marine Le Pen è praticamente la sola ad assumersi apertamente il rischio dell'uscita dalla moneta unica. E' lei ad attirare tutti coloro che pensano che la Francia abbia abbandonato la propria sovranità monetaria a vantaggio di un sistema disegnato dalla Germania.

Un dito del piede nel Rubicone

Questa situazione è malsana: il dibattito sui benefici e gli svantaggi dell'euro non dovrebbe essere vietato. Melenchon avrebbe potuto essere quello in grado di far saltare il tabù. Tutta la sua analisi (la denuncia dell'austerità, l'appello a finanziare il rilancio con la moneta) avrebbe dovuto condurlo a evocare i vantaggi di una uscita dall'euro una volta valutata l'impossibilità di modificare il quadro monetario attuale.
Ma ha immerso solo un dito del piede dentro il Rubicone, si è ben guardato dall'attraversarlo, anche solo in pedalò. Denuncia l'euro - "un costoso lusso "merkeliano" - senza mai arrivare alla proposta della sua scomparsa; minaccia di cambiare posizione sulla moneta unica senza mai mettere in atto la minaccia. (…)

Violenza verbale ma atti moderati

Melenchon può utilizzare tutti i superlativi e gli epiteti che vuole per fustigare Francçois Hollande ("trasparente", conduce una "politica di destra", "è cieco come Luigi XVI", "mostra un volto autoritario, machista e violento", "accarezza il capitale", etc.) ma resta a lui legato. La sua alleanza con il Pcf gli impedisce di andare fino in fondo nella sua rottura con le scelte della sinistra, è il giudizio di un suo collaboratore. Ha preso infatti un impegno solenne: "Non voteremo mai una mozione di censura contro il governo".
Un anno fa, su Rue89, si diceva pronto a divenire il primo ministro del trasparente e macchiata Luigi XVI. Ha il cuore a pezzi per l'alleanza del Pcf con il Ps a Parigi o altrove ma, dal canto suo, non rimette in discussione il principio di base del Front de Gauche cioè "la bunkerizzazione della vecchia alleanza della sinistra plurale".