Il caro prezzo della Kasta

Wed, 03/08/2016 - 16:26
di
Pasquino

La questione rifiuti apertasi nuovamente a Roma, così come il tema degli sgomberi dopo le dolorose vicende del Parco dei Galli e di Point Break, ben rappresentano il crocevia davanti al quale si trova la nuova giunta Raggi e più in generale il Movimento cinque stelle una volta giunto al governo di importanti città.
Al di là delle contraddizioni e delle ambiguità vere o presunte legate all’assessora Muraro e al suo passato ruolo in Ama, i penta stellati rischiano di pagare oggi il prezzo della lente attraverso cui guardano e interpretano la realtà.

Sono passati tre anni da quando Grillo affermava “abbiamo incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”.
Il riferimento non riguardava soltanto la possibilità dell’emersione di fenomeni simili alla greca Alba Dorata, ma qualcosa di più complessivo, strettamente legato ad uno degli assi centrali attorno a cui si è costruito il grillismo e più in generale il populismo contemporaneo in Europa, alle prese con la fine della grande illusione: la convinzione che il problema non sia dovuto a storture strutturali del sistema capitalista, ma alle singole persone che lo conducono, alla Kasta. Se non fosse per la casta, se fossero i cittadini a condurre la vettura, le cose funzionerebbero. Le promesse mancate non sono responsabilità del sistema che le genera, ma di chi se n’è indebitamente appropriato, di chi ha abusato del suo ufficio.

Questa convinzione ideologica ha due conseguenze principali: la salvezza della struttura sistemica, che nello scarico di responsabilità ai danni di una casta certamente non innocente riacquista credibilità; una visione del governo inteso come pura amministrazione dell’esistente. Se il sistema in realtà funziona e la colpa è tutta dei vecchi conducenti, basterà condurre la vettura correttamente, controllare che ognuno faccia il proprio lavoro e i problemi troveranno automaticamente soluzione. Per spazzare via la casta si rischia di spazzare via la Politica, oggetto alieno e spesso dai tratti incomprensibili per buona parte del movimento grillino.
A queste due conseguenze si accompagna un rischio considerevole dal momento in cui i pentastellati hanno raggiunto il ruolo di governo e dunque non possono più agitare pienamente lo spettro della casta. Se il sistema funziona e da oggi funzionano anche i conducenti, la cui onestà e competenza sono provate e insindacabili, allora il problema può esser trasferito nei passeggeri.
Già in questo breve lasso di tempo ne abbiamo visto i primi accenni: il problema dei rifiuti sarebbe colpa dei malcostumi dei romani o il problema della mobilità colpa dei pedoni.
Nessun accenno al fatto che, tanto per fare un esempio, il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti risulta sospeso da tempo a causa di Mafia Capitale che ha travolto la cooperativa responsabile del servizio.

Questo è il bivio davanti a cui si trova oggi la giunta Raggi e forse un domani il movimento cinque stelle in termini più generali: proseguire sulla loro strada fino all’esplosione delle contraddizioni interne o prendere atto della connessione stringente tra i problemi da loro stessi denunciati e la struttura sistemica, irriducibile alla semplice mala amministrazione, e dunque della necessità di una proposta alternativa e compiuta di società ad oggi difficilmente individuabile nei loro discorsi.
Non basta amministrare, non ci si può limitare al controllo e alla denuncia. E’ necessario dare un indirizzo radicalmente diverso all’esistente. O dietro l’angolo ci sono esiti molto simili a quelli che hanno riguardato la giunta Marino, il quale commise un errore simile come avemmo modo di dire in un articolo di ormai un anno fa.

Per iniziare una battaglia contro i poteri che detengono la governance di questa città bisogna avere in mente un’alternativa ad essa e soprattutto i soggetti assieme a cui quella alternativa andrebbe costruita. L’alternativa a mafia capitale non può essere un vuoto da riempire tecnocraticamente che ben presto diverrebbe il nuovo luogo di quegli stessi personaggi che si voleva scalzare. C’è bisogno della Politica. C’è bisogno dei soggetti che la rendono viva. C’è bisogno di un polo politico-sociale alternativo alle lobbies, agli speculatori, alle mafie, in grado di riempire il vuoto e mettere in campo un altro governo possibile della metropoli.

Il fantasma di Marino ben testimonia che non basta essere outsider e non basta nemmeno dichiarare guerra alle burocrazie incancrenite per guadagnarsi l’immunità dalle contraddizioni strutturali, insite e peculiari all’attuale governance della crisi. Chissà se la Raggi e la sua giunta sapranno imparare la lezione.
Louis Antoine de Saint-Just affermava saggiamente: “Coloro che fanno una rivoluzione a metà non hanno fatto altro che scavarsi una tomba”.