Come smontare la violenza razzista?

Mon, 11/05/2015 - 23:10
di
Favilla - CommuniaMantova

Durante il 25 aprile il banchetto elettorale della Lega Nord situato nel quartiere periferico e meticcio di Lunetta è stato oggetto di un parziale e pacifico “smontaggio” da parte di qualche partecipante alla biciclettata antifascista.

La Voce di Mantova ha descritto il fatto come un “assalto” e un “raid” enfatizzandone la violenza. A proposito di questa, il giornale fu organo stampa del fascismo, strumento di propaganda e di segnalazione degli ebrei e delle attività antifasciste a livello locale, fu chiuso il 21 aprile 1945.
A riaprirlo e riabilitarlo ci pensò Rino Bulbarelli nel 1993, padre dell’attuale candidato sindaco del centro-destra (Lega compresa) Paola Bulbarelli, ex assessore alla casa della Regione Lombardia.

Molti candidati alle elezioni hanno preso le distanze dall’ “atto violento”, sottolineando che in un contesto democratico tutti devo esprimere il proprio punto di vista. La sinistra istituzionale si è invece accodata ai pareri negativi verso il gesto sottolineandone la mancanza di strategia in quanto andrebbe a rinforzare la campagna elettorale della Lega Nord.

Ma di quale violenza stiamo parlando? Siamo sicuri che smontare il gazebo abbia portato acqua al mulino padano?

Chi usa la libertà di pensiero nel regime democratico come criterio per definire la bontà di un fatto politico nasconde una serie di aspetti problematici.
In primo luogo sarebbe da tener presente che i pensieri della Lega Nord e di altri partiti xenofobi europei non sono nebulose impalpabili, ma hanno determinate conseguenze sulle vite delle persone, in particolare modo dei migranti, ma anche delle fasce più povere di italiani.
Nonostante un’auto-rappresentazione popolare infatti la Lega ha usato diversi slogan (secessione, federalismo, no clandestini, no immigrazione) per celare una politica economica neoliberista fatta di privatizzazioni e grandi opere speculative, a braccetto con le lobby che governano l’Italia.
Allo stesso tempo la pressione dei partiti razzisti a livello europeo ha rafforzato le barriere e il controllo di Frontex (la polizia europea anti-immigrazione che opera anche con Triton) sui confini del sud Europa obbligando chi fuggiva da guerra e povertà a scegliere il viaggio via mare in modo crescente negli ultimi mesi. Questa tendenza xenofoba a preservare l’europa bianca e cristiana (più volte declamata dal parlamentare europeo leghista Borghezio), condivisa con i partiti neofascisti si è ultimamente palesata nel piano speciale europeo (operazione Amberlight) di controlli negli aeroporti intorno al periodo di Pasqua, durante il quale molti migranti tornano nel proprio paese. Ricordiamo che queste operazioni di polizia hanno costi molto più alti dei piani di accoglienza emergenziali.
In sintesi la Lega Nord e partiti come il Front Nacional francese, che vorrebbe imitare, influenzano in modo violento e peggiorativo le vite di milioni di persone costrette a spostarsi verso l’Europa dal luogo dove sono nate.

In seconda istanza dobbiamo tenere presente che l’economia globalizzata è agita principalmente da imprese occidentali che estraggono ricchezza nei paesi meno sviluppati attraverso un minore costo del lavoro o il mancato rispetto delle norme ambientali. La nostra ricchezza e serenità è mantenuta quindi da un sistema che accetta la violenza verso i territori e le popolazioni come leva per la crescita.
Secondo i razzisti occidentali questa distribuzione ineguale di ricchezza (di base c’è l’idea che siamo più ricchi perché superiori) va difesa con l’esercito, i muri, i blocchi navali e la limitazione della cittadinanza.
Quello su cui dovrebbero fare attenzione molti italiani è che creando cittadini di serie A e serie B, in un momento in cui il neoliberismo sta riducendo quei diritti sociali conquistati nei trent’anni del secondo dopoguerra, provoca un impoverimento generalizzato sia nell’accesso ai diritti che al reddito.
Questo giochino non lo fa solo la Lega Nord, ma anche gli altri partiti di governo come il PD o il PDL poiché in una fase in cui le politiche pubbliche hanno il pilota automatico degli interessi finanziari che fanno gli interessi dell’1% contro il 99%, è comodo avere un capro espiatorio su cui sfogarsi.
É ancor più comodo avere una parte della popolazione (quella migrante) che produce ricchezza pur rimanendo esclusa da una serie di diritti di cittadinanza. Non stiamo parlando solo del bilancio passivo tra contributi versati e percepiti, ma anche dello ius sanguinis che impedisce a chi è nato in Italia da genitori stranieri di essere automaticamente italiano e dell’esclusione dall’arena elettorale.
La maggior parte dei migranti non vota, per questo è molto semplice per molti candidati alle elezioni politiche comunali solidarizzare con il gazebo leghista.

In terza battuta vorremmo ragionare sull’effettivo benefit elettorale per la lega nord dopo la contestazione improvvisata a Lunetta.
La lega sembra mostrare in queste situazioni il suo vero volto in una serie di piroette comunicative.
Abbandonata la secessione e il fallimentare piano federalista, Salvini sta provando a farsi spazio da mesi con affermazioni populiste e violente. Solo per citarne un paio ha annunciato di voler affondare le barche su cui viaggiano delle vite umane e livellare con le ruspe campi nomadi in cui vivono persone. Il suo profilo Facebook ogni giorno individua episodi di cronaca (anche senza verificarli come il caso delle rom pagate per dire di guadagnare 1000 euro al giorno rubando) in cui l’azione del singolo (appartenente ad una minoranza sociale) diventa il cardine su cui costruire lo stereotipo generalizzante contro una data minoranza.
É chiaro però che il partito fondato da Bossi, come sabato scorso a lunetta, non riesce a reggere alle conseguenze e alle risposte degli antirazzisti ai proclami del suo leder felpato.
Salvini è stato oggetto di contestazioni in ogni città d’Italia per esempio.
Di fronte a questa situazione i lumbard possono solo fare dietrofront andando ad appellarsi alla democrazia, al libero confronto tra le idee. Suggestivo che un partito che vuole impedire alle persone di spostarsi liberamente tra i continenti, si faccia promotore della libertà di pensiero (questo si che non conosce confini) di fronte alle contestazioni.
Questo carattere democratico e pacifico però traballa immediatamente quando sui social network gli esponenti leghisti possono esprimere più informalmente il proprio pensiero.
Luca De Marchi, consigliere comunale leghista nella giunta Sodano e spalleggiatore di neofascisti di varia risma invita immediatamente su Facebook a “chiudere i centri sociali” (a dimostrazione che conosca poco la composizione politica del territorio ).
Un paio di commenti più sotto uno dei suoi sostenitori propone di mettere chi ha contestato la Lega, il 25 aprile, in un quartiere migrante, ad Auschwitz.

Dove sta quindi la violenza?
Che non sia il caso di proporre una campagna sociale per chiudere le sedi razziste nel territorio virgiliano?