Segnalazioni marxiane

Wed, 02/11/2016 - 18:50
di
Felice Mometti

Sarebbe probabilmente esagerato dire che per la prima volta c’è la possibilità di leggere l’opera di Marx senza le supervisioni dei comitati centrali, le edizioni orientate dai gruppi dirigenti dei partiti comunisti, le incrostazioni dei marxismi ossificati e la ripetizione di formulette preconfezionate. Certamente esagerato ma con un qualche fondo di verità.
Guardando solo all’ultimo anno si deve registrare che anche in Italia qualcosa si muove. Giovanni Sgrò nel suo recente “MEGA-Marx. Studi sulla edizione e sulla ricezione di Marx in Germania e in Italia” traccia un quadro della seconda Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA²), il progetto di pubblicazione e ripubblicazione delle opere, dei manoscritti, dei lavori preparatori, degli articoli, dei carteggi di Marx, seguendo i criteri della filologia contemporanea, a cura dell’Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam. Un progetto internazionale nato agli inizi degli anni ’90 dopo l’interruzione violenta negli anni ’30 della prima MEGA, il cui direttore David Rjazanov era finito davanti a un plotone di esecuzione stalinista, e il fallimento dei Marx-Engels Werke gestiti dal partito comunista della DDR.

Ritrovare Marx

In Italia, a differenza della Germania dove sono già stati pubblicati parecchi volumi della nuova edizione storico-critica delle opere di Marx, il progetto di pubblicazione delle Opere complete di Marx-Engels, avviato nel 1972, ha subito un’interruzione dal 1990 al 2007 per poi riprendere - lavorando sui materiali originari e in parte ritraducendoli – con la pubblicazione nel 2008 degli scritti, articoli, carteggi di Marx e Engels sulla Comune di Parigi e la guerra franco-prussiana.
Tuttavia è solo con la nuova edizione del primo libro de Il capitale nel 2012 a cura di Roberto Fineschi che si mettono a confronto le quattro edizioni tedesche e quella francese facendo emergere le differenze analitiche ed espositive, le varianti, le aggiunte e le riformulazioni fatte da Marx e, per quanto riguarda la quarta edizione tedesca, da Engels dopo la morte di Marx.
L’immagine che esce di questo primo libro de Il Capitale, il solo pubblicato con Marx in vita, è quella di un grande cantiere mobile i cui lavori sono durati alcuni decenni e non conclusi. Le varie edizioni del primo libro sono state occasioni per Marx di rivedere alcune categorie interpretative e precisarne altre. Ad esempio dopo due edizioni tedesche in quella francese Marx apporta importanti modifiche alla teoria dell’accumulazione capitalistica. La domanda, che si pone Fineschi, su quale sia l’edizione definitiva del primo libro de Il capitale rimane aperta. Non si tratta quindi di andare alla ricerca di un introvabile Marx “autentico” ma di continuare a tenere aperto un utile cantiere di analisi che sia all’altezza dei continui rivoluzionamenti del capitalismo contemporaneo.

Tra i Grundrisse e l’ultimo Marx
Nell’ultimo anno il lavoro di ricerca di Marcello Musto si è arricchito di due nuove pubblicazioni. La prima è l’edizione italiana, già curata in inglese sempre da Musto nel 2008, di “ I Grundrisse di Karl Marx. Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica 150 anni dopo”.
Una raccolta di saggi articolata in tre parti: le questioni che emergono dalla lettura dei Grundrisse (metodo, alienazione, plusvalore, materialismo storico, comparazione tra i Grundrisse e Il Capitale), la ricostruzione del contesto storico in cui Marx elaborò i Grundrisse e una panoramica completa della loro ricezione in tutte le lingue in cui sono stati tradotti integralmente. La prima pubblicazione integrale in lingua tedesca in un numero molto limitato di copie, precedentemente c’erano state pubblicazioni parziali in alcuni paesi, avviene in Unione Sovietica tra il 1939-41 - i manoscritti verranno pubblicati in russo, dopo vari divieti, solo nel 1969 – e a qualche burocrate stalinista viene la stupefacente idea di spedire al fronte le diverse centinaia di pagine dei Grundrisse come materiale di propaganda contro i soldati tedeschi. I risultati si possono immaginare.
Bisogna aspettare la seconda edizione tedesca del 1953, stampata a Berlino, per poter iniziare a parlare di diffusione dei Grundrisse di Marx. I vari saggi contenuti nel volume propongono interpretazioni diverse dei temi affrontati nel Grundrisse fornendo indicazioni e percorsi di lettura. Lo stesso Musto argomenta in maniera approfondita i concetti di storia, di produzione, di metodo e il rapporto ineguale tra produzione materiale e quella intellettuale contenuti nella Introduzione del 1857 ai Grundrisse .Un testo che fin dalla sua prima pubblicazione nel 1903 è considerato imprescindibile dal punto di vista teorico. Ellen Meksins Wood compie un’operazione analoga prendendo in considerazione lo sviluppo del materialismo storico dei Grundrisse, mostrando come Marx si allontani dalla concezione illuminista del progresso come processo lineare governato da principi di movimento trans-storici.

Il secondo testo pubblicato recentemente da Marcello Musto riguarda gli ultimi due anni di vita di Marx : “L’ultimo Marx 1881-1883” dove emerge un autore molto diverso da quello rappresentato per lungo tempo da critici e sostenitori. E’ un Marx, nonostante la malattia, per nulla appagato politicamente e intellettualmente.
Con i materiali manoscritti messi a disposizione dalla MEGA², Musto ricostruisce come l’attività di Marx sia proseguita anche ripensando alcuni approdi precedenti del suo pensiero. E’ il caso degli studi di antropologia e, soprattutto, sullo sviluppo del capitalismo in Russia. Nel 1881 la rivoluzionaria populista Vera Zasulic inviò una lettera a Marx chiedendogli di intervenire nel dibattito che era nato a proposito della natura della comune rurale russa e se questa dovesse in qualche modo costituire un riferimento anche nella fase di superamento del capitalismo. Marx fu sempre restio a prefigurare in modo preciso le caratteristiche del sistema sociale che poteva venir dopo il capitalismo. Per rispondere a Zasilic, Marx intraprende una non semplice riflessione che lo porterà a scrivere tre bozze della risposta anche con differenti schemi di lettura del ruolo che poteva rivestire la comune rurale russa nello sviluppo e nel superamento del capitalismo russo. Alla fine la risposta che inviò fu molto più breve e sintetica delle bozze come a dimostrare gli aspetti problematici di un ripensamento non concluso sull’evoluzione del capitalismo e il passaggio al socialismo. Un Marx, quello degli ultimi anni, che cerca di andare a fondo dei dubbi che permangono nella sua elaborazione. Questo si vede anche nell’intensa corrispondenza intrattenuta con vari intellettuali ed esponenti delle organizzazioni operaie internazionali, mostrando quanto sia stata lontana quell’immagine di icona imbalsamata con cui è stato spesso rappresentato.

Il valore e la sua dialettica
Hans-Georg Backhaus è stato l’iniziatore e l’esponente di spicco di quella che in Germania è stata chiamata Neue Marx-Lektüre (Nuova lettura di Marx). La pubblicazione di una raccolta di suoi scritti, anche inediti, a cura di Bellofiore e Ridolfi Riva contribuisce a colmare un vuoto e mette a disposizione dei lettori italiani un programma di ricerca finalizzato alla ricostruzione della teoria del valore.
Tra il 1859 e il 1872 e cioè con la pubblicazione di Per la critica dell’economia politica e la seconda edizione de Il Capitale, Marx riformula per ben quattro volte la teoria del valore. Backhaus si pone nell’ottica di evitare i “conflitti di citazioni” e di affrontare i reali problemi teorici che Marx ha davanti. Quella del valore è una categoria che Marx declina in sostanza, grandezza e forma. E’ sulla forma di valore e sulla sua dialettica, cercando di farla interagire con il carattere di feticcio delle merci, che si concentra la riflessione di Backhaus. Un’impresa dagli esiti incerti ma d’altra parte la vulgata “marxista-leninista” con il suo portato di dogmi teologici e danni politici non può essere certo considerata un punto di riferimento. Il tentativo di Backhaus di mettere in relazione la forma sociale e il contenuto materiale delle categorie economiche può fornire il supporto alla critica dell’economia politica, cosa diversa dalla politica economica critica, per diventare teoria critica dell’intera società. Per dirla in altri termini il metodo di Backhaus è quello di “usare Marx contro Marx” per fare dei passi in avanti ed avere più strumenti per leggere le contraddizioni del capitalismo contemporaneo.

I quattro testi qui presi in considerazione non rappresentano certo un percorso unitario, le diversità sono molte e non chiedono di trovare un punto medio di condivisione. Un filo conduttore però li lega tra loro: per affrontare l’attuale crisi del modo di produzione capitalistico non basta fare un semplice update e passare a un Marx 2.0 aggiornando temi e contenuti. E’ necessario invece sviluppare quel grande cantiere, aperto da Marx quasi due secoli fa, di analisi, di riflessioni e di critica che guardano alla contemporaneità e alle sue specifiche contraddizioni.

Giovanni Sgrò, MEGA-Marx. Studi sulla edizione e recezione di Marx in Germania e in Italia, Orthotes Editrice, 2016
Marcello Musto (a cura di), I Grundrisse di Karl Marx, Edizioni ETS, 2015
Marcello Musto, L’ultimo Marx 1881-83, Donzelli Editore, 2016
Hans-Georg Backhaus, Ricerche sulla critica marxiana dell’economia, con introduzione di Riccardo Bellofiore e Tommaso Redolfi Riva, Mimesis Edizioni, 2016