Turchia: il volto del capitale

Mon, 19/05/2014 - 10:05
di
Collettivo UniRc AteneinRivolta

[Nella foto: Ramazan Doğru, Direttore Generale della Soma Holding, società mineraria]

Quando i padroni si presentano si riconosce immediatamente la loro peculiarità: mentire sempre, anche di fronte all'evidenza, mentire spudoratamente. Era chiaro anche venerdì durante la conferenza stampa tenuta da i manager della compagnia proprietaria della miniera turca di Soma, in cui hanno rilasciato dichiarazioni più precise, per la prima volta dalla data della più grave tragedia sul lavoro registrata nella storia della Turchia (300 il numero delle vittime accertate fino ad ora).

Nella lingua turca esiste una parola che si adotta in questi casi: şerefsiz, letteralmente "senza onore"; per il modo in cui viene utilizzata dai più, l'espressione tra quelle più conosciute nel nostro paese, che probabilmente le è più vicina è la napoletana "omm' e mmerda".
Di fatto essa calza a pennello ai "nostri", come fosse uno di quei vestiti di sartoria che loro potrebbero facilmente permettersi, mentre i minatori che assumono a 1000 lire turche al mese - circa 350 euro - decisamente no.
Mentre ancora si tiravano fuori lavoratori dalla miniera e arrivavano notizie di minatori che hanno tentato il suicidio e di altri che picchiavano continuamente la testa contro le pareti, questa gente ammetteva - ad esempio - l'assenza di una camera di sicurezza: un locale che servirebbe da rifugio in caso di incidente e permetterebbe ai minatori intrappolati di sopravvivere per qualche giorno con aria e viveri, in attesa dei soccorsi. Ecco, questa camera non esisteva, la stavano costruendo - hanno detto - e sarebbe stata pronta in un paio di mesi, se questo incidente non fosse capitato: dicevano di essere arrivati da poco in quella zona della miniera e, lo sappiamo tutti, i profitti padronali non possono aspettare la costruzione di inutili misure di sicurezza, no?
Va be' hanno almeno le maschere, si dirà: peccato che queste vadano controllate ogni 6 mesi ma un lavoratore ha dichiarato che, in quattro anni, non ha mai visto un controllo. Ma loro, i padroni, continuano a dire di non avere colpa, anzi sono riusciti ad abbassare il costo finale del carbone risparmiando sul costo del lavoro: quello che definiremmo un grande risultato.

C'erano 785 lavoratori in miniera quel giorno, finalmente lo hanno ammesso, perché per tre giorni la compagnia non ha voluto dare informazioni sulle singole mansioni dei minatori, per risalire al possibile numero e identità di chi fosse ancora intrappolato e tentava di prendere un po' di quei 45 minuti di vita che quelle maschere, se funzionanti, avrebbero loro regalato.
Loro, i padroni, continuano a dire di non avere mai fatto lavorare in subappalto, anche se da subito è stata la cosa più nota di quella miniera, privatizzata nel 1970. Hanno anche detto di non sapere nulla di minorenni a lavoro lì: il ragazzino che è stato tirato fuori senza vita, a cui erano stati inizialmente attribuiti 15 anni, secondo quanto hanno dichiarato i familiari in realtà ne aveva 19... adesso, ma aveva iniziato a lavorare a Soma nel 2011, quando di anni ne aveva 16. Perchè gli stipendi che i padroni "concedono" agli operai, ai minatori, ai proletari spesso non bastano neanche a campare: così invece di andare a scuola te ne vai in miniera anche tu per contribuire alle entrate familiari.
Loro, i padroni, dopo tragedie come questa se ne vanno di casa in casa proponendo accordi, offrendo denaro - l'unica cosa a cui attribuiscano un minimo di importanza - alle singole famiglie per evitare che si organizzino e per far passare il più possibile tutto sotto traccia e tornare a "produrre" il prima possibile, magari ancora senza camera di sicurezza (a tal proposito la memoria ci riporta facilmente ai disastri nelle acciaierie nostrane).
I padroni promettono di continuare le operazioni, promettono di fare meglio, promettono di aiutare le famiglie, come accadde dopo un altro disastro alla miniera di Zonguldak – nella regione del Mar Nero – nel 2010: nessun aiuto, la compagnia non fece nulla e neanche fece meglio dal momento che l'anno scorso 300 minatori si sono chiusi sottoterra per protestare contro le pessime condizioni di sicurezza.

Poi ci sono gli amici dei padroni (nelle foto: Recep Tayyip Erdoğan, primo ministro, e Taner Yıldız ministro dell'energia e delle risorse naturali), che molto spesso stanno nelle stanze dei bottoni a fare leggi che non obbligano a nulla, per esempio non li obbligano ad avere una camera di sicurezza. Gli amici dei padroni fanno riforme del lavoro che permettono di trattare i lavoratori come schiavi ed essere alla mercè di imprenditori stranieri, o locali, che vengono a cercare manodopera a basso costo e senza diritti. Gli amici dei padroni si vantano della crescita economica sbalorditiva – attorno al +9% - che le riforme del lavoro, imposte dalle loro politiche, sono in grado di garantire.
Gli amici dei padroni ti dicono che queste sono fatalità, che possono succedere perché nella vita del minatore è insito il brivido del rischio, come dire: il pericolo è il mio mestiere. E poi ti dicono che in fondo queste cose sono sempre successe, ad esempio in Inghilterra nel 1862: per l'appunto, il capitale in fondo non è cambiato molto.

Gli amici dei padroni ti prendono a calci [nella foto: Yusuf Yerkel, membro dell'AKP e soprannominato "il cagnolino di Erdoğan", a Soma prende a calci un manifestante bloccato dai soldati], ti fanno riempire di gas e di getti d'acqua se non accetti sommessamente quella che pretenderebbero essere la tua sorte.
Gli amici dei padroni sono quelli che ti scagliano contro i loro scagnozzi, in divisa o meno, se ti azzardi a dire che così non va bene, che no per favore non chiamatelo incidente, si sarebbe potuto evitare, questo è un omicidio sul lavoro: al corto circuito non ha creduto nessuno; stando a quanto dichiara la Confederazione delle Camere degli Architetti e degli Ingegneri (TMMOB) in un rapporto di quattro anni fa, il metano presente nei corridoi della miniera aveva livelli altissimi, al punto che veniva usato un secondo sistema di ventilatori che spesso provocavano corti circuiti, mentre il sistema di rilevamento dei gas era del tutto assente. Inoltre il sindacato degli Ingegneri elettrici (EMO) in questi giorni ha ipotizzato che, durante l'incendio sviluppato qualche giorno fa, il malfunzionante sistema di areazione forzata invece di estrarre l'aria avvelenata dai gas dell'incendio l'abbia addirittura redistribuita.

La resistenza però continua: a Soma durante le contestazioni, davanti agli attacchi della polizia non è scappato nessuno. Le famiglie sono ancora là e da tutta la Turchia arriva gente, studenti e lavoratori per dare supporto alla protesta, al punto che hanno bloccato gli ingressi a Izmir (Smirne), mentre ieri mattina la polizia ha arrestato e torturato un gruppo di avvocati: uno di loro ha un braccio rotto.
Solidarietà è arrivata da molte parti del mondo, e i sindacati sono sul piede di guerra: alla miniera di Zonguldak, in seguito a un giorno di sciopero per onorare le vittime di Soma, l'Autorità turca del carbone ha annunciato che verranno decurtati due giorni di paga ai lavoratori.
Tutto questo non è lontano da noi: le privatizzazioni che il governo Erdoğan sta portando avanti, assieme alla riduzione dei più elementari diritti dei lavoratori, non solo non sono troppo diverse da quelle imposte nei nostri paesi europei e in Italia - dove ci dicono dobbiamo essere sempre più flessibili, contorsionisti magari, sempre più precari, sempre più privati e fare anche più figli.
Esse sono anche e soprattutto funzionali al capitalismo occidentale, europeo in particolare, che trova in questo paese terreno fertile per i propri profitti e manodopera a basso costo, in attesa che nei paesi di origine venga distrutta a sua volta ogni tutela del lavoro, per "tornare in patria" in tempi più convenienti ed essere anche accolti quasi come eroi che vogliono combattere la disoccupazione che loro stessi hanno generato.

All'arroganza dei padroni e le loro facce incravattate, preferiamo e supportiamo le facce sicuramente più pulite di chi merita una vita dignitosa, un lavoro sicuro e diritti garantiti in quanto vero motore di un'economia che non vogliamo di accumulazione per pochi, ma di equità e solidarietà per tutti.

[Nel video: uno dei minatori recuperati dice "Mi tolgo gli scarponi così non sporcate la barella"]
http://www.youtube.com/watch?v=sdjIhA_Iixs