Trasporto pubblico in Toscana: la lotta paga, ma deve continuare

Thu, 13/02/2014 - 12:49
di
Rivolta il debito - Livorno

Venerdì 6 e sabato 7 dicembre la Toscana è stata attraversata da scioperi e mobilitazioni del personale del trasporto pubblico due settimane dopo che gli autoferrotranvieri genovesi si sono ribellati, con massicci scioperi a oltranza durati 5 giorni, alla privatizzazione dell' AMT, sostenuti dalla solidarietà della cittadinanza, danneggiata dalla mancanza del servizio ma convinta che quella lotta avesse obiettivi giusti per tutti, per il personale come per i passeggeri.
La nascita della società CTT (che ha unito la CPT di Pisa, la CLAP di Lucca e l'ATL di Livorno) sta portando al tentativo di cancellare gli accordi integrativi - che provocherebbe un taglio di 250-300 euro al mese - e una riorganizzazione dei turni degli autisti che sarebbe un autentico massacro per la loro salute e una devastazione dei loro diritti.
A Firenze invece l'ATAF è gia stata privatizzata a prezzi stracciati per decisione del sindaco neo segretario PD (tanto per capire cosa significa il "nuovo" renziano), colpendo sempre i salari dei lavoratori e lavoratrici e peggiorando le condizione lavorative. Proprio nella città di Renzi c'è stata la mobilitazione maggiore frutto di ormai più di due anni di mobilitazione dei dipendenti, di comitati, di utenti di un servizio che sta peggiorando giorno dopo giorno. Due giorni di mobilitazione e manifestazioni per le vie della città insieme ai colleghi di Genova e Roma, con assemblee permanenti affollate, con la solidarietà di altri lavoratori e lavoratrici, di RSU, di cittadini e utenti del trasporto pubblico e delle altre realtà colpite dai tagli e dalle privatizzazioni.

Ma anche a Livorno ci sono state assemblee autorganizzate, scioperi che hanno rotto con l'immobilismo dei sindacati confederali e le norme previste dalle leggi antisciopero, grazie anche alla parziale copertura dei sindacati di base. Questo è già il primo punto da segnalare: la rottura di quelle regole che in molti settori del lavoro pubblico rendono poco più che simbolico il ricorso allo sciopero.
Il secondo punto da segnalare: come a Genova, anche in Toscana si è dimostrato che la lotta paga, infatti senza la mobilitazione di quei giorni non si sarebbero ottenuti i risultati seppur parziali che i lavoratori e le lavoratrici hanno portato a casa.

Sia a Firenze che a Livorno c'è stata la revoca della disdetta degli accordi integrativi aziendali fino al 31 gennaio fermando il taglio agli stipendi: rimarranno in vigore tutti gli accordi integrativi ottenuti negli anni e da questo punto ripartiranno le trattative.

A Firenze per ora è stato bloccato lo spezzettamento di Ataf in tre società, almeno fino a quando non ci sarà la gara regionale per il trasporto pubblico locale. L'assunzione a tempio pieno dei lavoratori part time.

Significativa è stata inoltre la modalità con cui è stata portata avanti la mobilitazione, con assemblee permanenti che decidevano sulle lotte e sulla durata delle stesse, come sull'accordo raggiunto deciso e votato in assemblea. Le trattative o sono state portate avanti direttamente dai lavoratori e dalle lavoratrici che rappresentavano i loro colleghi facendo saltare il ruolo dei sindacati confederali o come a Livorno con la presenza comunque anche dei rappresentanti dell'assemblea e solo lo spostamento a Pisa con la parte finale della trattativa ha rimesso in gioco i territoriali sindacati confederali.

Ora il pericolo è che dopo la grande disponibilità di mobilitazione questi mesi di tregua vengano usati dalle aziende per riprendere in mano la situazione, magari cercando l'aiuto dei sindacati
complici, cercando di stancare, sfiancare e dividere i lavoratori e le lavoratrici. Invece vanno riprese la mobilitazione e la difesa del trasporto pubblico cercando di coinvolgere gli utenti, gli altri lavoratori pubblici e non.
Uno dei motivi che hanno portato ai risultati ottenuti è stata la paura che le mobilitazioni si allargassero e coinvolgessero altri lavoratori del trasporto locale, e altri settori del lavoro pubblico colpiti dalle privatizzazioni, dai tagli del personale e dell'occupazione.
Va preparato il terreno per uno scontro che è stato per ora rimandato, ma non vinto del tutto, e per fare questo è necessario allargare la battaglia. Le privatizzazioni vanno respinte, va affermato con forza che il trasporto pubblico è un bene comune.
I lavoratori del trasporto pubblico devono essere convinti che solo la loro autorganizzazione e la loro unità ha portato a questi risultati, che non devono delegare, che solo loro, in prima persona, possono portare avanti la loro lotta.
Si deve cercare la solidarietà non solo della cittadinanza ma anche degli altri lavoratori e lavoratrici, dei comitati ambientali. degli studenti e delle studentesse. Ma non può essere un discorso a senso unico: Questa lotta o trova il sostegno di altri settori di lavoratori e di lavoratrici, di chi si batte per una città e per un ambiente migliore o difficilmente vincerà.
E allora perderemo tutti e tutte: i lavoratori che avranno sulle spalle una sconfitta ulteriore che renderà più difficile le lotte, gli utenti che avranno un servizio di trasporto pubblico peggiore che colpirà i settori di popolazione più in difficoltà economica e renderà impossibile qualsiasi discorso di viabilità urbana eco-sostenibile.