Presidio di solidarietà ai detenuti del Cie di Bari

Wed, 01/10/2014 - 15:14
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Rivoltiamo la precarietà - Bari

Nella nostra città come in molte altre parti d'Italia c’è un vero e proprio lager che si chiama Cie (centro di identificazione ed espulsione). Dentro vi sono detenute persone che non hanno alcuna colpa, se non quella di venire da altri Paesi. Le condizioni in cui sono costretti a vivere all'interno della struttura di reclusione sono agghiaccianti.
Il reato di “clandestinità” con prima la legge Turco-Napolitano e poi con la Bossi-Fini, hanno reso la vita dei migranti totalmente precaria e schiava del lavoro nero sottopagato o di contratti di lavoro economicamente al ribasso e senza i diritti minimi riconosciuti.

Nel Cie di Bari, che secondo una sentenza del 9 gennaio scorso è una struttura non in grado di garantire neppure gli standard minimi di dignità ai detenuti, c’è un ragazzo di nome Fatì che sta portando avanti una protesta che è nostro dovere sostenere. Ha cominciato uno sciopero della fame e della sete, e si è cucito la bocca. Perché, come tutti gli altri prigionieri, vuole tornare libero.

Chiediamo alla cittadinanza di intervenire al presidio in solidarietà di Fatì e di tutti i migranti detenuti nel Cie di Bari.

- Per la chiusura immediata dei cie.

- Per l’abolizione delle leggi Bossi-Fini e Turco-Napolitano e del reato di Clandestinità.

- Per il diritto alla seconda accoglienza, alla casa, al lavoro, ad una vita dignitosa ed al libero transito di tutti e tutte.

Domenica 5 ottobre h 17 davanti al CIE di Bari