Lettera dei migranti della Casa del rifugiato: "Non vogliamo tornare a dormire per strada"

Thu, 14/08/2014 - 17:50
di
Abitanti della Casa del Rifugiato - Bari

Pubblichiamo la lettera dei migranti che vivono nella Casa del Rifugiato sul lungomare di Bari.

A febbraio siamo entrati nella Casa del Rifugiato perché, senza alcuna alternativa, venimmo cacciati dal Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, ritrovandoci a vivere per strada.

La Sovrintendenza ai Beni Culturali vuole sgomberarci per iniziare i lavori di restauro. Eppure, quando siamo entrati, il palazzo era abbandonato e c’era sporco e degrado ovunque. Siamo stati noi a ridargli vita e pulirlo affinché divenisse la nostra casa.

Oggi siamo quasi in 200 a vivere qui. In quanto rifugiati, e prima ancora esseri umani, abbiamo dei diritti che però l’Italia non vuole proprio riconoscerci. Leggiamo i giornali e siamo stupiti del fatto che la ristrutturazione di un palazzo sia considerata più importante della nostra vita.

Sappiamo che l’Europa ha stanziato tanti soldi per questi lavori. Sappiamo anche che l’Europa stanzia soldi per noi rifugiati, ma non li abbiamo mai visti.

Siamo disponibili a lasciare la Casa del Rifugiato, ma solo in cambio di un’altra casa altrettanto dignitosa, con i servizi basilari minimi. Come abbiamo sempre detto, siamo disponibili a recuperare uno spazio dismesso e ristrutturarlo. Non vogliamo soluzioni temporanee, che nel giro di un anno o addirittura sei mesi ci farebbero ritrovare a dormire per strada.

Vogliamo un luogo in cui poter vivere sereni con le nostre famiglie, che ci permetta di avere una residenza, e la tranquillità necessaria per costruire il nostro futuro e cercare un lavoro onesto.

Chiediamo che il Sindaco di Bari si impegni per questo, e lo invitiamo al più presto alla Casa del Rifugiato per mostrargli come viviamo e trovare una soluzione alternativa.

Nel frattempo chiediamo alle istituzioni di aiutarci a migliorare le condizioni di vita all’interno della nostra Casa. Abbiamo urgente bisogno di energia elettrica, perché il generatore che utilizziamo è troppo piccolo per sostenere i bisogni di tutti gli abitanti.

Abitanti della Casa del Rifugiato.

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