Il numero di donne nigeriane in Italia coinvolte nella tratta è raddoppiato dal 2016

Wed, 12/04/2017 - 13:03
di
"The Guardian"*

Una vita di prostituzione forzata attende la maggior parte delle 11.009 donne nigeriane giunte sulle cose italiane lo scorso anno, a dirlo è l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Il numero delle donne nigeriane, giunte sui barconi in Italia dalla Libia lo scorso anno, è quasi raddoppiato e, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la maggior parte di esse finisce vittima del traffico sessuale e dello sfruttamento.
Secondo l’OIM, circa l’80% delle 11.009 donne nigeriane registrate nel 2016 al momento dello sbarco in Sicilia è rimasto coinvolto nella tratta e quindi continuerà a vivere una vita di prostituzione forzata in Italia o altri paesi d’Europa.
La cifra è raddoppiata rispetto a quella del 2015, quando l’IOM aveva registrato 5.600 donne. La cifra del 2016, invece, è di otto volte superiore a quella del 2014, quando le donne registrate in Sicilia al momento dello sbarco furono 1.450.
“Abbiamo assistito a un enorme incremento nell’arrivo di donne nigeriane lo scorso anno” ha detto Carlotta Santarossa, project manager di OIM. “Stando ai nostri indicatori, crediamo che la maggior parte delle donne nigeriane che arrivano in Italia siano vittime di tratta, destinate allo sfruttamento in Italia o in altri paesi europei. In Italia, i numeri sono troppo elevati per fornire a tutte i servizi di cui avrebbero bisogno”.
L’OIM afferma che questo incremento riflette un aumento complessivo del numero di uomini, donne e minori nigeriani registrati in Italia. Secondo gli ultimi dati dell’agenzia, 37.500 dei 180.000 migranti arrivati in Italia via mare lo scorso anno erano nigeriani. Per la prima volta viene superato il numero degli eritrei che, nel 2015, era di 22.000. Dei 37.000 nigeriani, invece, 3.000 erano minori non accompagnati. .
Alberto Mossino, direttore di Piam Onlus, una ONG antitratta che lavora con le migranti nigeriane, afferma che l’aumento di migranti via mare dalla Nigeria indica la presenza di gruppi di trafficanti altamente organizzati che operano a fianco delle milizie libiche nel controllo dei flussi migratori dal nord Africa. “Prima, i migranti potevano arrivare autonomamente in Libia e intraprendere il loro viaggio in Europa sui barconi” - ha detto - “adesso è troppo pericoloso: c’è la guerra civile e solo i trafficanti nigeriani ed eritrei riescono a trasportare un grosso numero di persone attraverso il paese, perché i militari controllano confini e porti”. “Non si tratta di gruppi di contrabbandieri - aggiunge - il loro intento è di sfruttare e trarre profitto dai migranti che trasportano e le donne sono la merce più remunerativa”.
Secondo i sondaggi che OIM ha prodotto sui luoghi di sbarco, lo scorso anno, oltre il 70% dei migranti che viaggiano via terra, attraverso il nord Africa fino all’Europa, evidenziano il verificarsi di un traffico di esseri umani, di organi e di sfruttamento lungo la strada. Tra gli intervistati, il 49% ha dichiarato di essere stato trattenuto in un luogo contro la sua volontà, spesso sotto sequestro. La maggior parte dei casi si sono verificati in Libia.
“Da un punto di vista umanitario, la Libia al momento è un buco nero: tutti i migranti che arrivano dalla Libia hanno subito abusi o violazioni dei diritti umani” ha detto Flavio Di Giacomo, portavoce di OIM in Italia.
Mossino ha affermato che i servizi antitratta sono in uno stato di stallo poiché il governo italiano fornisce solo 1.600 posti per le vittime di tratta. “Se arrivano 11,000 donne ogni anno non c’è modo di fornire loro alcun aiuto e sicurezza” ha affermato. “Non possiamo fare niente per aiutarle”.

Guarda il video del servizio del Guardian

Fonte articolo: https://www.theguardian.com/global-development/2017/jan/12/nigerian-wome...
Traduzione di Giulia Di Bella.