Mentre sulle tv nazionali imperversano da tempo gli spot pubblicitari natalizi della multinazionale svedese, in cui si respira un’aria di famiglia e di famiglie (coppie omosessuali, miste, di tutte le età, papà che svolgono ruoli di cura), ci sono invece lavoratrici e lavoratori che, proprio grazie all’Ikea, faticheranno a vivere un’atmosfera di festa.
In questi giorni leggiamo ovunque notizie di licenziamenti, tra cui quello della nostra cara compagna e amica Francesca, che da diversi mesi ormai con tutte le sue forze lotta contro il "gigante buono". Quello che ci rende più bella ed ecologica la città, dipinge i muri di Bari con colori antismog, ci farà respirare aria più pulita piantando cento alberi, ci farà andare tutte e tutti in bici con una nuova pista ciclabile e ci ha fatto baciare proprio tutt* - etero, gay, lesbiche, Ikea non discrimina, è very gay friendly! - a San Valentino scorso nella rinnovata (?) piazza di Largo Albicocca a Bari Vecchia.
Greenwashing. Pinkwashing. Rainbowashing. Ikea ce le ha davvero tutte.
Francesca, Marica, Claudio sono il vero volto dell’Ikea, quello che mostra tutta la ferocia di un neoliberismo che fa profitto sulle vite delle persone, che può fare di noi quello che vuole, ci assorbe, ci mastica e ci sputa. Obsolescenza programmata applicata alle nostre vite. Siamo un ingranaggio sostituibile e perfettibile a costo sempre più basso.
In quei nomi e in quell* di molt* altr* quella stessa violenza economica contro cui, a partire dalle condizioni materiali e di vita di donne e soggettività lgbtqia native e migranti, qualche giorno fa a Roma abbiamo urlato tutta la nostra rabbia e la nostra forza. Contro con cui ogni giorno costruiamo pezzi di solidarietà ed esperienze fuorimercato.
Siamo vicin* a Francesca e a chiunque stia vivendo sulla propria pelle questa violenza.
Cara Ikea, noi siamo fatt* per lottare!