Casa del rifugiato: cronaca dell'occupazione

Thu, 05/06/2014 - 22:55
di
Rivoltiamo la precarietà

Nel più totale silenzio istituzionale (siamo in campagna elettorale, e si sa che parlare di diritti dei migranti fa perdere voti), la vita nella Casa del rifugiato sul lungomare di Bari prosegue. Ai 30 rifugiati che l’otto febbraio scorso decisero di meritare un giaciglio più dignitoso dei marciapiedi dopo essere stati allontanati in malo modo dal centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari-Palese, riappropriandosi dello stabile di proprietà della Sovrintendenza ai Beni Culturali, se ne sono aggiunti molti altri, e aumentano di giorno in giorno. All’interno si è formato un comitato che include rappresentanti di tutte le nazionalità presenti che decide in maniera assembleare e autorganizzata le regole di convivenza quotidiana, e si confronta sulle problematiche che via via si presentano. Le risorse cui queste persone riescono ad accedere sono il frutto della fatica del proprio lavoro, del sostegno del collettivo Rivoltiamo la Precarietà, e del contributo prezioso di tanti singoli e singole che hanno dato e danno loro una mano in tante forme diverse. Eppure di tanto ci sarebbe ancora bisogno.

All’interno del palazzo non c’è acqua corrente, ma solo un punto di approvvigionamento all’esterno. Non c’è energia elettrica, e per questo abbiamo dovuto organizzare un evento benefit per acquistare un generatore. E le istituzioni? Non sono pervenute. L’ormai ex-sindaco, Michele Emiliano, non si è mai degnato di venire di persona a vedere quale fosse la situazione, preferendo scaricare le responsabilità riguardo la totale assenza di politiche di seconda accoglienza del Comune di Bari sulla Prefettura, colpevole invece di prendere impegni che al momento continua a disattendere, continuando a legittimare condizioni inumane sia nel Cara che nel Cie di Bari. Lungi da noi voler difendere il Prefetto, che rappresenta il Ministero dell’Interno e nella fattispecie il peggior ministro degli Interni della storia recente del nostro Paese, vogliamo però ricordare a Michele Emiliano che il Partito Democratico, di cui oggi è un dirigente di prima fascia, nonché segretario regionale, ha pesantissime colpe rispetto alle ignobili leggi nazionali (la “pionieristica” Turco-Napolitano, e la terribile Bossi-Fini, che il centrosinistra non ha mai voluto e non vuole abolire ancora oggi) ed europee (i trattati di Dublino) che impossibilitano la libertà di movimento dei migranti, rendendoli schiavi delle impronte digitali che lasciano nei paesi in cui vengono identificati, incatenandoli per sempre qui.

Così come, in qualità di fiduciario di Matteo Renzi in terra di Puglia, riteniamo debba politicamente rispondere del recente “piano casa” emanato dal governo, che non fa altro che colpire i più poveri, e soprattutto i migranti. Infatti come evidenzia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il Piano Casa all’art.5 nega la possibilità di iscrizione anagrafica per coloro che occupano abusivamente un immobile. Una norma che rischia di porre in una condizione di “isolamento e precarietà” le migliaia di richiedenti asilo e rifugiati che vivono in stabili occupati.Ecco cosa comporta nella vita di tutti i giorni: impossibilità di iscriversi e accedere ai Sistemi Sanitari Regionali; impossibilità di procedere alle iscrizione scolastiche; impossibilità di ottenere la cittadinanza italiana. In poche parole, la norma contenuta nell’art.5 del Piano Casa, “oltre a tradursi nella difficoltà per le istituzioni a monitorare le reali presenze sul proprio territorio, priva il cittadino dei suoi più elementari diritti sociali”.

Tra i rifugiati, le conseguenze dell’art. 5 ricadranno in maniera più pesante proprio sulle persone che invece dovrebbero avere maggiore assistenza: ad esempio “le persone affette da handicap fisici dovuti a traumi subiti nel paese di origine o durante il viaggio, per le quali risulta necessario un intervento fisioterapico, o persone affette da patologie croniche gravi o disturbi di salute mentale incompatibili con una condizione di isolamento e precarietà”.Certo, non che la Regione Puglia abbia mostrato più interesse. Al di là della visita dell’assessore Minervini, la semplice richiesta dei migranti di poter usufruire di un paio di bagni chimici non ha mai trovato risposta.

Sappiamo che a Roma è giunta una richiesta per l’utilizzo di alcune caserme in dismissione per ospitare i rifugiati, ma altresì sappiamo che, sempre ammesso che il governo Renzi approvi (e non è scontato, dato l’accanimento mostrato negli ultimi giorni contro i più deboli), si tratta di atti burocratici elefantiaci i cui tempi lentissimi non corrispondo alle necessità di vita di chi rischia di dormire per strada da un giorno all’altro.Eppure i rifugiati avevano chiesto ed ottenuto durante un incontro ufficiale in Prefettura, che venisse convocato un tavolo tecnico per individuare altre strutture pubbliche abbandonate, anche da autorecuperare, seguendo l’esperienza dell’Ex-liceo Socrate.
Ma Regione e Comune, nonostante le richieste protocollate, non hanno ancora risposto. Nel frattempo tentano di delegare le politiche di seconda accoglienza più basilari, che sarebbero di loro competenza, a soggetti politici terzi, come il nostro collettivo, formato da studenti e precari, che non gode, lo diciamo per dovere di cronaca, dei finanziamenti pubblici del Pd o di SeL.