Basta discriminazione e campi ghetto. L'accoglienza è ben altro!

Thu, 18/06/2015 - 11:02
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L'assemblea dei migranti dell'ex-set e Rivoltiamo la precarietà - Bari

Il 12 maggio scorso il Comune di Bari ha indetto un bando di gara per "la fornitura e la posa di strutture prefabbricate per l'allestimento di un'area per temporanea ospitalità per fronteggiare l'emergenza migranti nella città di Bari".

In diverse occasioni pubbliche, tramite tv e giornali, lo stesso Sindaco in prima persona ha dichiarato che questo bando si pone come soluzione abitativa per i migranti, tutti con protezione internazionale, sgomberati dall'ex-monastero di Santa Chiara lo scorso novembre ed ormai da più di sette mesi 'parcheggiati' nella tendopoli dell'ex-set. Come si evince dal titolo e dai dettagli del bando, ancora una volta si vuole porre rimedio alla seconda accoglienza con una soluzione temporanea, ribadendo il carattere emergenziale del fenomeno. La questione è che di tutto si tratta tranne che di emergenza: sono ormai due anni che in diverse maniere, dalle lettere protocollate passando per l'occupazione di santa Chiara, si è denunciata la negligenza istituzionale. Non solo, ripetutamente ci si è resi disponibili per recuperare un immobile pubblico in disuso. C’è sempre stata la piena disponibilità al confronto. Ma tutto questo non è servito a niente.

Unilateralmente il Comune e la Prefettura di Bari hanno deciso di creare un altro ghetto. Questa volta fatto di container/prefabbricati metallici piuttosto che di tende. Le istituzioni hanno deciso di allestire 40 moduli abitativi, di cui non si conosce tuttora l'ubicazione. Il bando, che scade tra qualche giorno, parla di metà prefabbricati da 20m quadri per 6 persone e di un'altra metà da 15m quadri per 4 persone. Come discusso in assemblea per noi questa non è una soluzione dignitosa. Si parla tanto di superare e farla finita con i cosiddetti 'campi' nelle periferie delle città, ed invece si ripropone la stessa politica finalizzata all'esclusione sociale, senza risolvere la questione con scelte lungimiranti ed inclusive.

Da mesi leggiamo ovunque che questa gestione dell'immigrazione spesso non ha fatto altro che creare business, clientele varie e sperpero di denaro, invece di garantire un’accoglienza dignitosa. E’ risaputo che l'allestimento di 'campi per etnie' non fa altro che esasperare gli animi tra italiani e migranti, come ormai succede in tutt'Italia, agevola speculazioni e dichiarazioni xenofobe e razziste da parte di forze politiche di destra.

Non solo: risale a qualche giorno fa una sentenza del Tribunale di Roma con la quale si condanna il Comune della capitale per discriminazione etnica per aver allestito un 'villaggio attrezzato', cioè per un campo rom, come soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico e, comunque, come opzione (sottolinea la sentenza) priva di caratteri tipici di un'azione positiva.

Forse pretendiamo troppo, ma nella città di Bari invece di optare per una gestione dell'immigrazione innovativa, inclusiva e aperta si è fatta una scelta sbagliata, non rispettosa dei basilari diritti della persona a prescindere dal colore della pelle e della nazionalità.

Vogliamo ricordare per l'ennesima volta le varie proposte avanzate in questi ultimi due anni - soluzioni che ormai anche i muri del Comune e della Prefettura conoscono: ci sono ex ospedali e caserme militari abbandonate, case sfitte o confiscate alla mafia. Ma si è deciso per ben altro.

E proprio per questo non accettiamo che sulla nostra pelle si prendano e giustifichino decisioni per le quali non abbiamo dato mai il nostro consenso e per le quali non siamo mai stati coinvolti concretamente.

Come dettoci tra di noi in assemblea, seppur proveniamo da un altro continente, seppur abbiamo vissuto grandissime difficoltà e superato diverse peripezie, questo non significa essere stupidi; non significa essere buoni solo per fungere da manodopera da sfruttare e schiavizzare o prendere in giro a seconda delle circostanze. Siamo persone capaci di intendere e volere, di discutere, prendere delle decisioni, esprimerci comunicandole chiaramente anche a chi sta in alto, all'interno delle 'sorde' Istituzioni.

Questo lo rivendichiamo per noi e per tutte quelle persone che proprio in questi giorni non fanno altro che rivendicare un diritto elementare: poter circolare liberamente in Europa, quel continente che abbiamo sempre reputato essere la culla della civiltà e della democrazia; trasformata oggi in una fortezza che risponde al bisogno della libertà di movimento non con la solidarietà e l’accoglienza, bensì con repressione e violenza.