Una (sola) cosa è vera: siamo ribelli. Risposta al "Messaggero"

Fri, 14/03/2014 - 11:39
di
Communia Roma

“Per avere una possibilità di entrare al Messaggero – scrive uno dei primi storici del giornalismo italiano – il requisito principale è di non aver mai scritto un articolo”.(1)

Chissà quali sono le fonti dei giornalisti del Messaggero. Quali sono i particolari metodi con cui ne confermano la veridicità.
Quando hanno parlato di Communia, lo hanno fatto secondo registri diversi, tutti volti a criminalizzare o sminuire l'attività politica di chi ha dato vita a quell'esperienza: prima Communia era la base operativa di un nuovo fantomatico terrorismo rosso. Poi una piccola Disneyland del divertimento, una fabbrichetta di soldi e serate musicali, appannaggio di noti professionisti della politica antagonista.
Ora il tema torna alla ribalta con un articolo del 10 marzo 2014 di Riccardo Tagliapietra, dal titolo esplicativo: "San Lorenzo assediato dai ribelli della movida". Le preposizioni articolate sono importanti e l'articolo non smentisce le intenzioni del titolo: per una colonna e mezza il solerte giornalista ricostruisce una situazione che definisce di degrado: quattro locali e alcuni venditori di alcolici sono concentrati nella zona di Via degli Ausoni, con conseguente e massiccia presenza serale da parte di giovani chiassosi che costringono i residenti a dormire in cucina. Giovani che bevono, consumano droga e spacciano.

Dopo il provvedimento di chiusura dei locali in questione, i giovani ribelli si sono dati appuntamento comunque a Via degli Ausoni: “si sono portati da bere da casa”, scrive Tagliapietra, e sono diventati occasione d'affari d'oro per qualche venditore ambulante di alcolici e per molti spacciatori.
La seconda parte dell'articolo viene introdotto da un grassetto maiuscolo: LA VENDETTA. “Lo spaccio nella zona è proseguito come se nulla fosse. Un problema che a San Lorenzo sembra essersi trasformato in una questione di ordine pubblico visti i numeri della piazza e intervenire non è così facile. L'ultima 'pagina' affrontata in quella zona era stato lo sgombero del Communia, il centro sociale ricavato all'interno delle ex Fonderie Bastianelli”.

Il progetto Communia sarebbe, per Tagliapietra, nel novero di coloro che spacciano e vendono alcool, per i propri guadagni personali e a danno della vita tranquilla nel quartiere. Tant'è che qualche riga dopo il giornalista approfondisce la questione e ci avverte che questi ribelli della movida sono infaticabili difensori del “loro business”. E che la lotta sarà dura.
Il Messaggero, noto giornale romano appartenente al gruppo Caltagirone, non riesce forse a spiegarsi la presenza di un soggetto su un territorio se non in termini di business, sfruttamento e criminalità. Per gli interessi e l'ideologia del profitto tipici del gruppo imprenditoriale, la possibilità che esista una via diversa di socialità ed economia nei nostri quartieri è una seria minaccia alle proprie politiche di arricchimento.
Il Messaggero ha chiuso il 2013 con un bilancio tremendamente in rosso: per le leggi del mercato il giornale dovrebbe essere chiuso e dimenticato. Perché tenerlo aperto, allora? Perché resta il giornale più venduto a Roma e il luogo migliore dove poter costruire il consenso attraverso campagne diffamatorie, notizie false, informazione razzista e xenofoba. Un ottimo strumento per consolidare un ruolo politico che permette ai palazzinari di dividersi equamente fra le liste dei partiti maggiori alle elezioni comunali e continuare a trattare Roma come un feudo.
E anche funzionale a costruire mediaticamente una serie di mostri, di capri espiatori sul quale sia possibile riversare l'origine e la colpa dei problemi di un territorio. Problemi generati, invece, dalle disastrose scelte politiche, economiche, edilizie che trasformano i quartieri in ghetti di vario genere.

Se San Lorenzo è un quartiere della movida, lo si deve alla speculazione selvaggia e a quei processi di gentrificazione che stanno trasformando altri quartieri a Roma e che ha precedenti esemplari in altre grandi città d'Europa. A San Lorenzo si sfrattano le famiglie per poter guadagnare dagli studenti, che è possibile ammassare anche in cinque o sei in una casa, con posti letto a prezzi da capogiro, mai inferiori ai 300 euro.
Gli affitti sono problematici sia per chi ha bisogno di vivere in questo quartiere, sia per chi gestisce delle attività commerciali. Per far fronte agli affitti esorbitanti non c'è possibilità di sopravvivenza se non puntando ad attività che assicurino lauti guadagni. Un quartiere come questo, con un'identità storica così forte, ogni negozio aveva anche un valore sociale, era un tassello nella comunità: lo dimostrano l'alta presenza di artigiani e le librerie che hanno animato il dibattito culturale, in crisi o con attività già cessate. Adesso nel quartiere ci sono i Compro oro, le agenzie immobiliari e i locali che vendono alcolici.
Il problema non è quindi solo la liberalizzazione delle attività, ma la speculazione selvaggia, la trasformazione dei quartieri in macchine da soldi ai danni dei residenti e di chi vive quotidianamente gli stessi luoghi. Le liberalizzazioni sono solamente uno dei passaggi chiave in cui si è concesso al mercato di mettere in pratica la velleità di prendere scelte politiche. Adesso gli stessi speculatori, causa del disastro sociale, provano a rintracciarne le cause in quegli stessi soggetti che ne subiscono gli effetti. E ancora di più, provano a criminalizzare con false accuse chi risponde coi fatti, riprendendosi ciò che viene sottratto, come nel caso dell'occupazione delle ex- Fonderie Bastianelli.

Non ci sono i ribelli della movida, ma solo i ribelli: quei giovani e quelle comunità che hanno deciso di riprendersi alcuni luoghi e sottrarli ai profitti di pochi per restituirli alla comunità. Di farli vivere con progetti di mutuo soccorso, come Communia, che nelle ex Fonderie Bastianelli si è distinta per la sua aula studio e file sharing, per lo sport popolare, per lo sportello legale e quello psicologico. In cui si è ricordato il bombardamento di settant'anni fa insieme a chi l'ha vissuto, mangiando tutti insieme tagliatelle fatte a mano. E poi ancora gli spettacoli teatrali, il festival letterario, i concerti: non è accettabile che qualcuno possa provare a criminalizzare le forme di socialità di un quartiere intero. Le ex-Fonderie Bastianelli, costruite nel 1908 e scampate al bombardamento del luglio del '43, patrimonio storico e culturale di San Lorenzo, sono state sottratte alla comunità per essere consegnate nelle mani di un altro gruppo di speculatori, che hanno in progetto la loro demolizione per costruire una cinquantina di appartamenti di lusso.
Le tagliatelle, i ricordi, i concerti, i libri e i dibattiti, le attività di chi aveva messo su degli sportelli al servizio del quartiere saranno sostituiti da ruspe e assegni bancari. Nessuna vendetta, perchè non ci sentiamo affatto sconfitti: noi continuiamo a lottare, per questo ci siamo ripresi le ex officine Piaggio a via scalo S. Lorenzo, e li continuiamo il nostro progetto di mutuo soccorso contro le speculazioni del proprietario del Messaggero e dei suoi amici.

(1) Gozzini, Storia del giornalismo, Bruno Mondadori