La brigata sociale anti-sfratto di Viareggio

Thu, 13/02/2014 - 12:55
di
Blocco Anticapitalista Versilia

L'emergenza abitativa a Viareggio, come del resto in quasi tutto il paese, è diventata un vero e proprio dramma. I dati parlano chiaro. In una città di 64mila abitanti ci sono 700 persone iscritte nella graduatoria delle case popolari (ERP) ovvero l'1,1% della popolazione. Inoltre, ci sono più di 130 persone iscritte nella graduatoria per l'emergenza abitativa. Ogni settimana gli ufficiali giudiziari provano ad eseguire decine di sfratti, quasi tutti per morosità. Le case sfitte sono circa diecimila. La maggior parte di proprietà di persone non residenti nel comune. La fotografia, quindi, è quella di una città con persone senza casa e case senza persone. Per provare ad arginare questo problema da oltre un anno è attiva la Brigata Sociale Anti-Sfratto di cui facciamo parte. La Brigata si è appoggiata allo sportello dell'Unione Inquilini per fare una mappatura della situazione e per portare assistenza tecnico legale alle persone che vengono minacciate di sfratto. La Brigata Sociale Anti-Sfratto, da subito, ha promosso picchetti per impedire che numerose famiglie venissero sbattute in mezzo alla strada. Gli ufficiali giudiziari in più di un'occasione hanno richiesto l'intervento delle forze di polizia che comunque si sono dovute arrendere di fronte alla presenza dei militanti davanti ai portoni delle case. Il picchetto per quanto utile a rinviare gli sfratti, però, è stato sempre considerato, da noi, un intervento tampone che serve a far prendere tempo ma non risolve alla radice il problema dell'inquilino.
Per questo la Brigata Sociale Anti-sfratto ha dato vita ad un'assemblea autogestita, formata non solo da militanti politici ma da inquilini, che ha messo al centro del proprio agire l'idea della riappropriazione. Con questo spirito sono state effettuate diverse occupazioni. La più importante è stata quella del Colombo. Il 12 maggio una sessantina di compagni, appartenenti a varie realtà locali autorganizzate, accompagnarono quindici famiglie nell'occupazione della ex foresteria situata all'ultimo piano del Collegio Colombo. Ai piani inferiori c'è una scuola alberghiera. L'occupazione, avvenuta nel mezzo della campagna elettorale, ebbe il merito di attirare l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica sul drammatico problema abitativo. Ben sette dei tredici candidati a sindaco furono costretti a presentarsi alla conferenza promossa dagli occupanti e a prendere posizione. Il tentativo di alcuni politicanti e della preside di mettere studenti contro occupanti fallì miseramente. La lotta per il diritto allo studio e quelle per il diritto ad abitare sono riuscite ad incontrarsi grazie ad un lavoro assiduo svolto da compagne e compagni che hanno saputo intrecciare relazioni sociali e politiche. Quando il 27 novembre, dopo una lotta durata mesi, gli occupanti lasciavano il Colombo per prendere possesso delle case loro assegnate tra le condizioni dettate al comune c'era il fatto che all'ex foresteria venissero costruiti i laboratori per gli studenti della scuola alberghiera. Gli studenti per risposta organizzarono un pranzo per ringraziare. Questa esperienza ci dice, con chiarezza, che la lotta paga.
Non è stata questa l'unica occupazione a Viareggio. A ferragosto una famiglia con due figli minori occupava una casa di proprietà delle ferrovie che era abbandonata da oltre un decennio. L’arroganza dei dirigenti delle Ferrovie dello Stato non si fece attendere. Inviarono una lettera che intimava questa famiglia di sgomberare l'immobile e che l'avrebbe considerata responsabile di eventuali danni. La cosa oltre che ridicola fu offensiva perché la famiglia occupante, aiutata dalle compagne e compagni, aveva risistemato un luogo che era in degrado proprio per colpa delle Ferrovie che, invece, l'avevano abbandonato. L’ipotesi che questa casa potesse essere riconsegnata a questi burocrati non fu mai presa in considerazione né dalla dalla famiglia né dalle varie realtà sociali viareggine che, da subito, espressero la propria solidarietà a chi ci abitava e continua ad abitarci. Chi vuole svendere un patrimonio pubblico, chi privatizza, chi licenzia lavoratori, chi costringe i pendolari a viaggiare quotidianamente in condizioni disumane, chi costruisce opere dannose come la TAV che servono a fare arricchire i soliti noti, non può permettersi di pretendere niente da chi segue la giusta politica della riappropriazione.
A Viareggio, purtroppo, conosciamo bene le politiche dei dirigenti delle ferrovie. Trentadue morti e decine di feriti attendono giustizia per quella maledetta strage del 29 giugno 2009. Il signor Mauro Moretti invece di dimettersi e farsi processare è stato riconfermato nel suo incarico di amministratore delegato delle ferrovie. L'occupazione di una casa delle ferrovie, anche per questi motivi, ha assunto un alto valore simbolico, a Viareggio. Sempre ad agosto fu occupato un altro spazio, questo di proprietà della provincia, che è divenuto un magazzino dove vengono tenuti gli oggetti degli sfrattati.
Il 10 ottobre, per la giornata “sfratti zero”, a Viareggio scesero in piazza circa 200 persone. Nemmeno la pioggia scoraggiò le persone in presidio, davanti al municipio. Interventi, striscioni, musica, volantinaggio e mostre fotografiche caratterizzarono l'evento. Mentre davanti al palazzo comunale si susseguivano gli interventi di denuncia, nel quartiere Darsena, la Brigata sociale Anti Sfratto entrava dentro una casa di proprietà del demanio lasciata in stato di abbandono e ci inseriva dentro una giovane coppia.
Insomma picchetti anti-sfratto e occupazioni hanno alternato la lotta di un movimento che è cresciuto e che piano piano ha preso confidenza anche con altre tematiche sociali come l'ambiente, la difesa dell'acqua pubblica, ecc.. Il consiglio comunale aperto, del 2 dicembre, è stata l'occasione per un invasione di massa pacifica dove sono stati messi sotto accusa, dai compagni intervenuti, politiche liberiste, patto di stabilità e “governance” e dove è stato ribadito che le nostre vite valgono più dei loro profitti.