Karalò, la sartoria nel cuore di Roma dove si “ritessono legami”

Sun, 04/06/2017 - 16:35
di
Anna Toro (Da "Il Corriere della sera")

ROMA – Imparare un nuovo mestiere, quello del sarto, migliorare ogni giorno con l’aiuto dei compagni e amici più esperti, creare qualcosa con le proprie mani e guadagnare dal frutto del proprio lavoro. Karalo’, la “sartoria migrante” messa in piedi presso lo spazio sociale di Communia, nel quartiere romano di San Lorenzo, è questo e molto altro: è anche la proposta di un modo alternativo di accogliere, fatto di socialità e mutuo soccorso, oltre che di reale interazione e conoscenza tra i giovani migranti – rifugiati e richiedenti asilo – e il quartiere.

«Il progetto della sartoria è nato prima allo Sprar in cui siamo ospitati, per poi spostarsi qui un anno fa – spiega Ibrahima – Siamo cinque sarti più il nostro insegnante, Khalifa». Ibrah (come lo chiamano i suoi amici), è arrivato in Italia tre anni fa dal Senegal, e anche mentre parla non riesce a staccare le mani dalle sue stoffe, forbici e fili. «Non a caso, Karalo’ in lingua mandinga significa “sarto” – racconta Fatima Avella, romana e membro del collettivo di Communia, che segue da vicino il progetto fin dalle origini – Prima Ibrah lavorava il ferro, ma ormai è diventato anche lui un bravissimo sarto e si occupa di insegnare ai nuovi ciò che sa». Abiti colorati, gonne, porta tabacco, portafogli, borse vengono prodotti dai ragazzi – età media 25-30 anni – e venduti soprattutto ai mercatini e durante gli eventi, oltre che immessi nella rete “Fuorimercato”.

«Lo scopo è quello di promuovere la loro autonomia, anche perché qui il sistema di accoglienza difficilmente lo permette – spiega Marco Filippetti di Communia – Puntiamo alla sostenibilità economica del progetto, valutando la modalità migliore per costruirla». Fino ad ora, infatti, le risorse sono arrivate da feste di autofinanziamento ed eventi che hanno visto i romani e i ragazzi rifugiati lavorare insieme: c’è Lamine, il cuoco del gruppo, c’è Mamadou, che ha fatto il modello alle sfilate, c’è Dantouma che si occupa della contabilità, e tanti altri. «C’è anche chi passa dopo il lavoro solo per bere un tè insieme e rilassarsi – spiega ancora Fatima – Ormai per tutti noi, questo posto è una seconda casa, che ha dato nuova linfa vitale al quartiere». Insieme alla sartoria, infatti, Communia comprende una sala studio e una sala riunioni, c’è la scuola d’italiano, la biblioteca, in uno scambio di saperi e competenze gestito con orgoglio dal basso. «La premessa è che qui nessuno vuole integrare nessuno – precisa Marco – c’è solo da conoscersi e fare un pezzo di cammino insieme».

*Fonte articolo: http://sociale.corriere.it/karalo-la-sartoria-nel-cuore-di-roma-dove-si-...